Capitolo 39

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L'avete presente quel momento di leggera noia che vi prende durante la giornata?
Quando, l'unica attività momentaneamente eccitante è farsi i fatti degli altri perché, si noi italiani siamo un popolo nato per farsi gli affaracci altrui.
"Dybala mette fine alla sua storica relazione"
"Che sia Dybala a lasciare la Cavalieri, questo non ce lo saremmo mai aspettati....tempesta in amore?"
Insomma, articoli veramente pregni di spessore culturale.
Ve lo dicevo no? In Italia tutti si fanno i fatti di tutti e probabilmente è dovuto ad una specie di gene che si trasmette da italiano ad italiano.
Okay, mentirei se fingessi che la cosa non mi abbia fatto stare meglio.
Decisamente meglio.
È come se quel tramonto,finalmente, lo riuscissi a vedere anche io...mentre il sole ormai non più giallo,ma arancione si va nascondendo oltre la linea del mare; là dove il cielo si confonde e nulla ha più confini.
Con una tazza di cartone piena zeppa di caffé, acqua colorata rettifico, tra le mani e sulle gambe accavallate l'ipad giaceva non proprio comodo ma comunque mantenendosi stabile, tra il ginocchio e la coscia, mentre il mio busto curvo in avanti accompagnava il mio capo,totalmente immerso nella lettura.
Me lo aveva detto e ci avevo creduto fin da subito; erano stati quegli occhi che per nulla al mondo erano in grado di mentire.
Troppo verdi e limpidi per nascondere menzogne e poi, la sua voce quella sera era stata carica di promesse e di nuove prospettive, quasi mi aveva trasportata con se oltre quei scogli che ancora non ero riuscita a superare,ma c'ero quasi.
-lo sapevo- rimbalzo sulla sedia e l'ipad finisce rovinosamente sul tappeto,non appena la porta viene aperta con un'irruenza tale che forse i cardini si sarebbero staccati da li a breve e parte della parete sarebbe finita a terra, come macerie.
Micol mi mostra gli articoli che sono sparsi un po ovunque sulla rete e mi fingo impassibile, evidentemente non riuscendoci molto bene.
Si accomoda, si fa per dire, nel divanetto e mi guarda come se fossi un animale allo zoo.
-che c'è?- gli chiedo e lui sorride furbo,come a volermi dire che non ho via di scampo
-dimmi che tu non c'entri nulla- annuisco perché in parte penso che sia cosi, lo spero.
Non voglio,in alcun modo, apparire la stronza che ha distrutto un rapporto che durava da anni.
Paulo ha tutte le carte in regola per sapere cosa sia giusto o sbagliato per lui e sopratutto, per sapere cosa e chi vuole nel suo futuro.
-quindi mi stai dicendo che: Paulo Dybala che è volato via da qui ,nemmeno settantadue ore fa, prima che questo venisse fuori, non ha a che fare con te? Non ci crederei nemmeno se me lo venisse a dire Hillary Clinton- è buffo e esilarante allo stesso tempo.
Sembra la versione etero e americana di Mat; in fondo è stato un bene trovarlo perché in certi casi ha saputo strapparmi un sorriso.
-prova con Michelle Obama, forse lei avrà più successo- gli sorrido e mi alzo per ritornarmene dietro la scrivania.
Il mio ufficio non è un bar ne un gabinetto del fine ottocento dove si riunivano i pettegoli per parlottare di tutti e di tutto.
Ci starebbe una meritatissima sigaretta, quella che mi regala cinque minuti di pura estasi che, se ci penso bene, dopo questa grandiosa notizia sarebbe come salire direttamente in paradiso,utilizzando le scale mobili.
Non posso chiamargli,come invece vorrei fare in questo preciso istante perché, primo tra tutti sono a lavoro e nonostante qui ricopra il ruolo più importante,una delle prime regole che mi sono imposta è quella di non mischiare mai la vita privata con il lavoro anche se so che questo è parecchio difficile.
Mi concentro volentieri sullo spot che l'Adidas vorrebbe far fare ad alcuni dei ragazzi e guardo il catalogo del nuovo tipo di abbigliamento sportivo che propone per la squadra.
Roba davvero carina ma,chiaramente prendo un appuntamento pomeridiano per andare a toccare con mano il tipo di tessuto.
Mentre osservo il catalogo online,ancora non disponibile al pubblico, della prossima collezione di scarpe da calcio; il promemoria sul cellulare inizia a squillare.
