Capitolo 57

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Le mie scarpe da ginnastica, camminavano calpestando le lisce balaustre di pietra grigia che, facevano da pavimento ad una delle più famose piazze di Italia.
Era un sabato pomeriggio nuvoloso e per fortuna il tempo stava rimanendo stabile e le previsioni per terribili acquazzoni erano state del tutto smentite a favore del fatto che in giro si sarebbero viste tante persone, un solo giorno prima della fine dell'anno.
-Podemos ir al balcón?- annui entusista.
Anche io volevo andare la, dove una delle più grandi e tormentate storie d'amore aveva trovato casa.
Romina e Alicia camminavano al nostro fianco e ogni cosa che vedevano diventava motivo di interesse; era da tutta una mattinata che avevamo fatto in tempo a lasciare le valigie in albergo per poi improvvisarci turiste per caso.
Verona non era così grande, o almeno non era grande quanto Torino e pensavo che l'avremmo potuta percorrere a piedi, almeno nel suo centro storico ma, ciò a cui non avevo pensato era che ci trovavamo a fine anno e la gente era sparsa dappertutto, inesorabilmente attratta dai deliziosi mercatini di Natale.
Purtroppo, questi accendevano le luci dei propri gabbiotti di legno all'incirca verso le sei del pomeriggio e noi, dovevamo già essere dentro lo stadio per la partita.
L'idea di passare un'intera serata, a bere vino cotto e a mangiare biscotti di zenzero mi aveva resa felice ma, volevo Paulo al mio fianco e quindi, accantonai immediatamente la questione.
-oh Romeo Romeo,porque tu eres Romeo?- recitò sognante, mentre il suo volto da giovane ragazzina era totalmente incantanto dal piccolo ma delizioso balcone che si trovava nascosto dentro quell'antro che più volte mi ero immaginata.
-Niega a tu padre y rechaza tu nombre!- continuai per lei e le sorrisi. Se anche solo per un'istante mi era sembrato di non aver nulla in comune con Dolody, ero stata felicemente sorpresa del fatto che: eravamo simili, molto più di quanto fosse anche solo possibile immaginare.
-O bien, no quieres, manténlo puro y júrame amarme, y ya no seré un Capuleto- ci stupì Alicia,abbracciandoci e trattenendo tra le mani una guida turistica che non sapevo nemmeno dove avesse comprato.
-con nonno, volevamo venirci non appena avremmo fatto venticinque anni di matrimonio- spiegò alla nipote e il mio cuore si strinse insieme al suo,nel ricordo di quel volto che sarebbe stato per sempre nella mia testa.
Se mi commossi, non lo diedi a vedere ma l'idea che Alicia potesse rivivere il suo amore, a cosi tanti kilometri di distanza mi fece capire una cosa: non c'è tempo ne spazio per l'amore.
Dolores emanava gioia da tutte le parti del suo corpo, voleva fare tutto e non perdersi nulla e lasciai che si divertisse come più le piaceva.
Scattava infinite foto da ogni angolatura e guardandola salatare come un grillo, talvolta scontrandosi con qualche altro turista che le sorrideva per il suo gentile e luminoso volto, mi faceva ricordare della mia follia adolescenziale, quella che mi aveva portato in posti che forse mai avrei potuto rivedere con gli stessi occhi.
Me ne stavo seduta in quella piccola panchina di legno e vedevo entrare ed uscire una quantità infinita di coppie che, tenendosi per mano giuravano di amarsi in eterno.
Pensai a Paulo e se noi fossimo fatti per gesti così eclatanti, mi venne da sorridere e scuotere negativamente la testa.
No, non eravamo fatti per promesse, balconi ed elisir d'amore.
-vorrei tanto che Gustavo fosse venuto- Romina di sedette al mio fianco e guardò come me, tutti quei lucchetti appesi alla griglia metallica, nella loro vernice erano incise lettere dell'alfabeto che nascodevano non solo nomi ma storie d'amore.
Il marito era rimasto con Mariano e Lautaro in hotel, cosi dopo sarebbero andati con la squadra in campo allo Stadio Bentegodi la, dove c'era un grande filo che li univa.
Dal suo sorriso capii quanto fosse romantica, quanto amasse suo marito e quanto fosse felice della vita che conduceva.
Per le donne argentine, la famiglia era il grande e arduo compito che sceglievano nella loro vita; non era un sacrificio ma un dono e si sentivano apposto cosi.
C'erano cose che mai avrei realmente capito della loro cultura, e questo era uno di quelli.
-sei proprio un'inguaribile romantica- le dissi mentre lei annuiva consapevole.
La immginavo seduta su un divano, ricoperto da fazzoleti unti di lacrime e con un grande cesto di cartone pieno di pop corn, mentre in tv una commedia romantica andava avanti spezzando il silenzio ed il buio della stanza.
Scommettevo che Titanic doveva essere uno dei suoi film preferiti.
-non ti piacciono queste cose?- non è che non mi piacessero, solo non riuscivo a trovarci lo stesso entusiasmo che vi trovavano gli altri.
-mi piacciono più le cose meno- con le mani cercai di spiegarle che preferivo quello che non era ne pomposo ne plateale.
Semplice.
-posso dirti una cosa, senza che tu ti offenda?- annui energicamente,non ero nemmeno una persona con le spine sotto il sedere.
-sei totalmente diversa da Antonella- non capii perché avrei mai dovuto offendermi. Non volevo somigliarle ma non perché mi sentivo superiore ma, perché volevo dare a Paulo cose diverse da quelle che lei era stata in grado di dirgli.
-in realtà per me è un complimento- sorrise ed annui.
-si, intendevo dire che Paulo ha proprio cambiato genere di persone che frequenta- faticai un po a capire cosa volesse dirmi ma alla fine arrivai dritta al punto.
Io non ero Antonella e Paulo non cercava altre Antonelle in giro per il mondo, ecco perché eravamo finiti a stare insieme; se prima le nostre strade erano due rette parallele, ad un certo punto i binari del treno di Paulo avevamo incrociato i miei,come due rette perpendicolari.
La matematica, tornava utile in tutte le occasioni.

Fino Alla FineWhere stories live. Discover now