30. O la va o la spacca

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"Hai capito tutto del piano vero?" Mi assicurai, scrutando Emily da sotto le ciglia

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"Hai capito tutto del piano vero?" Mi assicurai, scrutando Emily da sotto le ciglia.

"Si, Cindy, per l'amore del cielo, sarà la centesima volta che me lo chiedi." Sbuffò la mia amica, circondando il volante con le mani.

"Hai ragione, dovrei darmi una calmata." Sospirai, bagnandomi le labbra con la lingua.

Qualche giorno fa c'era stata la partita e tutto il casino che aveva combinato Sean.
Jackson era finito in ospedale, ritornando a casa con un bel naso rosso, gonfio e bendato: si era fratturato il setto nasale, o qualcosa del genere.
Dovevo ammettere che mi sentivo parecchio in colpa, dato che era in parte per causa mia se Sean aveva avuta la brillante idea di mollare a Jackson un gancio destro micidiale.

Da un paio di giorni la scuola era in scalpore: sia per il bel naso fasciato di Jackson, uno dei ragazzi più popolari, sia per la vittoria inaspettata dei Monster.
Io, nel mentre, avevo organizzato la mia rivincita contro lo stronzo mucchio di steroidi, detto anche Sean.

"Okay, io sono pronta. Ora esco. O la va o la spacca." Prendendo un grande respiro, scesi dall'auto di Emily e di soppiatto mi addentrai fra i corridoi ancora colmi di gente della Monster.
Avevo il cappuccio sollevato, in modo da apparire il più possibile inosservata.
Camminai a passo svelto, svoltando l'angolo in direzione della porta di uscita posteriore.

Mi sorpresi da sola del mio avanzato senso dell'orientamento, solitamente ero capace di perdermi in casa mia, ma oggi, a quanto sembrava, avevo avuto un segno dal destino.

Premetti entrambi le mani sulla maniglia e la tirai giù, ritrovandomi in un'altro grande corridoio.
In fondo si trovava un'altro portone, così decisi di avvicinarmi e dare una sbirciata.
Sorrisi quando attraverso lo spiraglio di vetro riuscii a vedere il campo da football occupato dai membri della squadra.

Mi ero informata e sapevo che i Monster si allenavano a quest'ora, perciò gli spogliatoi dovrebbero essere liberi.
Un'etichetta gialla, attaccata ad un'altra porta ancora, mi fece esultare nell'esatto istante in cui lessi 'spogliatoi.'

Piano piano mi avvicinai, chiusi la zip della felpa fino alla gola e allungai il braccio.
Spinsi il battente e mollai fuori tutta l'aria che avevo accumulato in corpo mentre trattenevo il respiro per la pura di essere scoperta da qualcuno.

Lo spogliatoio era vuoto, mi sorpresi anche del fatto che non lo avessero chiuso a chiave.

Ispezionai con gli occhi ogni borsone e come un radar, mi bloccai quando riconobbi quello di Sean.
Mi avvicinai, ma prima mi assicurai di aver girato la serratura della porta.

Con un cipiglio, afferrai la felpa che stava sopra al borsone, me la portai al naso e appurai che era esattamente quella di Sean.
Non potevo sbagliarmi.
In questo momento mi sentivo davvero patetica, dato che mi ero appena resa conto che avrei riconosciuto il forte profumo di Sean anche a chilometri di distanza, ma cercai di scacciare i pensieri e di concentrarmi sul mio obbiettivo.

Footlover - amore in campo di giocoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant