Chapter V

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Lauren's POV
"Signorina, siamo arrivati" disse scuotendomi piano la spalla il pilota del mio elicottero privato, mi stropicciai piano gli occhi facendogli un sorriso cordiale per poi togliermi le cuffie e scendere con un balzo dal mezzo prendendo il mio kit dal sedile. Passai la mano libera fra i capelli corvini sbuffando leggermente mentre, James Ross, dirigente della casa discografica per cui dovevo scattare, mi conduceva all'uscita del gate. Avevo dormito a malapena 3 ore e per tutto il tempo nella mia testa si era ripetuta un'unica scena: Camila che mi baciava. Non sapevo se fossi arrabbiata, frustrata, emozionata, contenta, ero tanto confusa ma seppur fosse passato molto tempo e fossimo entrambe cresciute, non potevo nascondere che quel bacio, per quanto casto e puro, aveva smosso qualcosa in me. In fondo era stato il mio primo vero amore, era inevitabile provare qualcosa, giusto?
Ma allo stesso tempo, chi diamine si credeva di essere? Tornare così e fare quello che le diceva la testa? Camila Cab-
"Signorina, mi sente?" chiese il signore in spiccato francese con un'espressione quasi offesa, ero così presa dai miei pensieri che non lo stavo minimamente ascoltando.
"Mh? Mi scusi, sono molto stanca... non la seguivo" dissi stampandomi un sorriso cordiale in faccia.
"Cosa mi stava chiedendo?" continuai entrando in una lunga limousine che era parcheggiata fuori la pista d'atterraggio.
"Le dicevo... suppergiù quanto ci mette per fare queste... foto?" ripetette l'uomo brizzolato con un tono superficiale seguito da una risatina.
"Beh dipende, non posso prevedere i soggetti da fotografare quanto tempo mi faranno perdere" dissi leggermente urtata, lui si accigliò.
"Come scusi?" chiese cinicamente.
"Ha sentito bene" risposi con un sorrisetto tagliente. Non parlammo più finché non arrivammo fuori la RossRecords, come diceva l'insegna fuori dall'edificio davanti il quale fummo fermati.
"Jauregui, questa è la mia casa discografica, si accomodi pure" disse lui ancora con quel tono arrogante aprendomi la porta in vetro, io gli feci un sorrisetto sarcastico ed entrai.
Dinanzi a me c'era un lungo corridoio con mattonelle in ceramica laccata bianca, alle pareti erano appesi tanti dischi, alcuni di platino, altri d'oro; c'erano molte stanze con microfoni e apparecchiature varie e alla fine del corridoio un ascensore in metallo lucido.
"I miei ragazzi ci aspettano sul tetto, ho pensato fosse più adatto per i suoi scatti" disse l'uomo con un sorrisetto, io semplicemente lo seguì nell'ascensore.
Al piano sovrastante c'era come pavimentatura dell'erba sintetica con dei faretti a mo' di sentiero. Guardandomi attorno mi accorsi che in lontananza si poteva ammirare la maestosa Tour Eiffel così subito pensai a come scattare ed iniziai a posizionare il cavalletto al posto giusto, mi maledissi per non aver portato almeno due/tre ragazzi del mio staff e le attrezzature necessarie. Dei ragazzi con un'aria molto altezzosa vennero verso di me guidati dal direttore, c'erano tre ragazze e quattro ragazzi. Grandioso, mi aspettava una bellissima mattinata, dissi tra me e me roteando visibilmente gli occhi.
"Signorina Jauregui, loro sono Lucas, Nick, Joshua e Mark, i miei diamanti" disse l'uomo indicando i quattro ragazzi di lato a lui.
"E loro sono Dana, Jess e Jennifer, le mie stelle" continuò indicando le ragazze con aria fiera. Lasciai la camera sul cavalletto, mi passai le mani sul retro delle cosce avvolte da uno skinny bianco strappato ed andai con un sorriso cordiale verso i ragazzi che erano poco distanti da me.
"Lauren Jauregui, direttamente da New York" dissi porgendo la mano che venne stretta da ognuno di loro.

Avevo iniziato lo shooting da una buona mezz'oretta ed i ragazzi, contrariamente alle mie aspettative, si erano rivelati niente male. La maggior parte di loro era partita davvero dal basso, soprattutto Mark che prima di firmare per la RossRecords si guadagnava da vivere suonando per strada. Stavo fotografando Jennifer quando vidi la ragazza bassina, Jess, guardarmi maliziosamente (come del resto stava facendo da mezz'ora a quella parte), quanti anni poteva avere, diciassette? Diciotto, esagerando? Scossi il capo sorridendo, cercando di allontanare il pensiero di usare quella ragazza per non pensare ad un'altra.
Scattavo foto semplici, niente d'impegnativo, del resto erano solo destinate a delle stupide riviste di gossip e compagnia bella, e schiettamente non mi andava granché d'impegnarmi al massimo. Quando lavoravo fuori sede era sempre scocciante, non potevo di certo portarmi tutto il set dietro quindi dovevo adeguarmi continuamente a ciò che chiedevano e questa cosa non mi era mai andata a genio, erano gli altri che dovevano stare a Lauren Jauregui, non il contrario.
Mentre fotografavo Dana, un lungo carrello imbandito di roba da mangiare uscì dall'ascensore spinto da un cameriere.
"Wow, cos'è tutta questa roba?" disse esaltato Nick mentre andava in contro al tipo che stava portando quell'affare alle mie spalle per non intralciare il "set".
"Un buffet offerto dal signor Ross" disse l'uomo che indossava una camicia bianca dentro a dei pantaloni neri.
"Lauren possiamo fare una pausa?" chiese Jess con uno sguardo strano ed un sorrisetto ammaliante.
"Ma avevamo appena..." provai a dire ma i ragazzi si gettarono sul cibo così sbuffai ed andai verso il banchetto.
In meno di venti minuti divorarono tutto, sembrava non mangiassero da una vita... e menomale ch'era gente ricca!
"Jauregui" stavo chiacchierando con Mark quando l'irritante voce del signor Ross pronunciò il mio nome, mi girai con un sorriso cordiale appiccicato alla faccia e vidi che accanto a lui c'era un uomo più o meno sulla trentina.
"Signorina, lui e mio figlio John... futuro proprietario del mio impero!" disse tutto fiero mentre l'altro mi porgeva la mano sorridendo.
"Lauren Jauregui, piacere di conoscerla" dissi sorridendo lievemente mentre gli stringevo la mano.
"Piacere mio... dammi del tu, credo siamo coetanei, no?" chiese con un sorrisetto. Coetanei, certo... come minimo avrai 10 anni in più, pensai.
"Oh beh... io ho ventiquattro anni" gli risposi come a far capire quello che stavo pensando.
"Ventisei" rispose lui, riferendosi a sé. Rimasi un momento perplessa ma decisi di ritornare allo shooting.
"Se vuoi scusarmi... dovrei ritornare allo shooting" dissi con un sorriso gentile, lui annuì sorridendo.
"Ragazzi! Ricominciamo..." dissi attirando l'attenzione dei cantanti mentre controllavo l'obiettivo.

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