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"Aspetta, cosa..?"
"Qualcuno sta tentando di introdursi qui...in questo momento sta forzando il portone!" disse Maya urlando sottovoce.
Fecero silenzio entrambi per un momento e Maya in punta di piedi apri' piano la porta di casa di uno spiraglio: da sotto venivano rumori di scasso,anche se attutiti.
Glauco spalanco' gli occhi ancora di piu', poi la sua espressione si raffreddo' rapidamente, mentre scrutava la stanza attorno a se'.

Prese velocemente in cellulare dal tavolino "Fai il 113" le intimo' porgendoglielo, mentre agguantava il pesante vaso dal tavolino dell'ingresso.

Improvvisamente i rumori al portone cessarono e udirono il cigolio di cardini: qualcuno stava entrando.

Maya non sapeva che fare e i suoi pensieri correvano veloci, ma il suo personale campanello d'allarme suonava a distesa.
Aveva digitato il 113, ma non riusciva a spingere la cornetta verde per far partire la chiamata.

Glauco era appiattito dietro la porta di casa di Maya.
Con due dita apri' la porta ancora di piu' e ascolto'.
Dei passi pesanti si udivano farsi strada nell'androne di ingresso, poi una pausa.
E niziarono a salire le scale lentamente.

Glauco penso' all'anziana signora del piano di sotto, che soffriva di insonnia e non avrebbe saputo come difendersi in caso il ladro si fosse introdotto a casa sua.
Spero' che la polizia arrivasse in fretta.

Ma i passi dell'estraneo non si fermarono al primo piano, non fecero neanche una pausa, e continuarono a salire verso il secondo pianerottolo.
Glauco strinse il vaso fra le dita che iniziavano a sudare e trattenne il respiro.

L'ultimo passo che si appoggio' all'ultimo gradino fu l'ultimo e il tizio si fermo'.
Il pianerottolo era piccolo, circa 3 metri quadrati, con la porta di casa di Maya sulla destra, quella di casa di Glauco sulla sinistra e in fondo solo due vasi di beniamino illuminati dal piccolo lucernario soprastante.

Quindi perche' si era fermato? penso' Glauco.
Era forse indeciso su quale appartamento tentare di forzare prima?

Dato che non sopportava l'attesa e il vaso stava quasi per scivolargli dalle mani, Glauco decise di uscire e prenderlo di sorpresa in modo da spaventarlo e forse farlo fuggire: prese un respiro e...
In quel momento le sirene della polizia si udirono chiaramente.

Tutto fu molto veloce.
Glauco usci' brandendo il vaso nell'attimo in cui lo sconosciuto si precipito' giu' per le scale.
Senza sapere per quale motivo lo insegui' giu' per le scale, scalzo, tentando di fermarlo.
Arrivati all'ultima curva delle scale prima dell'androne, Glauco tento' di prenderlo per la maglia, ma lui riusci' a divincolarsi e a fuggire un attimo prima che la polizia arrivasse davanti al marciapiede.

Un paio di agenti scesero dall'auto e uno provo' a inseguire il fuggitivo, ma senza risultato.
Dopo una mezz'ora di resoconto dettagliato, qualche foto degli agenti al portone forzato e un te' a casa della Baroni del primo piano per aggiornarla e tranquillizzarla, Glauco torno' di sopra.

Pensava di averla lasciata da sola troppo a lungo, ma era strano che lei non fosse nemmeno scesa.
La sua porta di casa era ancora aperta.
Quando lui entro', non la vide; i piatti erano ancora li' dove li avevano lasciati e una corrente d'aria gli scosto' i riccioli neri dalla fronte.

"Maya?" chiamo' avanzando lentamente, ancora scalzo.
Alla sua destra stava la modesta cucina, vuota.
A sinistra, sotto a un arco di mattoni, si accedeva al salotto/ studio da cui si poteva arrivare anche alla camera da letto e al bagno.
In fondo,davanti a lui, una piccola stanzina serviva da ripostiglio, come a casa  sua.
La differenza era che lei aveva un terrazzo in sala, mentre lui l'aveva in camera da letto.

Comunque lei non si vedeva.
Ando' alla porta della camera da letto e busso' piano "Maya? Posso entrare?".
Aprendo la porta vide solo il grande letto a due piazze in ordine, l'armadio blu notte, e la finestra leggermente aperta.
Lei una volta gli aveva detto che detestava tenerla chiusa, mentre dormiva.
Rimaneva il bagno.

Busso' a quella porta.
"Maya? Tutto bene? Sei li'?", ma nessuno rispose.

Grattandosi la testa, Glauco spinse la porta.
Il bagno era lindo e pulito: piastrelle verdi e azzurre, asciugamani in tinta, la tenda alla finestra svolazzava quindi anche li' la finestra era aperta.
Ma nessuna traccia di Maya.
Incuriosito e preoccupato fece per girare sui tacchi, quando,con la cosa dell'occhio, un particolare rubo' la sua attenzione.

Sotto la finestra una lunga piuma marrone striata di nero e bianco giaceva a terra.

Le linee paralleleWhere stories live. Discover now