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"E quindi di che cosa hai bisogno?" chiese Maya.
Il pallido sole del primo pomeriggio aveva iniziato a entrare dalle finestre e lei si stava affrettando a chiudere un po' gli scuri in legno per creare un ambiente piu' rilassante per Glauco.
Lui si sedette sul divano grigio e incrocio' le gambe fasciate dai jeans stinti sotto di se', si tiro' su le maniche del maglione blu sugli avambracci e sembro' assumere un'espressione pensosa.
"Non avevo mai notato che qui da te e' molto silenzioso" fece.
"Vetri anti rumore" disse lei.
Lui ci penso' su un attimo "ah, gia', per una che ci sente tanto bene...giusto".

Fece per mettere i mozziconi su un piattino, ma lui "No, ferma, lasciali nella bustina. Meno cose tue devo toccare  meglio e'. Non so ancora se funzionera', ti avverto, ci ho provato solo una volta a farlo volontariamente, la prima e' stato accidentale."

Lei si inginocchio' sul tappeto ai suoi piedi porgendogli l'involucro "Grazie...sai?".
Lui la guardo' negli occhi "Prego" e gli fu difficile distogliere lo sguardo.

La stessa cosa succedeva a tre isolati di distanza.
Non riusciva a distogliere lo sguardo da quella foto, un fermo immagine di una delle sue telecamere piazzate sotto i portici, e per quanto si sforzasse ogni momento di veglia ormai era fastidiosamente occupato da quel pensiero.
Gli occhi color ambra erano sempre in un angolo della sua mente, anche quando era necessaria la sua totale concentrazione.
Il Centro faceva affidamento su di lui e sulle sue ricerche e per 10 anni lui, fra tutti, ne era stata la punta di diamante.
Quando usci' dall'universita' con le tasche piene solo di bei voti e belle speranze, il Centro lo aveva nutrito, assistito, mantenuto, ma cosa piu' importante, gli aveva dato uno scopo.
Nonostante infatti la sua bassa estrazione sociale, Ivan aveva sempre avuto una mente brillante e le sue capacita', a detta dei suoi docenti, potevano spianargli la strada in piu' di un campo: ma lui aveva un solo interesse, da sempre.
Biologia umana e ingegneria genetica.
Aveva anche una laurea in medicina, ma l'aveva presa solo per complemento ai suoi studi.
Il futuro era fuori dalla baracca dove aveva sempre vissuto e dagli orfanotrofi attraverso cui era passato, ed grazie a lui poteva essere alla portata di tutti.
Non piu' misere vite e miseri uomini accampati ai margini della societa' a perdersi dietro a falsi miti, religioni, denaro o a essere schiavi dei sensi.
L'umanita' poteva cambiare, evolversi, grazie a lui e ai suoi studi, ma soprattutto con le risorse del Centro.
I miti e le leggende tramandate dalle popolazioni non erano solo favole, o almeno non tutte; un fondo di verita' esisteva in ogni leggenda e Maya (si', ora lo sapeva, il suo nome) rappresentava proprio quella.

Nella storia le leggende di licantropi, vampiri, mutaforma si erano succedute cambiando luogo, modo, tempo, cultura, ma conservando molti minimi comuni denominatori; Ivan aveva studiato e ripassato alberi genealogici e storici, setacciando famiglie, orfanotrofi, comunita' isolate e perfino cimiteri in Italia e all'estero.
Le sue ricerche erano meticolose e precise: risalire a tutte le famiglie che potevano avere o trasportare il gene della mutazione fino ai giorni nostri.
Certo i metodi di campionamento e analisi non erano ortodossi, ma a suo avviso il fine giustificava i mezzi.

Il caso che lo affascinava, ora, non risiedeva solo nella bellezza dei suoi occhi: non trovava tracce genealogiche di Maya e anche il suo certificato di nascita supponeva fosse stato fatto in un secondo momento, quindi probabilmente falsificato.Il suo nome non veniva fuori quasi mai, se non nell'atto di proprieta' dell'appartamento e delle bollette.
Sembrava che fino ai 18 anni lei e la sua famiglia non fossero mai esistiti, se non in qualche sporadico documento.

E quel salto...ancora pensava alla grazia e la forza con cui aveva portato in salvo un uomo del peso di almeno 80 kg.
Tante cose non tornavano e niente riusciva a stregarlo di piu' di un mistero da risolvere.

E per sbrogliare la matassa, in fondo, bastava prelevare e analizzare il soggetto.

Le linee paralleleWhere stories live. Discover now