Feci vagare lo sguardo per tutta la stanza in modo disperato. Avevo mangiato? Non riuscivo a ricordare.

«Io...»

Jungkook si passò una mano sul volto e sospirò pesantemente.

«D'accordo.» sussurrò a se stesso. In un istante, rastrellò per la stanza tutte le mie cose e, dopo avermi gettato il mio cappotto in testa, annunciò solennemente: «Forza, ti porto fuori a cena!»

Sbiancai.

«Jungkook sei forse impazzito?» domandai, sinceramente preoccupata per la sua sanità mentale. «Devo forse ricordarti cosa è successo l'ultima volta che io e te siamo andati in giro da soli?»

«Ho preso le precauzioni giuste, questa volta. C'è una macchina che ci sta aspettando fuori dall'agenzia!» mi afferrò per un braccio e cominciò a trascinarmi fuori dallo studio.

Faticai a mantenere il suo passo. Non potei evitare di chiedermi se avesse programmato tutto questo in anticipo.

Senza nemmeno rendermene conto ero stata catapultata in un'enorme macchina nera con i finestrini oscurati. Al mio fianco si sedette Jungkook e, dopo aver comunicato all'autista la nostra destinazione, si allacciò la cintura, avvicinandosi per fare lo stesso con la mia. Scacciai velocemente le sue mani.

«Yaah! Jungkook-ah!» esclamai, con occhi spalancati. Che cosa credeva di fare? «Sono in grado di farlo da sola!»

Lui si limitò a roteare gli occhi per poi ritrarsi sul suo seggiolino.

Il tragitto fu fastidiosamente silenzioso. Mi diede, purtroppo, la possibilità di ripensare a tutto ciò che era accaduto nei giorni precedenti, in particolar modo soffermandomi su ciò che mi aveva detto Jimin. In modo molto velato, aveva confermato che Jungkook provasse qualcosa per me e io, dal mio canto, non sapevo come prendere la notizia. Non ero sicura se fossi preoccupata, esterrefatta, sorpresa o ammaliata dall'idea. La ritenevo una cosa pressocché impossibile, innanzitutto perché provenivamo da due mondi completamente diversi e, soprattutto, perché non eravamo mai andati d'accordo. Eravamo uno il gatto e l'altro il topo, sempre pronti a punzecchiarci e darci fastidio in qualsiasi modo possibile. Diamine, lui era arrivato al punto di minacciarmi di farmi perdere il lavoro! Come potevano pretendere che credessi così tranquillamente a ciò che mi avevano detto! I fatti parlavano abbastanza chiaro, dal mio punto di vista!

Jimin, però, mi aveva anche chiesto di essere paziente con Jungkook. Pff! Stupidaggini! Perché aspettare qualcuno se non ero minimamente interessata?

A risvegliarmi dal mio flusso di pensieri fu Jungkook che, come solo un gentiluomo sa fare, mi pizzicò una guancia.

«Ahi!» gracchiai, allontanando velocemente la sua mano dal mio viso. «Perché l'hai fatto?»

«Mi andava!» scrollò le spalle. «Siamo arrivati!»

Lo seguii fuori dall'auto e, prendendomi per mano, mi condusse verso l'ingresso di quello che doveva essere un ristorante. Per quale motivo quella sera era così incline al contatto fisico? Non poteva tenere le mane in tasca come fanno tutte le persone con un po' di buon senso in mia presenza?

Una volta entrati nel ristorante, mi sorpresi nel rendermi conto che non fosse nulla di particolarmente lussuoso. Ero abituata a storie in cui ragazze relativamente povere incontravano uomini ricchi che le conducevano sempre in ristoranti a cinque stelle, pieni di lampadari di cristallo e tant'altro. Temevo di fare una fine del genere ma, grazie al cielo, Jungkook aveva deciso che un ristorante qualsiasi avrebbe fatto a caso nostro. Mi domandavo, però, se fosse una scelta saggia mangiare in mezzo a quelli che potevano essere ipotetici fan.

✓ Seoul, Why Do You Sound Like Soul? {BTS - Jeon Jungkook} ✓Where stories live. Discover now