23.

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Il cellulare trillo' in maniera discreta.
Ivan lo prese dalla scrivania e lo accosto' all'orecchio, ma non disse nulla.
"Ok" fece dopo pochi secondi e riaggancio'.
Si accese una sigaretta e si alzo' per andare ad aprire la finestra dello studio: l'orologio a parete alle sue spalle segnava le 2.00 di notte precise.

L'aria della notte era fredda e la serata silenziosa.
Lui si assaporo' la fumata mentre si appoggiava al davanzale a mani unite davanti al viso.

I lampioni bassi della strada davanti a lui e sotto i portici illuminavano solo la strada, quindi lui non poteva vedere i due occhi giallo ambra che lo scrutavano molto attentamente dal tetto dell'edificio di fronte.

Il grande gufo reale era appostato su un tetto di tegole, immobile.
Osservava l'uomo biondo alla finestra e quello che la stanza dietro di lui conteneva: computer, schermi, uno schedario.
Da uno degli schermi si vedeva chiaramente la panoramica di diverse strade, incroci, portici ovviamente vuoti a quell'ora di notte.
Era stata poca la strada che aveva dovuto compiere per arrivare fino a li', circa 300 m in linea d'aria, ovviamente.

Un uomo vestito di scuro aveva corso fino a due strade piu' indietro, poi si era tolto il passamontagna nero, se lo era messo in tasca e aveva assunto un passo tranquillo, da normale passante.
Si era recato nella palazzina del biondo misterioso, aveva lasciato qualcosa nella buca delle lettere e poi si era diretto poco distante, in un appartamento in una lurida palazzina, sopra una pizzeria.

Da li' il gufo aspettava, guardava.
La finestra da dove l'uomo fumava era quella che dava sulla strada, sopra al bidone dell'immondizia.
Subito accanto c'era l'ingresso della palazzina, con una tettoia in cemento e sei campanelli di cui solo uno col nome sopra.
'Petelin'; forse russo o comunque slavo.

L'uomo fini' di fumare, spense il mozzicone nel posacenere sul davanzale e torno' dentro, chiudendo la finestra.

In quel momento il gufo apri' le ali e plano' in silenzio.
Giro' intorno all'edificio un paio di volte, prima di tornare al nido.

Le linee paralleleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora