Capitolo 88

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-la vuoi smettere?- ridevo come una scema per le facce buffe che Paulo faceva,nel tentativo vano di smuovere la guardia reale inglese.
Ci provavano tutti, un po come quelli che si facevano la foto con la torre di Pisa e tutte quelle altre cose stupidi e banali che però facevamo più per moda che per altro.
Ovviamente, stavo immortalando il momento in diretta mondiale con tutti,cosi per far capire ai suoi tifosi che grado di intelligenza avesse il loro giocatore preferito.
-Non ce ne andremo di qui finche non si smuoverà- beh, allora forse sarebbe persino arrivata l'ora in cui gli sarebbe spuntata la barba.
Risi del pensiero e si voltò a guardarmi incuriosito ma gli feci un occhiolino e tornò a guardare la guardia che sembrava fatta di cera, talmente era impassibile.
-nemmeno fosse la tua prima volta che vieni in Inghilterra- era emozionato come un bambino.
-ma è la prima volta che ci vengo con te e stiamo insieme e hai detto di si e ti sposerò- lo disse cosi felice che quasi mi mortificai per non aver pensato a tutto questo.
Lui,nonostante fosse un uomo e comunemente c'era l'abitudine di pensare che gli uomini non facevano attenzione ai dettagli, era preciso in tutto; non dava nulla per scontato e lo amavo per questo.
Mi faceva sentire importante ogni giorno che passavamo insieme e, per ogni momento che la vita ci regalava, avrei potuto dipingerci su un quadro, fatto dei suoi occhi e del suo sorriso.
-ti amo- lo baciai lì, mentre ero consapevole che metà universo si stesse facendo i fatti nostri.
-lo sai che lo hai appena detto a tutti?- gli sussurrai e lui annui.
-è quello che voglio. Farlo sapere a tutti!- mi baciò ancora prima di afferrarmi la mano e proseguire per gli incantevoli giardini inglesi.
Una cosa che amavo da impazzire, era la possibilità di vedere gli scoiattoli per cui fin da piccola avevo una piccola ossessione.
Non so se ciò dipendesse dal fatto che fossero animali dolci che mangiavamo le nocciole e inevitabilmente le nocciole mi facevano pensare alla nutella ed era subito amore.
Le immense querce verdi, ne ospitavano a decine e decine ed ognuno di loro, tavolta più temerario talvolta meno, si avvicinavano alle recinzioni e si facevano accarezzare.
-siete proprio belli- mi voltai a guardarlo mentre bloccò il cellulare dopo avermi scattato una foto.
Ero certa che avesse il rullino fotografico pieno pieno di foto mie, alcune addirittura cosi imbarazzanti che volendo mi avrebbe potuta minacciare a vita.
Gli piaceva condividere la sua vita con gli altri, forse perche lo faceva sentire più vicino a le persone che lo seguivano, forse perché sapeva che sua madre l'avrebbe visto sul momento ed era una gentilezza nei suoi confronti, farle sapere che stesse bene e che si stesse divertendo o forse semplicemente perché aveva ventiquattro anni e non gli importava che la gente gli rubasse un po di privacy perché alla fine, gli andava bene cosi.
Il tempo a Londra non era poi cosi tanto diverso da Torino, forse un po più umido ma comunque non trovammo il sole,non che ci sperassimo ma chissà che il cielo non ci volesse regalare una gioia.
Sulle spalle portava un discutibilissimo zainetto di pelle nera con quello che sembrava un orrendo pupazzo africano ma,nonostante lo trovassi non del tutto alla moda come invece tutto il resto di lui lo era, mi piaceva un sacco vederglielo addosso.
Era un disegno per niente perfetto, di quelli che fanno i bambini,con i capelli come tesi spaghetti, gli occhi enormi e la testa a palla di rugby.
-guarda Gwen- mi strattonò il braccio indicando un pavone che apriva la coda.
