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Ivan non era frustrato per il fatto di non poter fumare, anche se erano ben tre ore che non si accendeva una sigaretta.
Era in uno stato che definire strano era poco.
Non voleva fumare, non voleva darle fastidio mentre era svenuta e giaceva sdraiata nel sedile della lussuosa auto, davanti a lui.

Appena atterrati un suo compagno l'aveva presa all'improvviso alle spalle piantandole una siringa ipodermica nel collo e iniettandole un sedativo.
Era stato costretto a farlo, visto che lei aveva rifiutato sia cibo che acqua durante tutto il viaggio.

La destinazione e la strada per arrivarci dovevano rimanere un segreto, cosi' come le sue possibilita' di andarsene da essa una volta arrivati.

Ma quando l'ago era penetrato nel suo collo era stato assalito da una sensazione di nausea inaspettata, che ancora non era sparita.
E la guardava intensamente, ora che era inerme davanti a lui.
Guardava i suoi occhi chiusi, i suoi capelli sparsi sul sedile, la posizione scomposta delle sue gambe fasciate da quei jeans elasticizzati vecchi e lisi.

Si stava preoccupando per se stesso.
Non sapeva perche' reagiva in questo modo, ne' perche' continuava a fissarla stregato desiderando di poterla toccare.
Era una rivoluzione lei o il suo caso?

Allungo' una mano inclinandosi in avanti, ma la ritrasse subito mettendola in tasca.
L'abitacolo era diviso da un vetro oscurato fra guidatore e passeggeri, ma lui temeva comunque di essere visto.
Come avrebbero giudicato il suo gesto?
Sicuramente come una debolezza e le debolezze in genere intaccavano la determinazione come un cancro.
Lui non era mai stato debole ed era salito al vertice proprio grazie alla sua spregiudicatezza e tenacia.

Con un sospiro si addosso' allo schienale e si sforzo' di guardare fuori.
Mancava poco all'arrivo, dieci minuti al massimo.

Prese un bicchiere e un mignon di cognac dal piccolo mobile bar alla sua destra e per farlo si sporse in avanti.
La sua mano sinistra sembro' fare a modo suo e, lesta, le tocco' i capelli, prendendo fra due dita una ciocca, come per studiarla.

Mentre era assorto, un 'bip' lo fece riscuotere.
Il vetro divisorio si abbasso' di due centimetri e lo sguardo dell'autista lo trafisse mentre in tedesco, gli annunciava che stavano entrando nella proprieta'.

Si senti' colto in fallo, nel profondo, anche se sapeva che l'autista non poteva aver visto nulla di incriminante ne' tantomeno nessuna emozione simile dipinta sul suo viso.
Gli rispose secco, perche' si sentiva come un ragazzino in quel momento e la cosa lo infastidiva.

Il vetro si richiuse e i suoi occhi andarono subito a lei, che sarebbe stata inerme ancora per un'ora circa, secondo la dose calcolata di farmaco.

Ivan non vedeva l'ora di mostrarle quello che aveva fatto preparare per lei, con tanta cura.
Perche' questa volta l'esperimento sarebbe stato diverso.
Non poteva condurlo con la solita procedura, lei non era il solito soggetto.

Lei era Il Soggetto.
Bisognava darle fiducia, per riceverne,si disse.
In fondo e' una donna, si disse.
La sua psicologia ricade comunque in schemi ancestrali completamente prevedibili e accentuati dal suo stato di solitudine protratta.
Aveva studiato meticolosamente i meccanismi mentali , la psicologia, ed era pronto.

Pronto a un esperimento mai provato prima.

Accattivarsi la sua amicizia.

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