Capitolo 78

8.5K 174 22
                                    

-chi non muore si rivede- salutai sarcastica Mat che abbronzato , vergognosamente aggiungerei, faceva ingresso nella mia macchina per andare a pranzo insieme.
Ormai da tre giorni avevo tolto il tutore e la caviglia non faceva cosi male, forse solo un pizzichino quando rimanevo in piedi su me stessa per troppo tempo.
-ciao stronza, ti voglio bene anche io- mi baciò teneramente la guancia e lo abbracciai dopo più di venti giorni senza di lui.
-allora, che si dice in quel di Torino?- mi chiese sistemandosi un paio di occhiali da sole sul ponte del naso.
-ho avuto un periodo pieno pieno di arrivi e partenze. Dols è andata via quattro giorni fa e ieri è arrivata Alicia- averla abbracciata mi era piaciuto un sacco perche mi voleva bene e io gliene volevo altrettanto.
Misi in moto per raggiungere il centro dove Mat aveva prenotato un tavolo per noi e le nostre chiacchiere da zitelle incallite.
Non pranzavo fuori con Mat da tantissimo tempo, entrambi impegnati tra lavoro e università che, fortunatamente per lui era finita e con un risultato molto più che ottimo.
Spettegolare un po su di noi e su quello che ci capitava intorno era una piccola tradizione che avevamo fin da ragazzini e raccontarsele a pranzo, in un piccolo ristorante o al McDonald's era molto meglio che scriversi per messaggio.
-hai comprato dei jeans nuovi?- annui mantenendo lo sguardo sulla strada piena zeppa di macchine.
Come al solito a Torino.
-si, gli altri devo farli stringere in vita perché mi stanno un po grandi- da quando facevo assiduamente palestra con Paulo, non ero dimagrita ma il mio corpo si era tonificato e aveva perso delle forme che invece erano state tipiche del mio corpo che era andato incontro all'adolescenza.
-stai diventando una gnocca assurda, chissà che domani non mi porterai a casa James Rodriguez- lo guardai inarcando le sopracciglia
-James Rodriguez sta bene dove sta, io mi tengo il mio Paulo Dybala che,caro mio puoi solo immaginare- era cosi dannatamente bello sia dentro che fuori che nessuno sarebbe stato in grado di reggere il confronto.
Non per me,per lo meno.
-A James Rodriguez una botta gliela daremmo tutti, signorina mitengoilmioPauloDybala- risi rassegnata al fatto che Mat non si sarebbe arreso mai.
Posteggiai nel parcheggio del locale e insieme raggiungemmo il nostro posto all'interno, vicino alle vetrate come piaceva a me che mi perdevo ad osservare la gente passare fuori,sul marciapiede.
L'immagine mi fece venire in mente il testo di una canzone e sorrisi canticchiandola nella mia testa.
"Per i momenti di semplicità,per chi rimane e chi se ne va e per le volte che cammino in questa strada e non so dove mi porterà."
Ricordai immediatamente di dover acquistare i biglietti online perché volevo assolutamente andare ad un suo concerto.
La bellezza vera di questo momento era stato il fatto che Mat avesse prenotato le ordinazioni prima e che quindi non c'era nemmeno troppo tempo da perdere prima che le nostre ordinazioni ci venissero servite.
-ah, ho fatto un nuovo tattoo- gli comunicai mentre appendevo il mio cappotto alla spalliera della sedia.
-vado via venti giorni e ti fai un tattoo. Stronza potevi aspettarmi per sapere se mi piacesse- gli sorrisi schicciandogli un occhiolino e facendogli poi il labbruccio per farmi perdonare.
-almeno spero sia un tattoo fatto bene- era fatto benissimo perche con Paulo eravamo rimasti due ore sul computer a cercare tutti gli studi di tattoo a Torino e poi alla fine ero finita a Milano, da uno che gli aveva consigliato Federico,che di tatuaggi belli ne aveva anche troppi.
-ho fatto quel tattoo - gli dissi rassicurandolo che non avessi dipinto lembi della mia pelle con altre stronzate come il drago cinese.
-e non ha fatto male? Voglio vederlo- mi disse mentre io allontanai il collo del maglioncino,di calda lana intrecciata ,da sopra la mia pelle e lì, dove c'era quella cicatrice ora ci stava sopra un delicato Girasole con una novità.
-che significa "juntos"- mi chiese curioso
-insieme- gli spiegai
Insieme per tante cose.
Io insieme al girasole in tutte le esperienze della mia vita, insieme alle cadute e alle volte in cui sempre insieme ci eravamo rialzati.
Insieme nelle paure e poi nel coraggio di andare avanti, ad oltranza senza farsi intimorire.
Insieme nei ricordi, tanti forse anche troppo ricordi.
Insieme a Mat perché se quella cicatrice potevo continuare a guardarla era solo grazie a lui e infine insieme a Paulo perche aveva reso quella cicatrice solo un punto sensibile della mia pelle, ormai sano e chiuso definitivamente.
-è bellissimo- mi sorrise
-ti scriverai Juntos per me?- gli chiesi.
Lo avevo già fatto fare a Paulo, chiedendoglielo e lui si era scoperto la caviglia sinistra e nonostante immaginassi quanto dolore avrebbe provato, lui aveva stretto i denti e basta.
-quando ci andiamo?- mi rispose semplicemente e io gli sorrisi con il cuore oltre che con la bocca.
Il piatto di pasta che gli portarono era grande il doppio del suo volto e mi sembrava assurdo che potesse riuscire a mangiarlo tutto.
Io invece mi ero buttata sulla bistecca di carne alla brace e il limone, buonissima e gustosissima.
-ti ha dato una alimentazione da seguire?- annui asciugandomi le labbra e mandando giù il boccone
-agli inizi era dura perché sai che sono una mangiona di pasta ma, i benefici sono tantissimi e a fine serata dopo la palestra mi sento stanca ma non stanca come quando torni da lavoro; stanca in senso positivo perché mi inizia a piacere il mio corpo tonico e soprattutto più agile- era innegabile dire che gli esercizi fisici non portassero i suoi vantaggi.
Paulo aveva una stanza piena zeppa di attrezzi, alcuni dei quali utilizzava solamente lui perché erano prettamente utili ad esercizi mirati per lo sport che praticava ma, per altri attrezzi mi aveva insegnato come utilizzarli e il suo trainer personale mi scriveva le schede settimana dopo settimana.
-quando ti proporrà di correre insieme a lui per tutta Torino, chiamami che ti vengo a vedere con la macchina- risi e immaginai Mat che guidasse al nostro fianco con la testa fuori dal finestrino.
-per un fidanzato tonico ci vuole una fidanzata tonica altrimenti addio- soprattutto perché Paulo era proprio irrefrenabile e aveva le pile sempre cariche al massimo.
-io, l'unica cosa tonica che conosco è l'acqua ed è cosi amara che fa schifo peggio della morte- fece una faccia imbruttita e mi fce sorride.
-allora raccontami un po di Alicia. Tua mamma stamattina allo studio mi ha portato tre di quei biscotti argentini. Ha detto che mi li mandava Alicia- annui contenta.
Li aveva portati anche a me e ne avevo mangiati due,di nascosto da Paulo, imbrattandomi il volto di cioccolata e briciole.
-si, è arrivata ieri mattina e sono andati i miei a prenderla in aeroporto- inzia a raccontargli della giornata di ieri
-mamma, è successo qualcosa?- la sua chiamata alle nove e dieci del mattino non mi faceva stare tanto tranquilla.
In genere per quell'orario era già immersa nel suo lavoro e mai prima di allora, aveva trovato comodo chiamare ad un orario simile.
-sai dove tiene le chiavi di riserva Paulo?- mi chiese tranquillamente
-eh? Mamma che cosa stai dicendo?- guardai il telefono come a capire se davvero stesse succedendo o se solamente fosse un sogno.
-Gwen, mi vuoi dare retta?! Ci siamo io,Alicia e tuo padre davanti la porta di Paulo e Alicia ha dimenticato le chiavi in Argentina. Ti sbrighi o no?!- no che non mi sbrigavo.
Il letto sarebbe stato sfatto dalla notte precedente, ero quasi certa che un paio delle mie mutande si dovesse trovare in qualche punto del salotto e la casa era in disordine, totale completo disordine.
-ma andate a casa nostra- le suggerii
-ma se siamo qui e Alicia vuole posare le valigie,che senso ha fare avanti e indietro- giusto
-mamma,andate a casa nostra- cercai di farle capire che non potevano entrare li dentro.
-ahaa te le ha prestate? Va bene allora vorrà dire che dobbiamo tornare a Casellette. Va bene Gwen grazie lo stesso- sorrisi a mia mamma che fortunatamente aveva preso la palla al volo.
-grazie mamma, ti adoro- ridacchiò e misi giù la chiamata.
Fino a stasera potevo stare tranquilla, dopo a me e a Paulo conveniva sistemare quel macello perché non avevo assolutamente intenzione di far trovare la mia roba sparsa per la casa di suo figlio.
Inviai un veloce messaggio a Paulo avvisandolo che non si sarebbe potuto dilungare con i suoi amici perché dovevamo pulire casa sua.
"Hei mr Dybala, ho bisogno che tu mi restituisca indietro tutte e dico tutte le mie cose. Tua madre non vorrà mai sapere di aver partorito un piccolo pervertito. Ti amo "
Che imbarazzo ci sarebbe stato se sua madre o ancora peggio mio padre avrebbero trovato qualcosa di mio nel salotto di Paulo.
