Chapter VI

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Lauren's POV
Mi svegliai con un incredibile mal di testa ed una fame insolita così mi alzai dal letto per andare in cucina. Aprì la porta della camera che cigolò lievemente, i miei passi scalzi riecheggiavano nell'enorme casa che sarebbe stata completamente vuota se Dinah non fosse stata mia ospite per quella settimana. Scesi al piano inferiore, il soggiorno era un disastro, c'erano stampe di foto ovunque e il laptop era ancora acceso sul tavolino contornato da tante bottiglie di birra vuote, mi passai sbuffando una mano fra i capelli e decisi d'ignorare il casino che avevo lasciato la sera precedente andando direttamente in cucina. Diedi uno sguardo al grande orologio in legno attaccato alla parete, erano appena le nove, aprì il frigorifero prendendo il succo d'arancia.
"Dinah, dannazione! Ma si può sapere che cazzo fai?!" quasi urlai sussultando mentre il liquido arancione aveva ormai formato una pozza intorno ai miei piedi.
"Hai visto un fantasmino, Jauregui?" disse la mia amica con uno sguardo che lasciava trapelare la risata che stava trattenendo, probabilmente per non urtarmi ulteriormente.
"Perché ti metti dietro la portiera del frigo mentre lo apro? Ti sembra normale, Dinah Jane?!" dissi ancora con le palpitazioni guardandola male prima di prendere uno straccio ed asciugare il disastro che avevo combinato.
"Hey amica, sei tu che non mi hai sentito arrivare!" disse facendo spallucce mentre accendeva i fornelli con una mano prendendo una padella con l'altra, scossi il capo sbuffando.
"Piuttosto... cos'hai combinato in soggiorno ieri notte?" chiese con il suo classico tono canzonatorio.
"Nulla di quello che la tua mente perversa sta immaginando..." risposi non guardandola mentre prendevo due tazze per il caffè dal mobile.
"Ho solamente... trovato dei video e delle vecchie foto in digitale e le ho stampate..." continuai mettendo una manciata di chicchi nella macchinetta che poi azionai.
"Mhh... hai saltato la parte divertente, Jauregui" disse lei aprendo due uova nella padella imburrata, io sbuffai.
"Okay, ho bevuto un po'... perché..." dissi passandomi una mano fra i capelli, non le avevo ancora raccontato di quello ch'era successo con Camila due giorni prima e non sapevo se farlo "...erano cose vecchie e... io mi sono arrabbiata e... e poi ho sbattuto tutto per aria" conclusi guardando per terra mordicchiandomi il labbro.
"Qualcosa mi dice che non ti sei arrabbiata per dei ricordi, anche perché è per questo che ami fotografare... ti piace immortalare la spontaneità del momento e poi rivivere il ricordo guardando i tuoi scatti... quindi non raccontarmi stronzate Jauregui, c'entra Camila... non è così?" disse DJ guardandomi prima di aggiungere del bacon nella padella.
"Qualcosa mi dice che hai parlato con lei, non è così?" dissi nel suo stesso tono andandole vicino incrociando le braccia, lei fece un sorrisetto.
"Touché" mi fece l'occhiolino portando la padella a tavola, io la seguì a ruota con i tazzoni colmi di caffè bollente.
"Quindi?" le chiesi.
Stavamo mangiando e la mia amica stava semplicemente ignorando la situazione, si comportava come se io non avessi appena scoperto che Camila le aveva parlato di quello che era successo con me. Invece di parlare con la diretta interessata, vai dalla sua migliore amica... ottima mossa Cabello, complimenti.
"Cosa?" disse masticando, fingendo di non capire.
"Dinah..." dissi guardandola male.
"Ah no! No, no Jauregui... assolutamente no! Non avrai da me le risposte che cerchi... scordatelo" disse scuotendo la testa mentre si portava la tazza alla bocca, io continuai a guardarla in cagnesco sperando che mi dicesse qualcosa.
"Cazzo Jauregui, ecco perché sei così sprucida!" disse con una faccia disgustata dopo aver bevuto del caffè che era amaro, perché così lo prendevo di solito, io ridacchiai.
"Hey! Non sono sprucida, piuttosto tu... sei una stronza!" dissi dandole uno schiaffetto sulla spalla.
"Non sono una stronza... sono come gli psicologi, segreto professionale!" disse alzandosi, io sbuffai rumorosamente per attirare la sua attenzione.
"Jauregui, hey... scherzi a parte, stalle alla larga, okay?" disse guardandomi con uno sguardo che non riuscii a decifrare mentre mi puntava il dito.
"Okay D... cos'è quello sguardo?" dissi alzandomi andandole in contro a braccia conserte.
"Laur, davvero... stammi a sentire. Per una volta, per favore" disse poggiandomi le mani sulle spalle.
"D, voglio sapere cosa ti ha detto" dissi iniziando ad innervosirmi.
"Non è mio compito dirtelo, mi dispiace Laur" disse mettendosi a fare i piatti.
"Non vuoi dirmelo? Va bene, allora me lo dirà lei... caccerà le palle e me lo dirà, perché io non sono il suo cazzo di giocattolo" dissi decisa, corsi di sopra a cambiarmi lasciando Dinah giù a blaterare cose che non ascoltai minimamente.
"Jauregui ti querelo se varchi quella porta!" urlò la mia migliore amica dal salone cercando di fermarmi.
"Si, si come no!" risposi io sarcasticamente sbattendo la porta dietro di me.

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