36. Tra odio e amore c'è un filo sottilissimo

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"Parlare seriamente? Da quando in qua? Di solito ti limiti a dirmi di farmi gli affari miei." Dissi, aggrottando la fronte e allacciando le braccia sotto al seno.

Sean prese un sospiro, affondò le mani fra i capelli e senza degnarmi di uno sguardo si sedette sul dislivello fra la strada e il marciapiede, io lo imitai, senza perdermi nemmeno un dettaglio dei suoi movimenti.
Sembrava che quello che stesse per dirmi fosse la sua disfatta, pareva che gli pesasse talmente tanto da non trovare le parole adatte.

Speravo che finalmente mi dicesse ciò che bramavo da ormai troppo tempo e da una parte non vedevo l'ora di ascoltarlo e finalmente togliermi quel peso che mi riempiva il petto, ma dall'altra, avevo paura di quello che avrei scoperto.

"Non sto per dirti ciò che vuoi sentire, quindi puoi metterti l'anima in pace." Il suo viso si tese in una maschera di completa e imperturbabile indifferenza e un'immediata smorfia si dipinse sul mio volto.

"Scoprirai tutto a tempo debito."

Esalai un respiro, possibile che dovesse essere tutto così dannatamente misterioso e, soprattutto, fastidioso? Perché tutto ciò cominciava davvero a darmi alla testa e non sapevo per quanto ancora sarei riuscita a non dare di matto.

"E quando sarebbe questo 'tempo debito'?" Chiesi, facendo evidentemente capire grazie al mio tono, il mio disprezzo nell'essere tenuta all'oscuro da un segreto.

"Sono talmente egoista che se fosse per me non te lo direi mai, ma so che ti spetta saperlo e soprattutto so che con la tua maledetta testardaggine verresti a scoprirlo a tue spese e probabilmente sarebbe ancora peggio."

Le sue parole mi travolsero. Increspai le sopracciglia e fissai il suo profilo marchiato e tagliente. Quando si voltò e incontrai i suoi occhi, una morsa mi aggredì il petto nel vedere tutto il dolore di cui erano pieni, ma uno strano luccichio attirò la mia attenzione, sembrava paura, quella che leggevo nei suoi occhi.

"Un giorno ti dirò tutto, okay? Te lo prometto, solo per ora smettila di fare ricerche e stronzate varie."

"Voglio essere io a raccontarti tutto."

Deglutì e il suo pomo d'Adamo scese e risalì in una maniera talmente sensuale da farmi accapponare la pelle.

Per quanto volessi gridargli contro o saltargli addosso, dalla mia bocca non uscì nemmeno una parola. Era come se fossi rinchiusa in una bolla di vetro, senza aria, senza contatti con l'esterno. Probabilmente stavo davvero perdendo il lume della ragione, forse per colpa del continuo e rapido cambiamento di umore da parte di Sean o forse per colpa dei mille sentimenti nuovi che mi esplodevano nel petto.

"Ti odio." riuscii a dire, dopo attimi di silenzio.

In uno scatto si voltò verso di me, di nuovo. I suoi occhi verdi si fusero con i miei e cercai di evitare a quei dannati brividi di propagarsi in un tutto il mio corpo, ma ovviamente, non ci riuscii.

Sean aggrottò le sopracciglia, piegò le labbra in una linea dritta e mi scrutò confuso dalla mia reazione. Chi non lo sarebbe? Dal nulla sono sbucata fuori con un misero 'ti odio.'

Ma in un battito di ciglia la sua espressione mutò; le sue labbra, non più rigide, cominciarono a piegarsi verso l'alto, abbozzando un sorriso lieve.

"Cosa ti frulla in quella testolina, kicker?" Domandò, capendo che il mio silenzio, in realtà, nascondeva più di mille parole.

"Sono indecisa tra il mandarti a fanculo e il tirarti un pugno in faccia e andarmene."

Un lampo di sorpresa si fece largo sul suo volto, ma non disse niente, probabilmente intuendo che non avessi finito di esprimermi.

"Ma devo ammettere, nonostante sia un duro colpo al mio orgoglio, che ci sai fare con le parole e sono pronta ad aspettare che tu sia pronto a raccontarmi come stanno realmente le cose." Sottolineai, guardandolo con un pizzico di rimprovero.

Footlover - amore in campo di giocoWhere stories live. Discover now