Era da quattro giorni che continuavo a cercare quel dannato paio di coulotte che,non capivo come ma, sembravano essere finite in un enorme buco nero ,materializzatosi nel salotto.
"Mia madre? Qui il vero problema sarebbe tuo padre che mi ammazza. Torno a casa dopo pranzo, chiamo Pamela e le chiedo un SOS. Ti amo di più io"
Non gli risposi perche sapevo che saremmo finiti per chattare almeno per mezz'ora ed io stavo iniziando a concentrarmi sul piccolo viaggio che avremmo fatto a breve, per raggiungere la Capitale.
-ma se avete una casa enorme, perché dovete accoppiarvi nel salotto che poi andiamo tutti a sederci lì - alzai le spalle leggermente.
Ma poi, lui ancora non ci aveva mai messo piede dunque,esattamente di che cosa si stava lamentando?
-perché ci piace- ridacchiai della faccia sgomenta di Mat che stava mangiando il primo vero pasto dopo essere tornato dal suo lungo viaggio a Bali dove era riuscito a sopravvive con cocacola e cracker salati.
-da quanto in qua la mia migliore amica è diventata un coniglio?- risi nascondendomi la faccia con la mano destra.
-possiamo per favore parlare delle razze, gli squali e delle palafitte di Bali ?- provai a distrarlo ma Mat si divertiva sempre a mettermi in imbarazzo.
-no. Adesso che c'è Alicia come fate?- non facevamo mi sembrava abbastanza chiaro.
Io lavoravo e lui lavorava e l'unico momento in cui ci vedevamo era a cena o da me o da lui ma con Alicia e i miei che ormai sembravano essersi costruiti una combriccola tutta per i fatti loro, non eravamo mai soli.
-si chiama dignità Mat, quella che tu hai perso tanto tempo fa o che forse non ce l'hai mai avuta- spalancò la bocca e pensai perché si fosse offeso ma poi mi stupì.
Come sempre.
-Alicia starà qui da ieri fino al dodici di Aprile e tu e Paulo...voi non...che cosa?!!- quasi lo urlò e dentro quel ristorante ,dove ero certa che già la gente mi guardasse come se c'avessi sulla schiena "fidanzata di Paulo Dybala", si creò un silenzio imbarazzante .
Nell'ultimo mese era una cosa che mi era capitata spesso, quella di andare in qualsiasi posto a Torino e di avere la sensazione che la gente mi riconoscesse.
Fortunatamente ancora nessuno era stato cosi indiscreto da avvicinarsi e chiedermi qualcosa ma, non potevo di certo negare che mi sentissi un po spiata.
Nulla che però non si potesse controllare.
-Gwen ma è come andare in un monastero tibetano- la faceva sempre tragica lui
-fa bene disintossicarsi un po, sai...prendere una boccata d'aria, ricordarsi di avere amici e parenti- okay sull'ultima parte avevo esagerato perché nonostante la nostra vita intima,avevamo sempre del tempo per stare con gli amici e soprattutto per uscire perché a Paulo iniziavano a piacere i locali notturni e con Douglas e Miralem, ultimamente ne avevamo visitati due o addirittura tre.
-guarda che Alicia ha fatto Gustavo, quell'altro pezzo di gnocco e Paulo, non con l'intercessione di Cristo ma come tutti gli altri esseri uomani nel mondo- risi per il "quell'altro gnocco"
-ci vuoi provare con Mariano?- ammiccai con le sopracciglia
-se fosse stato gay,sarebbe stato mio- risi appoggiando una mano sulla bocca per evitare di sputacchiare sul tavolo.
-sei incorrigibile- riuscii a dirgli
-in quella famiglia sono tutti belli, persino quel ragazzino,com'è che si chiama?- mi chiese
-Lautaro, sai che verrà ad allenarsi un mese qui alla giovanile della Juventus?- lo informai cosi,come gli raccontavo tutte le altre cose della mia vita.
-Agnelli vuole impiegare tutta la famiglia? - approposito di Agnelli
- e tu, quando mi avresti detto che lavori per il mio capo?- arrossi un botto
-e tu come fai a saperlo?- io sapevo sempre tutto.
-me lo ha detto Andrea, pensava lo sapessi- non che comunque fosse un segreto di stato
-non te l'ho detto perché lavoro con le pratiche dell'ufficio, alla fine è tua mamma che mi da le giuste cose da fare e su cui lavorare- gli sorrisi
-sei un grande avvocato Mat e sai che se mia madre ti vuole con lei è perche crede tu possa essere il suo braccio destro- glielo dissi sincera ricordandogli che le cose che aveva ottenuto se le era sempre dovute sudare.
Quel pranzo mi fece sentire a posto cosi, nel mio solito martedì mattina che di banale non aveva nulla e si portava dietro questo.
Me e Mat, sempre più amici....sempre di più.

Fino Alla FineWhere stories live. Discover now