Era meraviglioso ma di più il volto luminoso di Paulo che arrestò i suoi passi per dedicarsi completamente al bellissimo uccello.
Non seppi che cosa fosse più bello tra Paulo che guardava il pavone o il pavone che addirittura sembrò catturato dal verde degli occhi del mio uomo argentino.
-forse è una femmina e mi sa tanto che si sta innamorando di te- rise facendosi venire delle deliziose rughette ai lati dei suoi occhi.
-tutte le femmine si innamorano di me- lo guardai inarcando un sopracciglio.
-si?- gli chiesi retorica mentre tornò a guardarmi ridendo.
-gelosona- mi sfotté abbracciandomi da dietro e sfregando il suo naso nel mio collo.
Ci furono momenti di attesa dovuti alle lunghe file che eravamo costretti a fare, ad esempio per entrare al Wax Museum, cioè al museo delle cere.
Paulo non ci aveva mai messo piede, io addirittura tre o quattro volte ma, la bellezza di questo posto era che potevi incontrare sempre nuove statue o statue vecchie a cui avevano cambiato il look.
-thank you- risposi cordialmente alla ragazza della biglietteria che mi porse i due tickets.
Paulo stava già guardando il depliant per i percorsi e chiaramente cercava la lingua spagnola per facilitarsi il tutto.
-dovresti leggerla in inglese se vuoi davvero impararlo per come si deve- annui continuando a leggere, ovviamente attratto da tutte le cose che c'erano scritte.
Con al collo la sua nikon, la stessa di quando eravamo andati in Islanda, cominciò a scattare qualche foto.
Ogni tanto, si fermava davanti a qualche statua, sicuramente perché ne conosceva il personaggio e allora, guardava ogni minimo dettaglio mentre io guardavo lui che mi sembrava l'ottava meraviglia dell'universo.
Anche adesso, nonostante ci fossi venuta insieme a lui, niente lì dentro mi sembrò come sempre eppure ero certa che molte cose non erano cambiate.
-se tutte le donne guardassero cosi i propri uomini, il mondo sarebbe un posto migliore- mi sorrise beccandomi in pieno
-sono sicura che la frase fosse al contrario- mi sorrise e mi accarezzò il volto.
Quanto lo amavo.
Mi divertii un sacco a immortalarlo mentre imitava le mosse delle statue , come altri quindicimila turisti che lo facevano allo stesso modo.
Non fu per niente una rivelazione doversi fermare ogni tanto per foto ed autografi, ma la nostra vera fortuna fu incontrare gente rispettosa ed educata in grado di capire che eravamo comunque in vacanza.
Qualche ragazza gli si spalmò addosso ma me ne importò poco, forse un po più di poco ma mi ero ripromessa che ci avrei dovuto fare l'abitudine.
-perche David Beckam si ed io no?- scoppiai a ridere
-uno perche David Beckam è inglese, e due per David Beckam è David Beckam- mi guardò serissimo
-che vorresti dire, scusa?- ecco, ora che mi inventavo
-tu, hai sentito mai Beckam lamentarsi perche in Argentina non ha un murales con la sua faccia?- ci pensò su e sperai di aver tergiversato la situazione.
-non lo so- gli sorrisi
-scriviamo alla regina, vediamo se può contribuire al tuo narcisismo- rise facendomi un piccolo dito medio
-la moglie di Beckam è sempre incazzata- non era incazzata il suo era un modo di vivere, come quelli che sceglievano di allontarsi dalla tecnologia.
Victoria aveva scelto di smettere di sorridere, magari aveva letto quell'articolo che diceva che ridere troppo faceva venire le zampe di gallina.
Era sbagliato che io oltre che le zampe, a fine della mia vita avrei voluto trovarci tutti i polli compreso Amadori?
A me piace troppo ridere e penso che un giorno della mia vita senza ridere sarebbe stato il peggior giorno della mia intera esistenza.
