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L'aereo fu un'esperienza elettrizzante per Maya, che cercava in tutti i modi di non dare a vedere nulla.
Soffocava sguardi, emozioni, movimenti: non era una novita' per lei, perche' lo aveva fatto per tutta la vita.
Ma lo faceva soprattutto per lui: da quando erano saliti a bordo sapeva che non le aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno per un secondo, perche' sentiva il suo sguardo sulla pelle come un raggio laser.

Non voleva dargli soddisfazione alcuna.
Voleva pero' studiarlo per bene perche' suo padre diceva spesso che sapere come si muove la tua preda e' fondamentale.
Vedeva ,per esempio, che soffriva il fatto di non poter fumare; lo capiva da come si torceva lievemente le mani e come si scostava i capelli dalla fronte.

Pensava anche che la guardasse un po' troppo con insistenza: era uno sguardo di studio, di interesse, e questo lei non se lo aspettava.
Non era solo una preda per lui?
Non era vero che Glauco aveva visto gabbie e laboratori da esperimenti nella sua visione?

Questo non combaciava col modo in cui la fissava e Maya ne era disorientata.
Certo, non aveva incrociato abbastanza il suo sguardo per capirlo.

Per cui lentamente, con studiata lentezza, fece girare i suoi occhi verso di lui.
Subito incrocio' le sue pupille che la puntavano come mirini, e lei non fu da meno.
Si fissarono come se un'occhiata potesse essere armata, senza cambiare espressione, mantenendo il respiro lento e misurato.

Ma questo valeva solo per Maya, che sentiva che invece che qualcosa stava cambiando nel ritmo cardiaco del suo avversario; una accelerazione costante stava arrivando alle sue orecchie.
Niente di piu' inebriante per un predatore.
Sentiva come se avesse il coltello dalla parte del manico e questo le dava sufficiente impulso a studiare davvero quei due pezzi di ghiaccio.

Vedeva... ammirazione, stupore, soddisfazione e qualcosa che non volle identificare, ancora.
E mentre i minuti passavano, un lieve e abbozzato sorriso si inizio' a far strada agli angoli della bocca di Maya.
Ivan rimase di pietra per un secondo, ma in quel momento un ' drin' ad alto volume mando' in frantumi l'atmosfera e pur non smettendo di fissarsi, lui afferro' il cellulare nel tavolino accanto e rispose con un secco "si".

"E' tutto pronto come richiesto alla base, conferma l'arrivo verso le 20?" disse la voce all'altro capo mentre Maya ascoltava.
"Si" dise Ivan e chiuse la comunicazione senza mai abbassare gli occhi.

"Immagino tu sia riuscita a sentire tutto" le disse con la sua voce profonda e leggermente rauca dalle troppe sigarette e dal troppo silenzio.
Maya non cambio' espressione e si limito' a distogliere lo sguardo per puntarlo fuori dal finestrino con non chalance.

E se la dove la stava portando ci fossero stati altri come lei?
Non aveva mai conosciuto nessuno come lei a parte papa' e inizio' a sentire una strana eccitazione in fondo alla gola.
Ci dovevano essere altri mutaforma e forse lo scopo di questi tizi era proprio questo.
Certo, che non avessero intenzioni benevole era chiaro, ma anche lei non era proprio inoffensiva a dire il vero.

Non ti distrarre, si disse, rimani lucida.
Se avesse iniziato a pensare a quei due uomini che aveva azzannato probabilmente avrebbe perso la testa.
"Bisogna che ci pensi, ma alla fine, quando tutto sara' finito, non ora, non ora" continuava a ripetersi.

Un piccolo 'bip' seguito dalla segnalazione di inizio atterraggio la distolse dai suoi pensieri ossessivi.
Si allaccio' la cintura.
Un soffio gelido le percorse le vene.
"Bene" penso' "e adesso vediamo cosa c'e' in questa 'base' e prepariamoci a stare al gioco".

Le linee paralleleWhere stories live. Discover now