45. Me la lego al dito

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SEAN

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SEAN

Mi lasciai cadere a peso morto sul divano, misi i gomiti sulle ginocchia e mi afferrai la testa fra le mani. Puntati gli occhi sul pavimento e strinsi la mascella talmente tanto da sentire i denti sfregare l'uno con l'altro.

Non so per quanto tempo rimasi seduto e compiangermi addosso, ma probabilmente molto, visto che sentii la porta aprirsi e vidi entrare i miei genitori.

Non mi chiesero cosa avessi, non era la prima volta che mi ritrovavano in queste condizioni, e sapevano bene che quando accadeva mi dovevano lasciare stare.

Mi sentivo uno schifo, talmente uno schifo che mi veniva da vomitare. Avevo un peso all'altezza del cuore che sembrava corrodermi l'anima, ma in fondo era quello che mi meritavo. Ero stato così egoista e menefreghista da fare l'amore con lei senza pensare alle conseguenze; non era possibile che mi amasse, l'avevo tratta di merda fino a poco tempo fa, le tenevo nascosto un segreto che aveva il diritto di sapere, eppure lei era rimasta.

Fanculo, ero un fottuto fallito che non sapeva altro che far soffrire le persone.

Nonostante non volessi, mi alzai in piedi e camminai assorto nei miei pensieri verso lo studio di mio padre. Dentro non c'era nessuno, probabilmente i miei erano già andati a letto, perciò mi avvicinai silenzioso alla vetrinetta di cristallo e tirai fuori ciò di cui avevo bisogno:

Alcol.

Non ricordo quante bottiglie fui capace di finire, fatto sta che ero talmente ubriaco da prendere la macchina e guidare fino all'altra parte della città.

Arrivai davanti a casa sua senza neanche accorgermene, spensi l'auto e lasciai cadere la testa sul volante. Cosa cazzo stavo facendo?
Avrei dovuto starle distante dall'inizio, ma non era possibile, lei era come una fottuta calamita e io ne ero talmente attratto da non riuscire a resisterle, e ora mi ritrovavo a commiserarmi dopo aver fatto lo stronzo.

Ma vaffanculo tutto il casino, avevo bisogno di vederla.

Uscii dall'auto sbattendo la portiera, attraversai il vialetto ma mi bloccai non appena vidi tutte le luci spente. Che razza di ore erano? Sicuramente molto tardi, visto che sembrava non esserci nemmeno un ombra nel raggio di chilometri.

La mia lucidità era andata a farsi fottere, tuttavia mi ricordai che c'era un cancello nel retro della casa, perciò cominciai a muovere le gambe in quella direzione.

CINDY

Un rumore assordante mi fece sollevare di scatto dal letto. Mi passi il dorso della mano sugli occhi per vederci meno sfocato e quando misi a fuoco, ciò che vidi mi fece mollare un urlo, ma rapidamente, qualcosa mi tappò la bocca.

Footlover - amore in campo di giocoDonde viven las historias. Descúbrelo ahora