Chapter VIII

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LAUREN'S POV
Mi svegliai con un mal di testa pazzesco, tastai lo spazio accanto a me con una mano e accorgendomi che ci fosse qualcuno mi girai di scatto aprendo immediatamente gli occhi. Guardai il profilo della donna che mi era vicino e mi dava le spalle, evidentemente ancora nuda e profondamente addormentata. Mi misi a sedere e sbuffando passai una mano fra i capelli per poi stropicciarmi gli occhi e riportare lo sguardo su quella donna, i capelli lunghi ricadevano sul cuscino e leggermente lungo la sua schiena mentre il lenzuolo le avvolgeva le forme lasciando intravedere le spalle. Che cazzo ho fatto? Scossi il capo cercando di scacciare via i sensi di colpa e scesi rapidamente dal letto, presi il cellulare dal comodino e la vestaglia rossa di lino infilandomela per poi uscire dalla camera cercando di far poco rumore. Scesi rapidamente le scale ed andai in cucina, mi massaggiai le tempie cercando di affievolire il rumore di quella dannata macchinetta che sembrava essere assordante. Bevvi il mio caffè nella speranza che il peso nel petto scendesse giù insieme al liquido zuccherato che stavo sorseggiando pacatamente, inutile dire che fu invano. La suoneria del mio Iphone mi fece sobbalzare, portai il cellulare all'orecchio senza nemmeno leggere chi mi stesse chiamando.
"Lauren?" ci misi qualche istante a riconoscere la voce.
"Mh?" grugnii.
"Ma che fine hai fatto... sei scomparsa, tutt'okay?" chiese mezza incazzata e mezza preoccupata la mia amica.
"D, lasciami in pace su" dissi stropicciandomi gli occhi con la mano libera.
"Lauren..." qualcosa mi diceva che stava per iniziare uno dei suoi discorsi.
"Buongiorno" ad interromperla fu il saluto della donna che stava appena varcando la soglia della cucina con un gran sorriso sul volto per venirmi a salutare.
"Lauren chi ti sei portata a casa?!" mi riprese con tono autoritario la mia migliore amica.
"Hey... il caffè è lì mentre nel frigo dovrebbe esserci del succo e forse del latte" risposi a lei ignorando i richiami di Dinah, annuì sorridendo mentre io mi alzai andando verso il giardino sul retro.
"Lauren che cazzo stai facendo? Camila sparisce per una settimana e tu ritorni a farti chi cazzo capita? Che fine hanno fatto i tuoi fottuti principi, Jauregui?" disse con tono serissimo la mia migliore amica.
"Ascolta D, partiamo dal presupposto che non devo spiegazioni a nessuno e poi non è "chi cazzo capita", sono stata con Sam" risposi pacata.
"Ancora peggio Lauren, ancora peggio, cazzo!" urlò, non facendo altro che far aumentare il mio mal di testa.
"Qual è il problema, D? Rilassati, cazzo!" dissi alzando la voce.
"Il problema, Lauren, è che non puoi fare del male ad una persona perché Camila ce l'ho solo io Cabello compare e scompare quando vuole!" continuò ad urlare.
"È passata una settimana dalla cena a casa tua Lauren, anche io credevo fosse cambiata la situazione da quello che mi hai raccontato ma... ci sono cose che tu non sai, è una cosa più complicata e più grande di lei" disse calmandosi la mia amica ma facendomi riempire la testa di domande.
"Che significa 'cose che io non so', Dinah?" le chiesi iniziando ad innervosirmi.
"Ci avrà pensato L e probabilmente avrà preso una decisione... sono cose che non posso dirti io, avrebbe dovuto farlo lei prima d'iniziare tutto... questo" continuò facendo aumentare i dubbi nella mia testa.
"Ma che cazzo vuol dire, Dinah?! Cazzo, parla chiaro!" sbottai.
"L... non posso, mi dispiace"
"Vaffanculo Dinah, vaffanculo!" urlai staccandole il telefono in faccia.
"Cazzo!" diedi un pugno nel muro alle mie spalle accasciandomici poi di schiena con le lacrime agli occhi. Che cazzo hai combinato Cabello?