La rivista GQ, a Novembre duemilasedici aveva chiesto un appuntamento con noi per un'intervista a Paulo; io ancora non lavoravo lì e quindi due settimane fa quando hanno telefonato per darci ulteriori dettagli, è stato come cadere dalle nuvole.
In ufficio a Torino non è stato in alcun modo possibile, trovare una email o una pratica che facesse riferimento ad una cosa simile e purtroppo l'allora procuratore di Paulo,con cui è in causa, non ha voluto assolutamente parlare a telefono.
Morale della favola?
Ho dovuto chiedere la possibilità di poter avere un incontro prima della data prestabilita, giusto per sapere di che cosa si tratti, sopratutto perché Paulo esce da uno scandalo estivo e la notizia nuova della rottura con Antonella, sembra portarsi dietro qualche strascico di Ginevra Sozzi.
Bussano alla porta e invito,chiunque sia, ad entrare.
Il volto di una giovane ragazza con capelli tinti di un rosa pesca molto appariscente e le gambe esili, quasi come se si reggesse in piedi misteriosamente,mi appare davanti .
-buongiorno- mi alzo e mi dirigo verso di lei, porgendole la mano che stringe prontamente .
-buongiorno- ricambia sorridendomi
-lei è la signora Meneghini?- annuisco e rifletto sul fatto che mi abbia chiamata signora, fa sempre un certo effetto, quasi mi fa sentire mia madre.
-lei è una giornalista per la rivista GQ?- le faccio segno di accomodarsi nella poltrona davanti il tavolo di vetro,mentre io recupero due bicchieri di vetro e dell'acqua aromatizzata al limone.
-si, sono Jessica Peterson- mi accomodo nella sedia difronte alla sua.
-è un piacere incontrarla e sopratutto grazie per la vostra disponibilità- il fatto che abbiano trovato del tempo con questo poco preavviso è da ammirare.
Conosco quanti impegni ci sono e sopratutto quanto le scadenze siano rigide ed intransigenti.
Purtroppo nel mondo del giornalismo, anche se non lo frequento, so che la pressione su lavoro è come una sorta di stile di vita.
Corrono da parti a parti del paese e a volte non tutte le persone che vengono intervistate sembrano considerare il loro mestiere come qualcosa di serio.
Scrivere un articolo,sopratutto biografico, su in individuo che si affaccia per la prima volta nel mondo dello spettacolo o che comunque inizia ad avere una notorietà, è molto difficile perché è come costruire un bel biglietto da visita.
In un mondo dove le persone hanno poco tempo,perché il tempo è nemico, bisogna necessariamente saper usare pochi vocaboli ma buoni.
-si figuri, sono lieta di essere qui- il suo volto è giovane è fresco, probabilmente avrà la mia stessa età o forse uno o due anni in meno.
-qui c'è quello che ci aveva chiesto per email- mi porge un piccolo plico di fogli, ordinatamente sistemati e spillati.
-purtroppo, ho lasciato momentaneamente il mio ufficio in Italia e l'appuntamento che avevate preso, era stato segnato da un collega che adesso non lavora più per la Juventus; in questo modo voglio far si che il vostro lavoro venga portato a termine in maniera equa e rispettosa per entrambe le parti- le sorrido perché so che mettere a proprio agio una persona è fondamentale per la buona riuscita di qualsiasi cosa.
-se ha necessità di fare delle domande, faccia pure- perfetto, cosi posso avere un quadro più completo.
In nessuna pagina leggo di divieti della possibilità di fare domande sulla vita privata, la cosa è parecchio pericolosa e purtroppo per loro debbo farlo presente.
-le dispiace se faccio una chiamata rapida?- le chiedo mentre già mi alzo in piedi per allontanarmi.
-no, prego faccia pure- con la chiamata in corso, mi dirigo altrove dove posso tranquillamente parlare con Paulo.
-nena- mi saluta immediatamente contento
- Pau, vado veloce per una questione di lavoro...per te va bene se nel contratto con la rivista GQ, faccio aggiungere un paio di clausole per la privacy?- la risposta dovrebbe essere positiva
-fai quello che credi andrebbe fatto, mi fido di te- sorrido felice.
Grande Gwen, il cervello dove lo abbiamo lasciato?
-di a tuo fratello di videochiamarmi immediatamente e accendi il fax si casa tua che ti mando il contratto nuovo che dovresti firmare- sento il rumore di ciabatte di gomma che sbattono sul pavimento
-fatto, ci sentiamo più tardi?- mi chiede
-si, appena finisco di lavorare ti chiamo- lo saluto e torno indietro in ufficio.
