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Il flash dei fari del camioncino era una lama nelle mie pupille. Il salto, un giro su me stessa e il mondo si era invertito. Solo il sangue che colava da un ginocchio mi fece svegliare dal mio stato istintivo che era scattato in automatico.
La brace nel buio, la paura,la fuga.

Mi ridestai come sempre, al tramonto. Davanti a me, sul tavolino, c'era la mia tisana ormai fredda.
Era già mercoledì e la mia ansia non accennava a diminuire. Mi ero trascinata per casa per due giorni,scribacchiando al computer, bevendo tisane e facendo shopping on line cercando di non pensare o di decidere cosa fare.

Era meglio fare finta di nulla o rischiare nuovamente? Come si diceva? Che l'assassino torna sempre sul luogo del delitto? E cosa c'è di più  stupido? E perché stavo pensando di farlo io stessa?

Mi alzai dal divano e feci tre passi fino alla finestra, avvolta nel maglione. Era gennaio, ed era già buio alle 17: le auto passavano nella via sottostante e io guardavo il loro susseguirsi cercando di svuotare la mente. Tenevo i vetri chiusi per attenuare i rumori, erano fatti apposta,li avevo scelti anni fa. Tanto riuscivo a sentire tutto lo stesso, ma in modo meno invasivo.
Se mi concentravo infatti, sentivo Glauco dentro casa sua: aveva la tv accesa,a volume basso. Rumore d'acqua che scorreva piano, ticchettii sulla ceramica. Si stava facendo la barba,per uscire. Chissa con chi, e dove; il perché lo sapevo bene.

17.30 precise ed ecco il rumore di qualcuno carico di sporte, giù in strada, con la musica sparata al massimo in cuffia: Joshan, con la mia spesa.
Aprii il portone prima che suonasse, come al solito, e udii subito la sua falcata che faceva i gradini a 2 a 2.
"Ciao Maya" disse col suo accento albanese; dopo 8 anni ancora non lo aveva perso.
"Ciao Jo, 55 €, vero?"
"Già. Tutto ok, qua dentro?" Disse mezzo ansimante dopo i 3 piani di scale occhieggiando intorno.
"Ok,tranquillo,grazie. Ecco a te."
"Ok bella. Scappo che ho un'altra consegna qua vicino. La prossima volta mi offri caffè,va bene?" Disse con una strizzata d'occhio.
"Chiaro. Ciao" risposi prendendo le due sporte di plastica.

In quel momento vidi Glauco uscire dalla porta: aveva appena fatto un passo fuori lui,il suo giubbotto,il suo dopobarba,e la sua espressione scanzonata che non raggiungeva mai gli occhi. Quelli erano sempre tristi purtroppo. Mi guardò e sollevò la mano a mo' di saluto.
Risposi con un sorriso e chiusi la porta. Lo sentii indugiare,fermo, con le chiavi in mano.
Sapevo che in forse ero stata un po' maleducata,ma che altro potevo dire?
Quel poco che c'era stato era già finito e stettimo entrambi immobili qualche minuto, lui sul pianerottolo e io davanti alla mia porta chiusa.

Le linee paralleleWhere stories live. Discover now