"Signorina, le chiamo Thomas?" chiese Klaus dolcemente ma quasi impaurito da una mia possibile reazione. Mi girai con un lieve sorriso alzando di poco gli occhiali scuri che coprivano i miei occhi gonfi.
"No Klaus, sai che preferisco guidare io" risposi riprendendo a camminare verso il garage.
"Ma... signorina insomma... non sarebbe meglio se-"
"Klaus, faccio da sola" risposi ad alta voce interrompendolo, senza nemmeno girarmi.
Salì nella mia Audi rigorosamente nera e misi in moto, diretta al Jauregui's. Quando arrivai, andai spedita al mio piano, evitando qualsiasi tipo di saluto o smanceria da parte dei miei impiegati.
"Signorina Jauregui, ci sarebbe una persona che desidera vederla" m'informò Katherine dopo aver bussato gentilmente alla porta, alzai lo sguardo dal computer e guardai la mia segretaria mentre una sensazione strana aveva iniziato ad insinuarsi nel mio stomaco.
"Puoi farla salire fra una decina di minuti, finisco una cosa e la farò accomodare" dissi pacatamente alla donna affacciata alla porta, la quale annuì con un sorriso come ad intendere di aver recepito gli ordini. Calpestare di nuovo il mio orgoglio era fuori discussione, non avrei più fatto nemmeno un minimo passo, così avevo passato la mattinata a scrutare attentamente le foto fatte in precedenza al corpo di ballo alla ricerca di uno stupido dettaglio, un capello fuori posto, una posa leggermente sbagliata, qualcosa, qualsiasi cosa che non andasse per far in modo di rincontrare la donna che, ancora una volta, si era presa gioco di me. Continuavo a guardarle, una ad una, quelle dov'era da sola, quelle in gruppo, quelle col tutù e persino quelle in tenuta casual ma niente... niente di niente, non c'era una sola cosa che non mi convincesse in quelle dannate fotografie. A volte detestavo il mio essere così precisa e minuziosa negli scatti.
"Signorina, permette?" la voce di Kate mi fece sobbalzare, era fuori la porta mentre con una mano faceva leva sulla maniglia aspettando che le dessi il permesso di entrare e probabilmente con lei c'era la persona che attendeva di essere ricevuta.
"Avanti" dissi massaggiandomi piano le tempie chiudendo per poco gli occhi dopo aver socchiuso il laptop.
"Ha bisogno di qualcosa, signorina?" sollecitò la mia segretaria evidentemente dall'interno del mio ufficio, avevo ancora gli occhi socchiusi e quando stavo per aprirli mi ritrovai a spalancarli alzandomi di scatto. Chi poteva esserci davanti a me se non Camila Cabello? Come avevo fatto a non pensarci, basilare direi... scomparire e riapparire a proprio piacimento, da lei, sicuramente.
"Un caffè ristretto, per lei, signorina?" dissi prima a Kate e poi con un finto sorriso a Camila.
"Sono apposto così, la ringrazio" disse con voce flebile storcendo di poco il naso.
La segretaria annuì con un sorriso ed uscì dall'ufficio chiudendosi la porta alle spalle. Era la resa dei conti, era il momento in cui avrei dovuto togliermi tutti i dubbi e le domande che mi frullavano per la testa, era un "ora o mai più". La vedevo lì, davanti a me, fine e bellissima come sempre. Indossava degli skinny neri con una felpa rossa col cappuccio, i capelli leggermente scombinati e gli occhiali ancora in volto. Sembravo pacata ma dentro stavo bollendo, un po' come una macchinetta del caffè quando questo sta salendo che se non abbassi la fiamma... boom, scoppia.
"Entra pure Katherine" dissi in risposta al toc-toc sulla porta che mi aveva distolta dai miei pensieri.
"Ecco a lei" disse la donna poggiando una tazza di caffè bollente sulla mia scrivania, ringraziai con un sorriso e lei si apprestò ad uscire.
"Beh Camila, accomodati pure" dissi con calma lasciandomi cadere a peso morto sulla sedia dietro di me. Fece come le dissi, si sedette proprio di fronte a me, mettendo le mani in grembo mentre giocava con le sue dira. Lo faceva quando era nervosa o in ansia, praticamente al liceo lo faceva sempre. Iniziai a tamburellare con le dita sul vetro della scrivania mentre aspettavo che la donna parlasse o che almeno mi guardasse. La mia espressione cinica probabilmente le incuteva ancora più pressione, forse per quel ghigno che lasciava intendere un "so già cosa mi dirai". Non staccavo gli occhi dal suo volto, leggermente chino. L'aria era pesantissima, respiravo la sua agitazione mischiata alla mia rabbia ed ero certa che lei facesse lo stesso.
"Allora, hai intenzione di dire qualcosa, non so... almeno dirmi perché sei qui? Sai, avrei da lavorare..." dissi freddamente ma allo stesso tempo con molta tranquillità cercando di incastrare i suoi occhi, cosa molto difficile date quelle lenti nere. Si bagnò le labbra con la lingua, schiarì la voce aggiustandosi sulla sedia e si passò una mano fra i capelli.
"Lauren..." iniziò, ispirò ed espirò con la bocca. Aveva chiaramente pianto, conoscevo ogni sfumatura della sua voce. Alzai le sopracciglia con un sorriso palesemente finto come a dirle "sì?", lei scosse il capo.
"Smettila di fare questa faccia, come se non ti agitasse il mio stare qui" disse con più decisione nel tono.
