29. Le personalità di Sean Arscott

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Mi voltai con un nodo alla gola.

Sean stava proprio venendo da questa parte, ma la cosa ancora più assurda era che mentre camminava con la testa alta, fra tutti gli spettatori, si stava togliendo la maglietta.
Lo fissai con un cipiglio confuso sul volto e lo ammirai in tutta la sua bellezza.

Era rimasto solo con il paraspalle e la visione dei suoi addominali scolpiti mi fece morire le parole di bocca.
La V scompariva all'interno dei pantaloni calati bassi sulla vita stretta e i pettorali erano in bella vista.
Non ero solamente io quella che si era incantata, ma tutte le ragazze qui presenti lo stavano mangiando con gli occhi, alcune addirittura provarono a fermarlo, ma lui non sembrava affatto intenzionato ad assecondarle.

Cercai di decifrare l'espressione del suo viso, ma fu come al solito un fallimento; non capivo se fosse incazzato o se fosse tranquillo, ma soprattutto non capivo perché cavolo stava venendo qua.

"Arscott che intenzioni hai?" A parlare fu Jackson, che nel frattempo si era sollevato dalla sedia.
Nonostante anche lui fosse abbastanza alto, Sean lo batteva di parecchio, per non parlare della differenza di muscolatura, che era quasi impressionante. Fossi in Jackson, lascerei perdere e me la filerei a gambe levate.

"Stai zitto, biondino dei miei coglioni." La voce di Sean uscì in un ruggito e quasi ebbi paura per Jackson, il quale non fece in tempo a spiccicare parola, che inaspettatamente, gli arrivò un pugno dritto sul naso.

Sobbalzai e mi portai una mano alla bocca sotto shock. Jackson barcollò e si buttò di peso sulla sedia, toccandosi il naso con entrambe le mani; una scia di sangue corse lungo i suoi avambracci e un gruppo di ragazzi ci accerchiò.
Io ero completamente paralizzata, ma mi mossi verso Jackson.

"Che cazzo di problemi hai?" Gridò lui, verso Sean, che sembrava solo fiero del suo gesto.
Quest'ultimo si ripulì le nocche di sangue sui pantaloni e rivolse a Jackson un'espressione del tutto menefreghista.

"Sei impazzito?" Questa volta fui io a gridare.
Gli diedi uno spintone che come al solito non lo fece muovere di un centimetro.
Gli andai ad un palmo dal viso e lo fissai ad occhi socchiusi.

"Ti stava troppo addosso." Disse, freddo.

"Ma ti pare normale? Ti sembra una motivazione valida per rompere il naso a qualcuno?" Lo aggredii, facendo cadere le braccia a mezz'aria.

"Si. Ti era appiccicato e la cosa non piaceva a me come non piaceva a te, quindi potresti solo ringraziarmi senza tante storie."

Inspirai a fondo e per un istante mi persi a guardare il suo labbro tagliato.

"Tu sei fuori di testa." Mormorai, scuotendo la testa. "Te lo tirerei io un pugno."

"Ah no aspetta, l'ho già fatto." Azzardai, sporgendomi verso il suo orecchio.
Potei percepire il suo respiro cambiare e farsi più pesante, ma la cosa non mi toccò minimamente.

Lentamente tornai a guardarlo negli occhi e il suo ghigno beffardo mi avvolse come spesso accadeva.

Lo osservai sollevare in aria la maglietta che stringeva fra la mano sinistra e senza che me ne rendessi conto, me la ritrovai in faccia.
Stordita la afferrai al volo e la strinsi davanti al petto.

"Tienila kicker, me la ridarai in campo la prossima volta che ci scontreremo."

E lasciandomi lì, ammutolita, se ne andò sotto lo sguardo indagatore di tutti.
Cosa diavolo era appena successo?

                                        ***

"Spero per te che dedicherai a quella benedetta maglia un posto sullo scaffale insieme ai tuoi stramaledetti trofei. Anzi fossi in te la incornicerei." Abby mi diede un colpetto sulla nuca, per farmi risvegliare dai miei soliti pensieri che mi facevano diventare una sorta di zombie.

Footlover - amore in campo di giocoDonde viven las historias. Descúbrelo ahora