Capitolo 1 "Inizio della fine"

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Assurdo.

Sono una ragazza di 17 anni e i miei genitori pensano che non sappia badare a me stessa. Mi chiamo Jasmine e sto per lanciarmi fuori da una macchina. I miei sono sempre stati severi, mi hanno obbligata ad arrivare a ottimi risultati fin da piccola, volevano e vogliono tutt'oggi la figlia perfetta, in realtà credono che io sia ancora una bambina. Ed è proprio per questo che ora mi trovo su quest'auto diretta verso la casa di un'amica di mia madre, da cui starò per circa due mesi perchè i miei genitori saranno a New York per lavoro. In sintesi, passerò la mia estate a 100 km da casa mia, in questo paesino di nome Holmes Chapel, anche il nome non mi piace.

"Ma quanto manca alla casa di questa qui? Sono stufa di stare in macchina!" chiedo spazientita dal sedile posteriore mentre cerco di sistemare una volta per tutte la cintura di sicurezza che mi graffia il collo.

"Ancora cinque minuti tesoro". Eccola, questa è la risposta che ho ottenuo ogni volta che ho chiesto quanto manca. Ma è possibile che manchino sempre cinque minuti?

"Tesoro, per non annoiarti prova a scrivere a qualche tua amica, così ti svaghi un po'" chiede mio padre guardandomi dallo specchietto retrovisore e sperando in un mio sorriso.

"Pa, sono tutti fuori a divertirsi mentre voi mi trascinate in prigione" rispondo alquanto irritata distogliendo lo sguardo dallo specchietto e fissando ansiosamente dal finestrino il paesaggio che ci circondava. Case, case e ancora case, ogni tanto spuntano qualche bar e qualche parchetto ma nulla che mi possa interessare o farmi entusiasmare. Per i seguenti dieci minuti nessuno dice una parola, fino a quando mamma annuncia di aver trovato la casa della sua amica obbligando mio padre a accostare lungo il marciapiede fino ad arrivare davanti ad una villetta bianca con un bellissimo giardino ricco di piante e fiori, beh infondo cosa potevo aspettarmi da un'amica di mamma se non questo?

Scendiamo dall'auto e ci dirigiamo verso la porta bianca con una grande maniglia dorata. Ovviamente io sono carica di bagagli visto che i miei genitori non hanno la minima intenzione di aiutarmi. Dopo aver suonato il campanello, ci troviamo davanti una bella donna sulla quarantina, alta e con dei folti capelli neri. Subito abbraccia la mamma che si mette a farle complimenti per la sua bellezza. Dopo averla stritolata per bene saluta papà e me e ci fa entrare in casa. Il salotto è molto ampio e spazioso, ha due grandi divani bianchi, una poltrona dello stesso colore, dei mobili neri e un'enorme televisore. Ci fa accomodare e iniziamo a parlare del fatto che sarei rimasta per un bel po' in quella casa. Dopo una lunga chiacchierata, durata anche un po' troppo, i miei genitori mi lasciano sola in quella casa che mi avrebbe accolto per i due mesi successivi.

"Vieni tesoro, ti accompagno nella tua stanza" mi dice gentilmente Nadine che mi aiuta con le due valigie e la borsa. Mi porta fino ad una porta bianca che, dopo essere stata aperta, rivela un mondo meraviglioso. La stanza ha le pareti azzurre e sul pavimenti di legno c'è un bellissimo e ampio tappeto con la Union Jack. Il letto è blu con un lenzuolo ed un cuscino dello stesso colore, la scrivania è molto lunga e bianca e uno stupendo armadio con gli specchi completa il quadro di questa stanza perfetta. Questa è decisamente la camera dei miei sogni.

"Bene Jasmine, questa è la tua stanza. Spero ti piaccia." mi dice gentilmente guardandomi.

"Certo Nadine, è davvero stupenda" dico entrando e appoggiando le mie valigie vicino alla scrivania.

"Mi fa piacere tesoro. Adesso ti lascio sola, così ti sistemi per bene, ti chiamo per la cena" dice uscendo velocemente e chiudendo la porta alle sue spalle. Inizio velocemente a disfare le mie valigie e a riporre i miei numerosi vestiti nell'armadio, non ricordavo di averne così tanti, tanto metterò sempre le solite cose. Dopo aver sistemato anche le scarpe posso finalmente buttarmi sul letto per riposarmi un po'. È davvero comodo e confortevole, vorrei restare sdraiata qui tutta la vita ma la voce di Nadine mi riporta alla realtà: la cena è pronta, il cibo vince contro il sonno. Scendo velocemente le eleganti scale in legno e mi trovo nel salotto che mi ha accolta nel pomeriggio. Non so però dove andare, non ho mai visto questa casa e non ho idea di dove sia la cucina, per di più non so dove sono gli interruttori per la luce e mi ritrovo a vagare nel buio intenta a seguire il buon odore che si sta diffondendo nella grande casa. Sento dei passi e mi giro velocemente, mentre le luci si accendono di colpo.

That guy with green hair//Michael CliffordWhere stories live. Discover now