Quando apro la porta, Jennifer sta leggendo qualcosa nel suo ipad e appena mi sente arrivare spegne e torna a dedicarmi attenzione.
-scusi se l'ho fatta attendere- mi riaccomodo al mio posto
-dobbiamo fare alcune modifiche- mi volto a recuperare il mio ipad con una penna nera ed un evidenziatore giallo.
-c'è qualcosa che non va?- mi chiede aprendo quella che è un'agenda parecchio usata.
-il mio cliente vorrebbe che vengano scritte delle clausole sulla privacy in modo tale da tutelarsi- annota qualcosa velocemente e io invece digito ,con altrettanta velocità , il contenuto della clausula sull'ipad.
-so che è la rivista italiana che deve intervistare Mr Dybala e se non ricordo male dal contratto che lessi pochi giorni fa, avevo capito che farete degli scatti fotografici- lei annuisce e sfoglia qualcosa,poi mi porge il foglio.
Leggendone alcune righe, capisco che mi abbia appena passato il foglio con su scritto quello che dovrebbero fare; una sorta di scaletta.
-grazie- sorrido un po imbarazzata.
Ha capito che sono una persona che ha bisogno di avere la situazione sotto controllo.
Mezz'ora più tardi, Gustavo Dybala si aggiunge all'appuntamento chiedendo nello specifico informazioni di natura economica,roba che non mi importa più di tanto perché la quota della Juventus era stata già stabilita e quando ne avevo letto la somma,mi era sembrata assolutamente idonea.
-perfetto, se il mio lavoro qui è terminato...scappo che ho ancora altri impegni- si alza velocemente dalla sedia, quasi sbattendo nel vetro.
Adorabile, si vede come sia arrivata lì con la sua spontaneità e la sua innocenza ancora intatta.
-tutta intera- le dico, salutandola con una stretta di mano e accompagnandola alla porta.
-arrivederci- mi saluta e la vedo andare via.
Quando chiudo la porta del mio ufficio, sono le quattro e mezzo del pomeriggio, Gustavo è ancora in videochiamata e io ho bisogno di mettere sotto i denti una mela di quelle verdi che mi piacciono tanto.
-Gwen?- mi chiama
-dimmi- probabilmente ho la faccia stravolta e mi sono abbassata di un paio di centimetri perché sono scesa dai tacchi.
-l'appuntamento è a Milano?- guardo bene l'email di conferma e poi annuisco.
-si, è di martedì mattina- recupero un tovaglio poggiandoci sopra la mela appena addentata
-Paulo deve andarci da solo?-
-in che senso?- gli chiedo confusa
-devono intervistare solo lui?- lo vedo digitare qualcosa
-si, solo lui- ha il volto concentrato ad osservare qualcosa nel suo pc.
Mentre lui sta sicuramente lavorando per suo fratello, io ritorno a mangiare la mia deliziosissima mela.
-quello è il tuo pranzo?- indica la mela ed io annuisco.
-allora mio fratello ha ragione, tu ti dimentichi di mangiare!- punto primo, perche Paulo parla di me e dei miei non pranzi con suo fratello ?
E poi, perché questa bugia?
Che ne sanno di quell'enorme quantità di cioccolato che mangio,rischiando un iperglicemia fulminante e tutti quei puntini rossi sulla faccia che potrebbero sembrare le pedine di risiko.
-in realtà quando chiuderò questa chiamata,andrò al primo McDonald's vicino e mangerò persino il commesso- ride
-dopo l'hamburger alla Dybala,saresti disposta a mangiare quello di McDonald's?- annuisco perché, Si! L'Hamburger del Mc è buono proprio perché sa di schifo.
-non dirlo a Paulo, potrebbe perdere la sua stella michellin- rido insieme a lui e poi chiudo la chiamata per ritornare a lavoro.
Stare qui a New York mi ha tolto una delle cose a cui più tenevo cioè, la possibilità di poter vedere le partite di calcio.
Il campionato è iniziato da un bel po di tempo , esattamente dal diciannove di Agosto e purtroppo dal primo di settembre ad oggi , non ho visto ben undici partite.
Ovviamente le ho seguite su sky sport,ma dal vivo è tutta un'altra storia.
Il ventotto ottobre, ormai quasi un mese fa, la Juventus ha giocato fuori casa contro il Milan; era una partita importante sotto tanti punti di vista.
