33.

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La luce di mezzogiorno entrava dalla porta finestra della sala.
Illuminava due corpi abbracciati, seminudi, distesi e abbandonati nella paralisi del sonno avvolti da una trapunta grigia.
I capelli di lei erano scompigliati in mezzo ai cuscini candidi, e la mano di lui la cingeva in vita, come se non volesse farla scappare mentre i loro vestiti erano abbandonati sul pavimento tutto attorno.

I loro respiri avevano la stessa cadenza, lo stesso ritmo.
I rumori della foresta al di fuori dei vetri giungevano attutiti, lontani; qualche cinguettio, una folata di vento, una macchina che passava in lontananza...il crepitio di un ramoscello che si spezzava piano.

L'orecchio sinistro di Maya subito ebbe uno scatto e lei apri' un occhio istantaneamente.
Fu rapidissima a scattare in piedi e a mettersi in posizione a lato della finestra.
Glauco si uni' a lei ancora annebbiato dal sonno, ma in allarme.
La guardo' senza parlare mentre la vedeva ritirarsi nell'ombra,accanto alla porta d'ingresso.

Maya lo sapeva: si stavano avvicinando ed erano qui per lei.
Il suo cuore batteva forte mentre sentiva la rabbia crescere alla bocca dello stomaco: non avrebbe quindi mai avuto la possibilita' di essere felice, di stare tranquilla? Proprio adesso che....

Dai rumori potevano essere almeno in due ed erano cosi' vicini che sentiva battere i loro cuori, anche se poco.
La rabbia aumento' quando capi' da un 'clik' che erano anche armati.
Doveva proteggere Glauco, a tutti i costi.
Ma come? Doveva pensare in fretta,ma la rabbia cresceva, cresceva come un'onda che le risaliva l'esofago velocemente.

Le sembro' di rimettere, con un violento conato che la squasso' improvvisamente.
Al primo conato ne segui' un altro e un altro ancora e lei pote' solo abbandonarsi, con la pelle d'oca, a quella sensazione.
Le venne da aprire la bocca al massimo, ma non usciva nulla.
Sentiva solo un dolore alla mascella, alle spalle, come se qualcosa volesse uscire da lei, ma non trovasse la strada.

Glauco era paralizzato, non sapeva che fare.
"Maya...tutto bene?" le chiese nervoso mentre cercava qualcosa nello zaino in fretta e furia.

Ma si fermo' subito quando senti' un ringhio basso, arrabbiato che proveniva dall'angolo buio dove si era rintanata poco prima.
A lui si gelo' il sangue nelle vene.

"Maya..." fece appena in tempo a dire, prima che un oggetto metallico rompesse il vetro depositandosi ai suoi piedi.
Una bomboletta.

Ancora prima di capire cosa fosse, Glauco aveva tirato fuori la mazza da baseball dallo zaino e l'aveva prontamente rimandata al mittente mentre scattando in avanti, ando' a piazzarsi con la schiena al muro accanto alla finestra.

Si aspettava che entrassero dalla finestra, ma con orrore vide che stavano cercando di forzare la maniglia della porta principale, invece.

La serratura scatto' improvvisamente e un uomo vestito di nero entro' nell'ingresso con una pistola davvero grossa in mano.
Lo guardo' negli occhi, gli unici lasciati fuori dal passamontagna, mentre pensava, sgomento, che pistola batteva mazza.

L'intruso si avvicino' a passi lenti, tenendo in alto la pistola, ma stranamente non puntandogliela addosso.
Invece il suo compare fu piu' lesto, entrando dalla porta finestra e assestandogli un colpo alla testa prima che lui potesse provare a farlo per primo.

Glauco cadde a terra in maniera scomposta, ma i due uomini non se ne curarono affatto.

Il secondo che era entrato si diresse subito nella camera da letto mentre l'altro chiuse l'uscio alle sue spalle con la mano libera dall'arma.

E fu proprio quella che il lupo grigio uscito dall'ombra azzanno' con la velocita' di un falco.
Ringhiando e artigliando si attacco' alla mano, per poi passare rapido al collo .

La perdita di sangue fu rapida e la mano con la pistola perse subito forza.
Il suo compare arrivo' subito gridando "Kurt!", ma il lupo gli si avvento' contro senza attendere che sfoderasse qualche altra arma, puntando subito alla gola.

Il sangue schizzo' copioso mentre la bestia mordeva a piu' riprese, senza fermarsi.

Quando anche lui giacque a terra morto, il lupo si lecco' le fauci grondanti sangue, annusandone le vesti, le armi, con metodo.

Annuso' anche il corpo svenuto di Glauco, per accertarsi che il cuore battesse ancora e gli lecco' un lato del viso ancora e ancora, emettendo guaiti sperando di svegliarlo.

Le linee paralleleWhere stories live. Discover now