Odiavo il fatto che stessero male anche loro per qualcosa in cui non centravano minimamente, ma allo stesso tempo mi faceva sentire meno sola.

Tirando su con il naso, mi rivolsi a Jeremy Hart.

"Salve signor Hart." Piegai le mie labbra all'insù, in qualcosa che vagamente somigliava ad un sorriso.

Vidi il suo viso addolcirsi e dopodiché si alzò anche lui dalla poltrona e fece lo stesso gesto della moglie.

"Cindy, fatti abbracciare." E una seconda volta mi ritrovai stretta fra due braccia.

Jeremy era un uomo grande e possente, aveva una barba brizzolata e i capelli una volta corvini, che ora come ora tendevano al grigio, per colpa degli anni che passavano.
Aveva quei due piccoli occhi celesti incastonati in un viso spigoloso, che erano talmente uguale ai suoi, che a volte mi sembrava di riavercelo davanti.

"Che ne dite se andiamo a cenare?" Si intromise mia madre, passando le mani sulla gonna nera. "Ho preparato una cenetta deliziosa." Si portò un dito sulla guancia e lo mosse, sollevando le sopracciglia.

Sapevo che avevo di proposito cambiato argomento per non scoppiare a piangere e gliene ero grata, perché non ci voleva molto e anche io sarei esplosa.

"Deliziosa," commentò mio padre, con tono ironico, "con tutto quello che ha fatto potrebbe sfamare mezzo continente." A me e ai signori Hart sfuggì una risata.

Mio padre aveva un senso dell'umorismo particolarmente avanzato e potevo scommettere che se non ci fosse lui, casa nostra sarebbe un mortorio.

Una volta a tavola, calò un disagiante silenzio.

"Allora..., Cindy, ho saputo che sei entrata nella squadra di football." Marie mi guardava con un dolce sorriso e io sollevai la testa dal piatto e la guardai.

Annuii, con convinzione e mi misi in bocca un pezzo di pollo.
"Si, non è stato semplice, ma alla fine ci sono riuscita."

"E ti piace?" Domandò, spostandosi un piccolo ciuffo di capelli che le era caduto sulla fronte.

"Certo!" Esclamai. "Il coach mi ha messa titolare, anche se non me lo sarei mai aspettata."

"Abbiamo anche battuto i Monster, era da tanto che la nostra squadra perdeva con loro in finale."

Avevo iniziato a parlare a raffica e non ne sapevo nemmeno il motivo.

"Wow ma è fantastico!...Logan sarebbe orgoglioso di te."

La mi espressione cambiò radicalmente.

Sotto il tavolo, Barrie mi afferrò la mano e la strinse tra la sua. "Già...era il nostro sogno." Sussurrai, a voce talmente bassa che credetti di sentire solo io.

"Vi va il dolce?" Riprese mia madre, schiarendosi la gola per l'imbarazzo.
Sapeva che lui era il mio punto debole e che ogni volta che il suo nome veniva a galla, i miei occhi si riempivano di lacrime.

"V-voi come state?" Riuscii a chiedere, con un filo di voce.

Marie sfiorò il braccio del marito e strinse le labbra in una linea sottile, che poi si trasformò in un sorriso dolce. Ero consapevole di quanto fosse difficile per loro e per me non lo era di meno.

Footlover - amore in campo di giocoWhere stories live. Discover now