7.

28 3 0
                                    

Fu un attimo,un lampo.

Qualcosa come un'improvvisa fitta allo stomaco e a Glauco cadde il bicchiere di mano andando a rovesciare il contenuto sul tappeto.
Sapeva che qualcosa era successo,a Maya, aveva paura. Incurante dell'orario si tolse la coperta di dosso e a piedi scalzi uscì dalla porta per andare a bussare alla sua, dirimpetto.
Si fermò con la mano a mezz'aria per l'imbarazzo; come le avrebbe spiegato la cosa?
Le avrebbe detto che aveva avuto una sensazione tenendo addosso la sua coperta?

Trattenne il respiro un attimo.
E decise.
"Bang,bang,bang,Maya!! Sei lì? Tutto bene?"
"Maya!"
Silenzio.
Solo il freddo marmo del pianerottolo sotto i suoi piedi e il battito attutito del suo cuore nelle orecchie.
"Bang,bang" provò di nuovo sulla porta, a mano aperta.
Nulla.

Tornò in casa, barcollando, indeciso.
Guardandosi allo specchio nel suo ingresso pensò che forse era meglio non esser visto in quelle condizioni: lunghi capelli scuri arruffati, maglietta sporca,barba lunga e occhi annebbiati e segnati dalla preoccupazione.

Era stranito, nervoso e preoccupato.
Forse era tornata in quella clinica, si disse. Ogni tanto gli aveva detto che ci tornava, per continuare la terapia per l'agorafobia di cui soffriva.

Sospirando tornò sul divano, guardando fuori dalla finestra. Il senso di panico provato prima non era ancora sparito.
Guardò la coperta fatta a maglia di lana gialla, regalo di lei.

Da qualche tempo le sue visioni si erano fatte più insistenti,fastidiose  e difficili da 'spegnere' con l'alcol.
Si era reso conto che poteva avere qualche 'sensazione' non solo toccando le persone,ma anche gli oggetti appartenuti ad esse, se erano stati toccati da loro per un lungo periodo di tempo.
Ci mancava solo questo. Non era abbastanza lo sforzo che faceva per non essere 'flashato' da immagini e visioni toccando chiunque,ora ci si mettevano anche gli oggetti.

Certo, il dono costituiva la sua principale fonte di reddito, visto che i 'sensitivi' così precisi erano davvero rari. Con un semplice passaparola, di era sparsa la voce, ed erano 3 anni che viveva di questo.
Già 3 anni. 3 e mezzo dall'incidente che lo aveva causato.

Guardò  il tappeto ai piedi del consunto divano.
Lo arrotolo' con pazienza e lo mise da parte, contro il muro, vicino alla porta d'ingresso.
L'indomani lo avrebbe buttato, tanto valeva comprarlo nuovo.
Lui non era uno che puliva o faceva lavori di casa; i soldi non gli mancavano né per le necessità né per i divertimenti.

Cosa doveva fare, quindi?
Provare a dormire? E Maya?
Pensava molto a lei già normalmente e adesso non sapeva decidersi. Poteva chiamarla per sentire se andava tutto bene.
E dirle il perché pensava il contrario?
Lei faceva la misteriosa e lui doveva dirle tutto? In questa maniera?
In fondo era per questo che la loro conoscenza non andava avanti. O perlomeno perché si era interrotta. Lei si chiudeva,costantemente.
Sembrava avere il timer; un attimo sembrava amichevole e tranquilla e l'attimo dopo pareva guardarti attraverso.

Basta. Decise che non gli importava.
Prese il cellulare,chiamò il suo numero dalla rubrica e premette la cornetta verde.

Le linee paralleleWhere stories live. Discover now