CHAPTER XII

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CAMILA'S POV

Aprì lentamente gli occhi sentendoli fastidiosamente pesanti, i cristallini ci misero qualche secondo in più per mettere a fuoco la stanza in cui mi trovavo mentre sentivo la bocca impastata con un retrogusto di ferro amaro. Sbattei le palpebre più volte per velocizzare il meccanismo di accomodamento che dopo poco mi consentì una visione tutto sommato limpida dello spazio intorno a me. Subito portai lo sguardo sul mio corpo, istintivamente verso il punto che mi infastidiva, poco a sinistra del ventre, appena sul fianco e quasi simultaneamente toccai lì con la mano, sulla quale notai una farfallina collegata ad una flebo che trasportava, probabilmente, una soluzione di sali minerali. Seguì con lo sguardo tutto il percorso del piccolo tubicino di plastica, fino alla sacca appesa ad una staffa, poi ritornai sul punto indolenzito tastando piano con le dita. Due tocchi leggeri sulla porta della camera fecero in modo che i miei occhi si puntassero in quella direzione e quasi immediatamente si aprì, senza che io proferissi parola, lasciando trasparire la figura di Dinah che subito venne verso di me.

''Hey Mila, finalmente sei sveglia... è durato molto l'effetto dell'anestesia vedo..'' disse ridendo leggermente, io ricambiai il sorriso anche se non avendo compreso appieno quanto detto siccome ancora evidentemente stordita.

''Vieni qui, bevi un po' d'acqua'' disse le mia amica mentre mi aiutava a mettermi seduta.

''Grazie D'' risposi, parlando per la prima volta, prima di bere tutto d'un fiato.

''Vacci piano, non è mica tequila eh!'' disse scherzando, io risi lievemente scuotendo la testa.

''Ch'è successo? Dopo lo sparo, intendo... come faccio ad essere qui? L'ultima cosa che ricordo è che i soccorsi tardassero ad arrivare...'' dissi schiarendomi un po' la voce mentre guardavo la ragazza ora seduta accanto a me. Spostò lo sguardo verso terra, per un breve millisecondo, poi mi guardò.

''Hm... poi sono arrivati, Camila. Questo è l'importante, no?'' rispose affettuosamente accarezzandomi la mano, io annuì.

''Ho cercato di tamponarti la ferita il più possibile finchè non sono arrivati, ti hanno portato qui ed operato d'urgenza ed hai dormito per un giorno intero'' continuò, facendo un riassunto dell'accaduto sotto il mio sguardo attento.

''Almeno ho dormito per più di due ore di fila...'' dissi abbozzando un sorriso, lei lo ricambiò ma subito la sua espressione si corrugò mostrando preoccupazione.

''Senti Mila... hai idea di chi sia potuto essere? Di come sia stato possibile?'' chiese nel modo più dolce possibile.

''Non lo so D'' dissi sinceramente, scuotendo il capo. Lei sospirò per poi continuare.

''Va bene, se ne occuperà la polizia... appena ti senti un po' meglio chiamo gli agenti per la tua deposizione, okay?'' io annuì. Era successo tutto così rapidamente, un attimo prima ero nel mezzo di un grand-jetté e quello dopo distesa a terra con un proiettile in corpo. Ricordo Dinah alzarsi di scatto dalla sedia della prima fila per correre da me, ricordo il teatro girare e le sue azioni procedere a rallentatore. Ricordo la mia amica saltare giù dal palco per prendere un cellulare e chiamare soccorsi. Pronto, 911? C'è una persona ferita all'American Ballet Theatre, correte! La sua voce tremante. Ricordo il sangue che non si fermava e DJ che provava a farmi restare vigile mentre le immagini della mia vita mi scorrevano davanti. Camila! Camila, cazzo resta sveglia! Non puoi morire... Camila! C'era davvero tutto: Miami, il liceo ed i nostri spettacoli, Lauren, il nostro posto segreto e il primo bacio, il primo litigio, poi l'aereo e LA, il college... Poi gli occhi pesanti, la saliva al gusto di ferro, il silenzio assoluto. Poi buio. Vuoto.

''Avanti'' sentì la voce della mia migliore amica ma a riportarmi alla realtà fu la figura che vidi entrare e che a passo lento veniva verso di noi, verso di me.

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