Bonucci passato al Milan e diventatone addirittura il capitano, è stato uno dei principali motivi che hanno reso il match un po ansioso e poi il Pipa stava raggiungendo la quota cento goal in serie A.
Avevo il cuore letteralmente in gola e quando ha segnato il primo goal, violando la porta milanista,difesa da Donnarumma, a momenti piangevo dalla gioia.
Il secondo goal sempre firmato dal mio numero nove preferito, è stato fatto su assist di Paulo e avrei tanto, tantissimo voluto essere in mezzo a loro a gioire in campo.
Nostalgica come sono, prima di tornare a casa passo dal supermercato a recuperare uno dei tanti vasetti di gelato alla vaniglia e al cioccolato e poi, tornata a casa accendo il laptop e mi godo gli highlights di inizio campionato.
Mentre guardo la partita Juventus-Chievo del nove settembre,praticamente una vita fa, l'arrivo di un messaggio cattura la mia risposta.
"Torna a casa! Basta lavorare"
Mi fa sorridere il pensiero che lui dall'altra parte del mondo, mi abbia pensata e che in qualche modo con tutte queste ore di fuso orario, sappia quanto per me è il momento di tornare a casa dalla giornata lavorativa.
Gli chiamo immediatamente perché mi va, perché sentire la sua voce rende migliore le mie giornate.
-hey piccolo boss- lo saluto non appena sento la sua voce dall'altro lato del telefono.
-eri ancora in ufficio?- mi chiede
-no, ero arrivata a casa e stavo aprendo la confezione del più buono Ben & Jerry's alla vaniglia- amo questo gelato da quando ne ho memoria.
-Tom e Jerry?- mi chiede e mi fa scoppiare a ridere
-si e poi se vuoi ho anche Silvestro e Titty- non so nemmeno se lui sappia effettivamente di che cartone si tratti.
-aspetta- mi dice allarmato.
Istintivamente mi fermo al centro del salotto con un cucchiaio in bocca e la faccia rivolta verso lo schermo del telefono.
Lui dall'altro lato sta osservando qualcosa e io con lui cerco di capire cosa sia successo.
-mi è semblato di vedele un gatto- dice tutto ad un tratto e io vorrei lanciare il cellulare da cosi in alto.
-idiota- mi viene da ridere con lui e di lui.
-era stupenda, non negarlo- lo guardo ma non resisto e scoppio a ridere
-tra i due, quello che è caduto dalla culla sei tu- fa di no con la testa e ride ancora.
-che facevi?- mi chiede mentre io ritorno al mio amatissimo divano.
-stavo guardando Juventus-Chievo e aspettavo l'ultimo goal- lui sorride e so già il perché.
-rimetti la partita, questo ultimo goal è spettacolare- si vanta
-la tua modestia è cosi tanta che riuscirei a sfamarci l'intera Africa se fosse possibile convertirla in cibo- il mio tono è ironico e il suo sorriso smagliante dall'altro dello lato schermo a momenti mi fa dimenticare come si respira.
La voce del cronista,i cori allo stadio, il volto ansioso della gente, il prato verde e le casacche bianche e nere con la nuova grafia.
Tutto è stupendo,anche da qui.
-ti stai commuovendo?- mi sfotte ma con dolcezza
-ancora non hai visto Sassuolo -Juventus, lì si che possiamo piangere insieme- gli sorrido e purtroppo per lui, quella partita l'ho vista e rivista una decina di volte.
È la partita del suo primo triplette di stagione, una di quelle partite in cui solo il suo volto,contento e soddisfatto dei suoi sforzi, ti restituisce indietro emozioni indescrivibili.
C'è tenacia, muscoli tesi e altri flessi, tattica e strategia; c'è la forza del calcio, l'angolatura della palla,la distanza tra i pali.
C'è aria che viene squarciata,rumore della palla che ruota e poi entra in contatto con la rete.
L'esultanza di uno stadio intero, la squadra che gli salta addosso e la sua Dybala mask.
Ci sono i sogni di bambini.
Il suo sogno.
Il sogno del bambino.
-tieni ancora il pallone nel salotto di casa tua?- si alza e me lo mostra.
Giace comodamente, tra un cuscino e l'altro, sul divano proprio difronte al grande schermo a plasma.
-casa tua mi mette ansia, ma come fai a viverci?- sul serio,come fa a vivere in un ambiente che ha cinquanta sfumature di grigio.
Oddio, e se nascondesse la stanza dei giochi?
Il pensiero mi fa scoppiare a ridere
-perché ridi?- mi chiede curioso
-nulla- l'idea che abbia un posto pieno di frustini e robe da bondage mi fa ridere fino a perdere un polmone.
Dybala è il bondage sarebbe come pretendere che Cristiano Malgioglio diventi sobrio.
-dimmelo dai- gli si imbronciano le labbra e gli si increspano gli occhi.
Sembra un piccolo bimbo di sei anni a cui è stato vietato di mangiare le caramelle.
-pensavo al fatto che casa tua ha cinquanta sfumature di grigio e mi chiedevo se nascondi una stanza piena di frustini- mi guarda malizioso e per un attimo tutto dentro di me prende fuoco.
-non ho bisogno di frustini, quello è per principianti...io uso la fantasia- il tono di voce caldo e sottile,come se fosse un alito di vento che mi accarezza la pelle oramai diventata sensibile.
Parte del mio basso ventre si contrae e le dita dei piedi si arricciano, il respiro in gola e gli occhi decisamente più liquidi.
Le labbra scottano al pensiero e la mente viaggia libera,immaginando il suo corpo nudo accanto al mio.
Nei miei ventitre anni non ho mai sperimentato del sesso diverso da quello classico ,se cosi possiamo definirlo.
A dire la verità non l'ho nemmeno mai sperimentato in posti che non fossero un comodo materasso o il divano, posti normali insomma.
L'immagine di abbandonarmi alla passione carnale insieme a lui e di sperimentare cose che solo al pensiero mi fanno arrossire fino all'ultimo pelo dei capelli, in questo preciso istante è come buttare benzina su un fuoco nascente.
-Gwen- la sua voce rauca e tutto di me sembra sconnesso dal mondo.
Il desiderio è come un instinto animale,non lo puoi controllare.
-Pau- la gola secca e il corpo caldo e percorso da brividi.
Con quella poca lucidità che mi rimane,ho la forza di chiudere la chiamata e distendere il mio corpo sul divano.
Il pensiero oramai troppo lontano per raggiungerlo e riportarlo indietro, il ricordo del profumo della sua pelle, la velocità dei suoi respiri appena uditi dal telefono ed infine il verde dei suoi occhi.
Le mie mani si muovono da sole sul mio corpo, mentre la mia mente poco lucida anzi, per niente lucida ed in balìa dell'istinto primordiale, rievoca il suo corpo tonico e possente, il suo volto giovane e fresco eppure...eppure un volto estremamente virile, le labbra rosse e carnose al punto giusto.
È come raggiungere una temperatura corporea   estremamente calda, il sangue pulsa ad una velocità assurda, tanto da riuscirne a percepire il percorso nelle orecchie con il semplice silenzio nell'aria.
Il cuore che pulsa all'impazzata,le gambe tese e le mani frenetiche nei punti giusti, nei punti di non ritorno.
Tutto diventa nero e poi ad un tratto bianco, i denti che stringono le labbra e l'urlo gutturale soffocato in bocca.
Il corpo ancora tremante che si accascia sul divano, privo di ogni forza fisica e la mente ormai svuotata da ogni cosa e messa in uno stato di stand-by, come se fossi un cellulare al cinque percento, sul punto di spegnersi ma ancora in vita.
Avrei bisogno si una doccia gelida e di altrettanta acqua gelida nella mia bocca ma,sono sicura che le mie gambe non possano ,attualmente, reggermi in piedi.
Quando volto il capo,il mio corpo e riflesso nello schermo spento della tv; i miei capelli completamente arruffati, la maglia stropicciata e i pantaloni insieme al resto giacciono per terra vicino al laptop dove il frame del suo corpo in tensione ,prima del lancio della palla in porta, è stato catturato.
Ripenso a cosa sia successo e sopratutto mi accorgo di quanto sia capace di cambiare persino il mio corpo,come se questo fosse schiavo del suo.
Non schiavo in senso negativo ma tutt'altro perché inibisce tutti i freni che a volte non mi accorgo di avere.

Eccomi qui, ho aggiornato per voi perché siete speciali e perché mi fate sentire bene.
Scusatemi se non ho aggiornato stamattina, come sono solita fare ,ma avevo un intervento di sei ore e sono sparita dal mondo da stamattina alle sette.
Godetevelo tutto, vi adoro.
Alla prossima e fatemi sapere cosa ne pensate e se vi è piaciuto ❤️❤️

Fino Alla FineWhere stories live. Discover now