"Non sto facendo nulla Camila, sei tu che stai facendo tutto, a dir la verità" dissi alludendo ad altro ovviamente, mentre spingevo il peso all'indietro, facendo dondolare un po' la sedia.
"Quindi ho fatto tutto da sola... giusto" disse sorridendo ironicamente.
"Innanzitutto saresti così gentile da togliere questi occhiali? Sai, mi piace guardare negli occhi il mio interlocutore" dissi mantenendo espressione e tono. Lei fece come chiesto scuotendo il capo. I suoi occhi erano davvero gonfi... stavo quasi per tornare in me al pensiero che avesse pianto così tanto.
"Meraviglioso... ora sì che puoi continuare" dissi poggiando prima un piede e poi l'altro sulla scrivania.
"Non... puoi non trattarmi così, Lauren? Te lo chiedo per favore, non so come mi sto trattenendo dallo scoppiare in lacrime... per favore, smettila" disse non guardandomi, con un filo di voce.
"Vedi Camila, questo è il problema..." scesi i piedi dalla scrivania
"tu hai questa strana mania di controllare tutto, tutto schematizzato, tutto come dici tu..." feci il giro della scrivania arrivando davanti a lei
"tutto deve dipendere da te, girarti intorno come se fossi il fottuto sole e tutti gli altri solo... stupidi ed insignificanti pianeti..." mi appoggiai alla scrivania, proprio di fronte a lei
"ché tanto che saranno mai i sentimenti degli altri, l'importante è che il sole non si spenga, no?" dissi amaramente stringendo il vetro della scrivania con le mani.
"Io ti amo Lauren e questa è una delle poche cose certe della mia vita...." disse guardandomi negli occhi forse per la prima volta da quando era entrata, io risi amaramente buttando la testa all'indietro.
"Ma" poggiò istintivamente una mano sul mia mia e di colpo il mio sguardo andò sulle nostre mani che si sfioravano, di nuovo. Mi sentì destabilizzata per un momento al contatto. Poi fu un attimo, un minuscolo dettaglio, una cazzo di casualità e tutte le frasi non finite di Dinah iniziarono ad avere senso. Immediatamente ritrassi la mano alzandomi di scatto con una faccia probabilmente sconvolta. Camila si rese conto dell'errore che aveva commesso toccandomi proprio con quella mano e si alzò quasi immediatamente prendendomi il braccio.
"Che cazzo è quello, Camila?" dissi continuando a fissarle la mano mentre liberavo il mio braccio dalla sua presa.
"È il mio 'ma', Lauren" chiusi gli occhi ed inspirai. Cazzo, cazzo, cazzo. Era l'unica cosa che riuscivo a pensare mentre speravo di riaprire gli occhi e ritrovarmi nel mio letto con il cuore a mille, reduce da un incubo.
"Mi spieghi come cazzo ho fatto a non rendermene conto, Camila? Spiegamelo, cazzo!" urlai iniziando a gesticolare paranoicamente.
"Io..."
"Tu lo toglievi, ecco cosa Camila! Cazzo, ma che cazzo fai?!" continuai passandomi nervosamente la mani nei capelli. Ero incazzatissima ma più che altro delusa.
"Lauren..." continuò biascicando.
"Camila cazzo basta, finiscila di piagnucolare e concludi una cazzo di frase... ma che cazzo fai?! Cristo!" urlai praticamente a pochi millimetri da lei.
"Ho sbagliato Lauren, me ne rendo conto... me ne sono resa conto la scorsa volta a casa tua... ho capito che ti ho sempre amata e ti amo ancora e che se avessi continuato con questa cosa avrei mandato tutto a puttane e-"
"E poi non seguiresti i tuoi schemini del cazzo, vero Camila? Non avresti il tuo gran bel matrimonio con il tuo fidanzato che sicuramente sarà un milionario, non avresti i tuoi due? No, no, no ma che dico, i tuoi tre bimbi con quel magnifico sorriso che prenderebbero da te e... cos'altro? Ah, la casa dei tuoi sogni, lo yatch, la casa al mare e chissà che... E perché dovresti rinunciare a questo? Eh? Perché Camila Cabello dovrebbe rinunciare a tutto questo? Per il veri amore? Nah, non di certo. Camila Cabello non andrebbe mai contro mammina, non trasgredirebbe mai i progetti che Sinue ha fatto per lei... o almeno, non lo farebbe per Lauren Jauregui" dissi col mio fare sarcastico concludendo amaramente con le lacrime agli occhi.
"L-"
"No, non parlare, esci" dissi fermandola mentre le lacrime mi cadevano dagli occhi.
"Non è-"
"Ho detto vattene Camila, cazzo!" urlai, lei annuì deglutendo reprimendo i singhiozzi, mi continuò a guardare finché non giunse alla porta.
"Ricorda sempre che ti amo, Lauren... comunque e ovunque sia, il mio cuore appartiene a te" disse, provando la sua ultima arma, giocando il suo jolly, mentre poggiava la mano sulla maniglia.
"Non farti vedere più Camila, mai più" dissi guardandola dritta negli occhi con tutto il dolore e la rabbia che avevo in corpo. Lei si bagnò le labbra, portò gli occhiali al viso indossandoli, annuì e poi espirò con la bocca aprendo la porta per uscire. Non sapevo precisamente da dove avessi preso il coraggio di sputarle addosso tutte quelle parole ma mi sentivo con un peso in meno sullo stomaco e con la consapevolezza che Camila Cabello dal momento in cui quella porta si era chiusa alle sue spalle per me non sarebbe più esistita.

Note Autore:
Camila Cabello si farà da parte? Lauren riuscirà a superarla?

stay tuned

enjoy(:

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