CHAPTER XX

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CAMILA'S POV

''Corri, Camz, non ti fermare!'' le risate della donna che amavo riecheggiavano nel parco vuoto al sorgere del sole. Correvo, forte, veloce, inarrestabile. Non mi sentivo più le gambe ed il mio cuore era stranamente leggero, lei era davanti a me e rideva come se non esistesse null'altro a parte noi. L'erba era leggermente bagnata a causa della brina notturna che l'aveva rinfrescata. Era tutto perfetto, ora Lauren era abbastanza più avanti di me ma continuavo a vedere la sua silhouette. All'improvviso un'ombra. Una figura di spalle intralciò il mio sguardo, impedendomi di cogliere la donna che fino a pochi secondi prima era il focus dei miei occhi. Incalzai il passo e con esso anche degli enormi nuvoloni neri iniziarono a coprire il cielo. Correvo, urlando il suo nome. Ma l'ombra era più veloce di me. Non rideva più, non ridevo più. ''Lauren!'' urlai forte, sperando in un suo rimando ma non c'era più niente. Mi fermai, ero sola. Nemmeno l'ombra era più lì. Caddi sulle ginocchia e con le mani quasi strappai l'erba poco prima bagnata che era diventata improvvisamente arida. Urlai ancora il suo nome. Nulla. Mi voltai di scatto sentendo qualcosa alle mie spalle. Era lei, l'ombra. ''Lauren, dove sei? Salvami, ti prego!'' furono le ultime cose che dissi. Mi svegliai di soprassalto mettendomi immediatamente a sedere sul materasso, ero sudata fradicia e potevo sentire la fronte bollente senza nemmeno toccarla. Tirai un sospiro di sollievo capendo che fosse solamente un sogno. Sentì la gola secca deglutendo per l'agitazione così guardai il comodino sperando di trovarci il solito bicchiere d'acqua che per abitudine vi poggiavo, ma non ce n'era traccia alcuna. Sbuffai prendendo il cellulare, erano le sette del mattino di un'altra giornata che si preannunciava di merda. Mancavano esattamente sette giorni al mio matrimonio ed io ero dappertutto tranne che a Miami ad interessarmi dei preparativi assieme al mio futuro marito. In quel preciso momento ero in penthouse a Parigi, in post sbornia tra bollicine e superalcolici. Avevo passato la serata con Louis tra un bicchiere e l'altro, tra un club ed un altro. Lui era l'unico che potessi considerare volto amico, tra tutti i serpenti e le vipere che mi circondavano nella compagnia, ed era l'unico al quale avessi raccontato della mia storia, quella vera. Quella che non aveva nulla a che vedere con sorrisi e balletti, né con un matrimonio da copertina. Gli raccontai della diciottenne che non ero mai potuta essere, ma che continuavo a conservare dentro di me come un gioiello prezioso. Parlai di Lauren, del mio viaggio e di tutto quello che avevo lasciato e causato dietro di me. Anche John era parte del racconto, come del resto il matrimonio imminente. E lui mi parlo di Harry, che finalmente capì essere quell'amico di Lauren che ci presentò ad una cena, solo che Louis non lo sapeva. Scherzo del destino, pensai quando ne venimmo a capo. Certo che il mondo era davvero piccolo, quante probabilità c'erano che io incontrassi lui e lei incontrasse Harry? Non ero mai stata un genio della matematica ma la risposta era intuitiva: quasi pari ad impossibile. Comunque, mi alzai dal letto ed andai nell'altra stanza dove presi dell'acqua versandola in un bicchiere, mentre bevevo pensai a quanto fosse stato inquietante quel sogno. Ripensandoci capì che l'inizio era effettivamente un ricordo reale che avevo.

*flashback*

Back in Miami, about 4 years ago.

''Che ci facciamo in un parco vuoto all'alba, Lolo?'' chiesi sorridendole mentre passeggiavamo tra le querce.

''Vorrei che tu posassi per me'' disse fermandosi sotto un albero maestosamente grande, con una mano teneva la sua reflex che le pendeva al collo mentre con l'altra mi spostava una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Il suo tocco era magico, aveva il potere di mandarmi in trance.

''Ho vergogna'' dissi semplicemente, probabilmente arrossendo perché lei sorrise come ogni volta che avvampavo.

''Dai, Camz... è per un progetto!'' replicò cercando di convincermi facendo gli occhi dolci, alzai gli occhi al cielo sorridendo.

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