La nostra colazione a sacco fu strepitosa, seduti per terra a Hyde Park a mangiare insalata di avocado e salmone affumicato per me mentre Paulo si stava ingozzando di sushi d'asporto che non avevo avuto il coraggio di mangiare.
Per carità , adoravo il sushi ma non saperne la provenienza mi metteva ansia e l'immagine di mio padre con tanto di "salmonellosi" scritto a caratteri cubitali mi faceva rivoltare lo stomaco.
-mi porti da Harrod's più tardi?- gli chiesi e lui annui immediatamente
-andiamo ovunque tu voglia andare- gli sorrisi
-se diventi così accondiscendente mi sa che potremmo venire qui a Londra molto più spesso- rise e bevve la sua acqua aromatizzata alla pesca che faceva veramente schifo.
-vorresti dire che non sono un bravo fidanzato?- mi puntò contro le bacchette aprendole e chiudendole
-mai, sei il migliore dell'universo- gli mandai un bacio volante.
-vieni qui, io voglio un bacio vero- afferrai la bottiglietta di acqua naturale e ne bevvi due generosi sorsi.
-so di salmone, sei proprio sicuro?- non mi diede nemmeno il tempo si attendere una risposta che si avventò sulle mie labbra e sulla mia bocca.
Sorrisi per la passione che ci metteva ogni volta e per il mio cuore che accelerava come un matto.
-ho le placche?- gli dissi in battuta
-non saprei, fammi dare un'altra controllatina- risi mordendogli leggermente il labbro mentre l'insalata se ne era andata per i fatti suoi cosi come tutto il resto.
La mia testa si poggiò sull'erbetta fresca mentre le mie braccia si incrociarono a reggerla nella maniera piu comoda e i miei occhi si fusero ai suoi che mi sorridevano ebbri di un amore vero ed incondizionato.
-sei mia- mi sussurrò
-solo tua- lo rassicurai come sempre.
Mi sentivo sua in tutte le cose che mi rendevano Gwen, e sapevo benissimo che amarlo così non era del tutto sano ma, vivevo per oltrepassare i limiti e con lui nessun confine sembrava invalicabile.
Come sempre mi persi nei suoi occhi, li amavo cosi tanto perché mi ci potevo specchiare dentro e perché mi davano la possibilità di capirlo anche nei momenti di silenzio.
Erano i suoi occhi a renderlo Paulo, a renderlo l'uomo più bello del mondo e a renderlo mio.
-sono la donna più fortunata del mondo- poggiò la sua testa sul mio petto e poi mi abbracciò.
Mi piaceva molto riempirlo di attenzioni, coccolarlo e farlo sentire unico ed importante.
Era uomo ma nascondeva un bambino che mi aveva fatta perdutamente innamorare di lui e mai avrei voluto che questa sfumatura del suo carattere, del suo essere, si modificasse e cambiasse.
C'era ancora una grande influenza del giovane ragazzo di Laguna Larga e benché fossi consapevole che crescendo non fosse poi mutato cosi tanto , continuavo a volere che le sue origini non lo abbandonassero mai.
Al suo posto, in qualsiasi parte del mondo la vita ci avrebbe portato, mai avrei voluto che Torino finisse del dimenticatoio.
Magari Torino era piena zeppa di difetti, l'avevo odiata e amata allo stesso tempo, mi ero allontanata da lei perche la sentivo troppo stretta e poi ero ritornata perche mi era mancata ma, Torino da qualsiasi parte la guardassi rimaneva comunque la mia bellissima città.
Era il posto in cui ero nata, in cui ero stata bambina, ragazzina,giovane donna e non sapevo se qui mi sarei sposata e sarei diventata madre ma, di una cosa ero certa:
Torino mi aveva dato più cose di quelle che mi ero immaginata e dovevo essergliene riconoscente.
-a cosa pensi?- mi chiese
-a Torino- mi guardò incuriosito
-ti manca di già?- scossi negativamente la testa.
