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Maya era disorientata.
Quell'uomo di ghiaccio la spiazzava.
Quegli occhi freddi e inumani parevano non andare d'accordo con quello che diceva e sentiva.

Quando lo aveva incontrato per cena, aveva captato un chiaro, anche se leggero, sentore di paura in lui.
Ma subito era sparito.

Poi sentiva l'accelerarsi del suo cuore quando lo guardava.
Ma spariva subito anche quello.

Certo, lei non aveva molta esperienza con le persone, dato ne aveva sempre frequentate poche e poteva affidarsi solo ai suoi istinti, ma questo Ivan la incuriosiva.

Stava per perdere il controllo parlando della morte di quella guardia e lui, di nuovo, si era agitato e profondamente intristito.
Ma dopo un minuto, si era ripreso.
Calmo, controllato.
Come un automa, un robot che tornava in carreggiata rapidamente e senza sbavature.

Non aveva mai incontrato qualcuno così.
Da una parte però, doveva ammettere che era quasi rasserenante.
Sapeva controllarsi.

E ora, le diceva addirittura che avrebbe potuto tornare a casa tranquilla...?
Un discorso onesto e sincero, a quanto pareva, ma fatto dalla stessa persona che l'aveva braccata come un animale e cercato di rapirla a forza con guardie armate.

Ma come poteva tornare a casa tranquilla?
Lo scopo finale, se era la verità, avrebbe voluto dire molto per l'umanità intera.
Bisognava vederci chiaro.

Ma soprattutto... Se avesse potuto conoscere altri suoi simili?
Questa era la domanda che le bruciava nella gola.

Aveva giocato davvero bene le sue carte, disse fra sé e sé guardandolo.
Appena lo aveva conosciuto aveva pensato che quel suo viso d'angelo non si accordasse minimamente col suo carattere.
Le ricordava vagamente il personaggio di un film sul nazismo che aveva visto molto tempo prima.
Bello e crudele, capace di fingere sentimenti e candore all'occorrenza.
Doveva rimanere davvero vigile in sua presenza.

'Mostrami' gli disse.

Lui alzò gli occhi e la guardò.
Le fece un lieve cenno affermativo con la testa, poi si mise in piedi e andò verso il fondo della biblioteca, sotto la scala del soppalco.

Lei lo seguì in quella porzione di stanza che non aveva mai visto.

Una doppia porta in acciaio si apri' con un bip grazie all' l'impronta della sua mano su un visore sulla sinistra e rivelò un ascensore.
Salirono.
C'era un lievissimo odore da disinfettante, difficile da cogliere persino per lei vicino all'odore di Ivan, che era fresco, come di agrumi, vetiver e menta.

La discesa fu breve e appena le porte si aprirono, Maya fu investita da un odore del tutto diverso.
Non lo aveva mai sentito, ma era come se fosse familiare.
Certo, era nascosto sotto disinfettanti, acciaio, garze e odore di altre persone, ma in sottofondo aleggiava molto chiaramente.
Davanti a sé si apriva uno spazio molto ampio in cui rilucevano macchinari vari, laboratori chiusi da vetri trasparenti, ma nessuno in giro.

Ivan fece un passo insieme a lei fuori dall'ascensore, ma rimase zitto mentre lei si guardava attorno.

Senza attendere, Maya decise di seguire la traccia.
Iniziò a camminare nel corridoio centrale fra laboratori piccoli e grandi, stanze chiuse e tendine da isolamento tirate.
L'hangar era enorme, i soffitti in lamiera alti almeno 6 metri, ma proprio per questo gli odori si spandevano bene.

Verso la fine del corridoio, vide che le pareti divisorie non racchiudevano laboratori, ma piccole stanze dall'aspetto di asettici monolocali.
In quelli, gli odori erano più rarefatti, ma ne percepi' altri ancora.
Ma la fonte della sua scia era in fondo, davanti a lei, nell'ultima stanza in fondo al corridoio.
Un momento.
No, erano due.
Due molto simili che si accavallavano.
Uno era più forte e uno più delicato.

Quando arrivò in fondo, vide che in realtà, le stanze erano due, contigue.
Due piccoli monolocali separati, dalle pareti bianche, porte trasparenti ed erano gli unici chiusi da un soffitto.

L'emozione stava per praticare un buco nello stomaco di Maya.
Con cautela si avvicinò.
Le due porte di accesso erano vicinissime, le separava una parete.

"Aspetta, Maya" le disse Ivan.
Lei si girò di scatto.
"Non credevo li trovassi così in fretta"
"Chi? Chi sono?" chiese lei col cuore in gola.
"Vieni con me e ti spiegherò tutto. Vuoi?" le chiese porgendole una mano.

Maya continuava a guardare quelle porte, poi Ivan, poi di nuovo le porte.
Lui aveva ingentilito la voce, ma lei non poteva trattenersi.
Forse a pochi passi c'erano due suoi simili!
Non sapeva se gioire o essere impaurita: sarebbero stati ostili? Erano allo stato selvatico?
Forse Ivan aveva ragione e doveva pazientare.

Lo guardò intensamente.
Era arrivato il momento di fidarsi di lui per la prima volta e stringendo i denti e i pugni fece un respiro profondo.

Le linee paralleleWhere stories live. Discover now