47.

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Namjoon's pov

In quel momento il soffitto bianco della mia camera sembrava la cosa più interessante che avessi mai visto. Ero sul quel letto da almeno un'ora e la mia mente era occupata da una sola persona. Seokjin.
Riuscivo a vedere il suo sorriso, i suoi occhi castani, il suo bellissimo viso. Potevo sentire la sua risata rimbombarmi in testa come se lui fosse lì presente. In questi ultimi giorni avevo pensato molto a quello che era successo e parlando con i ragazzi mi ero reso conto che forse era arrivato il momento di decidere cosa volessi davvero.

Pensavo a Mina, a quei giorni passati a sorridere con lei. Era una ragazza stupenda, intelligente e piena di energia e mi piaceva, mi piaceva davvero tanto. Anche se, dal giorno in cui ho potuto assaporare le bellissime e carnose labbra di Seokjin, quando baciavo lei non provavo più le stesse emozioni che provavo prima. So di essere uno stronzo a pensare a questo, ma se il mio pensiero fisso era Jin e non più lei, se mi piaceva così tanto da mandarmi la testa in confusione allora inutile mentire a me stesso.
Sapevo ciò che volevo, ci avevo già pensato abbastanza ed ero sicuro della mia scelta. Volevo stare con Seokjin.

Presi il cellulare e mandai un messaggio a Mina dicendogli di incontrarci al parco. Dovevo prima lasciare lei per poter stare con lui. Sarà difficile e sarò anche uno stronzo, ma devo farlo. È quello che voglio.

Mi alzo dal letto e prendo il cappotto lasciato sulla sedia e senza pensarci due volte mi decido ad uscire di casa ed incontrare la mia quasi ex ragazza.

Mentre camminavo lungo la
strada affollata di gente, pensavo alle giuste parole da dirle. Non sapevo bene cosa ne sarebbe uscito fuori da tutto ciò, l'unica cosa che certa era che lei mi avrebbe odiato.
Arrivai al parco e misi seduto su una panchina sotto i piedi di un albero. La brezza fredda mi faceva venire i brividi e la pelle d'oca. Osservavo la gente che si trovava lì. Il parco come sempre era pieno di famiglie che portavano i loro bambini a giocare in quel piccolo spazio pieno di altalene, scivole e molto altro. Sentivo i bambini urlare, ridere e divertirsi fra loro. Sentii un bambino piangere perché si era sbucciato un ginocchio.
Avvolte ripenso a quando ero piccolo e a quanto mi mancassero quei giorni. Dove l'unico mio pensiero e dolore era una piccola ferita causata per la caduta dall'altalena. Poggiai la testa sullo schienale della panchina, portai i capelli all'indietro e chiusi gli occhi, beandomi di quelle brezza fredda che sfiorava il mio viso.

Sentii un dolce profumo invadere le mie narici, lo avrei riconosciuto anche da un kilometro di distanza, il solito profumo che indossava Mina, il suo preferito e di cui andavo matto. Aprii gli occhi voltando un po' il capo verso la sua direzione. Era in piedi davanti a me. Alta, capelli lunghi e neri. Si stringeva nel suo enorme giaccone rosa e il suo sorriso era un po' forzato. Forse aveva capito qualcosa, magari sapeva il motivo per cui si trovava qui, e come dargli torto? Ultimamente mi comportavo in modo strano con lei.

«Ciao Joon» disse lei sedendosi accanto a me, ma mantenendo comunque un po' di distanza. Aveva sempre usato quel nomignolo con me e anche se non lo apprezzavo molto la lasciavo fare solo perché a lei piaceva.

«Ciao Mina» mormorai io sorridendo tristemente. La guardai per qualche secondo. Aveva l'aria triste e stanca e non sembrava volesse essere qui con me. Guardava dritto davanti a sé, osservando due bambini che si rincorrevano fra loro.

«Sono adorabili, non trovi?» disse lei sorridendo teneramente a quella scena.

«Si, molto» guardai i bambini per poi riposare lo sguardo verso di lei.
«Senti Mina...» mi rimisi composto, alzando il capo e guardando davanti a me «Ti ho fatto venire qui perché volevo parlarti» dissi quasi in un sussurro.

Don't hate me. Love me. ~ KOOKVWhere stories live. Discover now