-no, non mi manca ma pensavo che un giorno se dovessimo andare dall'altra parte del mondo, magari a vivere in Argentina come piace a te, io mi porterò sempre la mia Torino dietro- mi guardò per alcuni istanti, assorbendo il peso delle parole che gli avevo detto.
Indirettamente gli avevo fatto sapere che sarei stata disposta a seguire lui che inseguiva il suo sogno.
-verresti a vivere in Argentina con me?- mi chiese felice
-verrei a vivere anche in Australia con te; se ti fa felice e se lì si trova il tuo sogno io sono pronta a seguirti ovunque- rise felice di una felicità incontenibile.
Mi scoppiò il cuore a vederlo cosi sereno, cosi realizzato in questo periodo della sua vita; lasciandosi dietro un piccolo momento grigio che ero certa sarebbe svanito nel nulla.
-tu verresti ovunque per me e la mia palla?- annui certissima.
Non mi serviva trovarmi di fronte alla situazione per sapere che la mia risposta sarebbe stata questa, certo un anno fa non sarei nemmeno riuscita a pensarla una cosa del genere ma, penso che nella vita bisogna davvero incontrare il vero amore per rendersi conto che non esistono posti fisici dove ci si possa sentire bene ma che tutto inevitabilmente dipenda da noi stessi, e da dove i nostri sentimenti si dirigono, come dei vettori.
Non le biasiamo affatto quelle persone che non se la sentono di abbandonare la propria città alla volta di un posto nuovo, cosi come non biasimo nemmeno quelle che facevano le valigie su due piedi e andavano troppo velocemente via provando a passare dalla prima pagina all'ultima di un libro, senza curarsi di ciò che ci stava in mezzo.
Ognuno è libero di vivere la propria vita, secondo i propri ritmi e in amore, quello vero, per fortuna i cuori si sincronizzavano ed era molto facile prendere una scelta del genere.
Avevo chiesto un amore vero e che durasse per sempre e nella vita ero ben consapevole che di sacrifici se ne dovevano fare parecchi.
Paulo aveva già perso troppo ed io ero pronta a riempire tutti gli spazi vuoti che possedeva.
La palla per lui era più di una sfera da calciare e siccome me ne rendevo perfettamente conto, l'avevo amata fin dal primo istante.
Avrei sposato Paulo e la sua pelota, in un unico pacco completo e mi accorgevo che era proprio quello che volevo, seguirlo ovunque per vederlo felice come se la sua felicità fosse ormai divenuta il mio obiettivo finale.
Si deve aver voglia delle persone, non bisogno e mai più di adesso ne capivo il significato.
Non si sceglie di vivere insieme ad una persona per puro egoismo, altrimenti un giorno finisce che ti svegli e ti penti di tutto quello che è stato, chiedendoti se magari la vita fosse andata diversa che cosa staresti facendo adesso?
In amore la prima regola è lasciarsi andare al desiderio di quella persona, di volerla sempre di giorno, di notte, d'inverno e d'estate, sempre senza mai stancarsere, solo cosi mai ti saresti guardata indietro perché eri certa che nulla, proprio nulla avresti cambiato.
-ovunque tranne in Francia- lo feci scoppiare a ridere e mi dovetti trattenere dalle risate anche io.
-no, in Francia no- gli baciai le labbra.
-sai che scherzavo vero? Verrei anche in Francia- anche perche era una nazione che di base mi piaceva parecchio, nonostante la baguette sotto le ascelle,la puzza sotto il naso e le lumache nel piatto.
Ci ho vissuto per un anno intero, deliziandomi di un eleganza che con il tempo avevo apprezzato,nonostante fossi anni luce lontana dal romanticismo.
Così, con qualche altra consapevolezza nelle nostre tasche, guardai il verde di quel parco e poi immediatamente il verde dei suoi occhi e nulla avrebbe mai potuto reggerne il confronto.

Fino Alla FineWhere stories live. Discover now