Capitolo 9 - "Prison"

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Da quel giorno sono passati cinque mesi. Cinque mesi in cui è successo di tutto. Non mangio da due giorni, bevo tanta acqua e l'unica cosa che mi sono permessa è uno joghurt, non ho voglia di sedermi a tavola con loro e mangiare come una normale famiglia, visto che non lo siamo. I miei genitori mi hanno sequestrato ogni oggetto con cui io potessi comunicare e mi portano e mi vengono a prendere a scuola. Ah e non mi lasciano mai uscire, credono che andrei da Collin, ma hanno ragione, è la prima cosa che farei. Gli spiegherei tutto quanto...adesso starà pensando al perché non rispondo ai suoi messaggi, alle sue chiamate, chissà quanti «ti amo» non ancora visualizzati, quanto «mi manchi» inviati senza una risposta. L'unica cosa che vorrei è andare da lui e abbracciarlo, in silenzio. Perché il silenzio nasconde le parole che non riusciremmo mai a dire. 

«Jasmine! Cosa stai facendo?» Un urlo entra dalla mia porta arrivando fino alle mie orecchie, facendomi rabbrividire.

«Sto studiando, domani ho una verifica importante» rispondo staccando gli occhi dal libro di scienze davanti a me.

«Ah, ok» mi risponde la donna. Perfetto, ho mandato a monte il suo piano di farmi fare qualcosa. Una volta tra tante la composizione della terra mia ha aiutato a scampare da quel mostro.....o almeno credo. La porta si apre violentemente e vedo mia madre entrare.

Si ferma davanti a me: «senti, cerca di prendere un bel voto a questa verifica, lo sai che i voti sono la cosa che più interessa a me e a tuo padre. Ah, a proposito, stiamo uscendo.»

Non mi lascia il tempo di rispondere, esce dalla mia stanza e un secondo dopo, dalla porta principale. Nella casa regna il silenzio totale, nessun rumore, solo i miei pensieri che si fanno sempre più lontani dalla mia lezione di scienze da studiare. A loro interessano i voti, a loro interessano i voti e nient'altro, io sono solo una qualsiasi, una sconosciuta, loro non sanno nulla di me.Mi alzo dalla sedia barcollando e mi appoggio con la schiena alla porta, scivolando contro di essa fino a trovarmi seduta a terra. Inizio a piangere, ho bisogno di sfogarmi, di buttare tutto fuori ancora una volta. Sento improvvisamente il campanello suonare. Sono nel panico più totale. Cerco di asciugarmi le lacrime e far scomparire il rossore dai miei occhi mentre corro al citofono per vedere chi è. Mi avvicino al piccolo monitor e lo vedo, vedo quel ciuffo verde che spunta dal cappuccio della felpa grigia, la preferita di Collin. Apro la porta e corro verso di lui, spalanco le braccia ma niente, lui non si muove di un millimetro.

«Collin! Amore mi sei mancato da morire! Perché non mi abbracci, cosa è successo?» chiedo in cerca di spiegazioni.

«Hai anche il coraggio di chiedermelo! Non ti sei fatta viva per cinque mesi, cinque lunghi mesi in cui ti sarai fatta una nuova vita, circondata da mille ragazzi più belli e simpatici di me, ma io no! Ho passato cinque mesi a disperarmi, a piangermi addosso e sì, ho pianto per te che neanche visualizzavi i miei messaggi. Per te sono stato solo un passatempo per l'estate, per me sei stata una vita intera!» dice gridando. Il mondo mi è caduto addosso, lui è stato così male per me.

« Non è vero niente! Si certo mi sono fatta una vita ma non è assolutamente come pensi tu! Ho pianto tanto anche io, ho passato giornate sotto le coperte con la voglia di non fare niente. Ai tuoi messaggi avrei voluto rispondere, se mai li avessi visti. I miei genitori mi hanno sequestrato ogni mezzo di comunicazione, mi hanno esiliata dal mondo esterno, mi hanno tolto il diritto di vivere come una semplice adolescente. Mangio poco e sono stufa di questa situazione orrenda in cui non conto niente per quelle due persone che dovrebbero essere i miei genitori ma che in realtà non lo sono mai stati, non lo sono tutt'ora e non lo saranno mai» Rispondo al ragazzo con le lacrima gli occhi, con la voglia di scappare per farmi una nuova vita, una vita che vivrei davvero.

«Io..» mi abbraccia.

Questa è la cosa più bella che potesse farmi, questi abbracci mi mancavano, li ho sognati la notte, li ho immaginati ogni minuto della mia vita.

« Jasmine te lo prometto, ti prometto con tutto il mio cuore che finiti quegli stupidissimi esami di maturità ti porto via da qui, ti porto via dallo schifo che stai vivendo, da questa vita che ti sta uccidendo lentamente. Ti porto via e ti salvo.» mi dice Collin con le lacrime agli occhi.

«Io.. io non ho mai smesso di amarti.» dico attorcigliando le mie mani sul suo corpo, voglio averlo ancora per me, voglio tenerlo stretto per sempre.

« Anche io piccola. Ti ho fatto una promessa e sai che le mantengo. Tieni questo, è il mio cellulare, appena arrivo a casa ne compro un'altro per me. Ti mando un messaggio così saprai che sono io. Scrivi solo a me e tienilo nascosto da tutti, sarà il nostro segreto, sarà il modo con cui ci terremo in contatto e con cui ti salverò. Ora devo andare, non so quanto i tuoi staranno via, promettimi di stare bene, usami come droga, scrivimi quando ne avrai bisogno, fai di me il tuo diario e fidati, di tutto quello che mi dirai nessuno saprà niente. Ti amo» mi lascia un bacio sulla bocca e si allontana senza guardare indietro, come per nascondere le lacrime sul suo viso, così come io entro in casa per nascondere le mie. Entro poi in camera mia e nascondo il cellulare nella tasca del mio giubbotto che metto prontamente nell'armadio nascosto da altri vestiti, sono decisa a cominciare una nuova vita, in cui essere felice, con lui e grazie a lui. 

That guy with green hair//Michael CliffordWhere stories live. Discover now