20. Sei in trappola kicker...

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Annaspai in cerca di ossigeno. Avevo corso talmente tanto che le gambe mi stavano cedendo e il respiro sembrava essersi spezzato.

Gli occhi erano coperti dai lunghi capelli che mi ricadevano disordinati sul viso, barrandomi la visuale come un muro; con il dorso della mano li scacciai dalla fronte e mi piantai a terra.

Sentivo solamente lo stridere delle auto sull'asfalto. Poi silenzio. Tutti sembravano essere stati rapiti dagli alieni, nessuno fiatava.
Ero davanti ad un casa diroccata, con le finestre mezze rotte e la porta diroccata.
Aveva l'aria di essere davvero terrificante, ma percepivo le macchine sempre più vicine e dal momento che ormai ero dentro il gioco, mi conveniva seguire le regole e non farmi beccare.

Anche se dovessero scovarmi non credo mi facciano fuori, o almeno spero.

Il mio petto faceva su e giù ad un ritmo irregolare e il cuore sembrava volermi uscire dalla gabbia toracica. Regolarizzai il respiro e cercai di mandare giù il nodo che mi si era formato in gola.

C'era un piccolo vialetto per entrare nella casa e mi affrettai ad attraversarlo, quando ad un tratto la luce accecante di due fari abbagliò la mia visuale. Senza pensarci due volte mi distesi a terra e strisciai dietro il piccolo cespuglio di fiori ormai appassiti.

Mi sentivo realmente un fottuto ladro, ma dovevo ammettere che percepivo una certa carica esplosiva attraversarmi ogni parte del corpo.

Mi morsi il labbro per far zittire il rimbombo del mio cuore che mi sembrava facesse troppo rumore.

Tutto ciò era troppo assurdo per essere reale.

"Qui non c'è niente, non mi sembra ci siano movimenti strani." Annunciò una voce, che non riconobbi.

Poi udii la macchina sgommare e alzai il viso di qualche centimetro per poter appurare che se ne fossero andati.
Una volta che me ne fui accertata, andai davanti alla porta dell'entrata e allungai la mano per afferrare la maniglia. Andai a tastoni perché non riuscivo a vedere dove stavo toccando e probabilmente se avessi acceso la torcia del cellulare qualcuno mi avrebbe vista.

Quando finalmente beccai la maniglia, mollai un sospiro di sollievo.

"Ehi! Psst..!"

Praticamente volai in aria e il mio cuore fece quattro giri su se stesso per poi finirmi direttamente in gola.

Mi portai una mano sul petto e schiusi gli occhi.

"Che problemi hai? Dove diavolo sei?" Sussurrai, guardandomi attorno circospetta.

"Sono qui!" Mormorò e poi sentii una mano toccarmi la spalla.

E se fosse uno della 'polizia'? O peggio ancora, se fosse un manico? Forse avrei dovuto prendere le lezioni sull'autodifesa che mi aveva consigliato mamma.

"Sappi che gioco a football, chiunque tu sia."

Sentii una risata riempirmi le orecchie.
"Tranquilla, sono un fuggitivo anche io."

Dalla voce si capiva che si trattava di un ragazzo, ma non riuscii a intuire altro. Meglio così.

"Uhm, d'accordo." Blaterai. "Quindi che si fa? Io sono qui per caso e sinceramente non so quale sia lo scopo di questo gioco."

"Non devi farti beccare da quelli con le auto." Spiegò.

Portai indietro la testa e roteai gli occhi al cielo.

"E fin qui ci ero arrivata." Sbuffai. "Ce l'ha una fine questa stupida messa in scena?"

"Oh si! Bisogna arrivare al traguardo, che si trova nella zona ovest, dietro il distributore abbandonato, e il primo che arriva vince,ma solitamente questo accade alla polizia e nessuno supera il nastro che concede la gloria."
Rispose con un filo tragico.

Footlover - amore in campo di giocoWhere stories live. Discover now