La sveglia suonò alle otto in punto, aprii gli occhi e uscii fuori dalle lenzuola per spegnerla e poi capitombolai nuovamente con la testa sul cuscino,impedendo ai miei occhi di richiudersi.
Oggi sarebbe stato il mio primo giorno di lavoro alla Continassa e per la quantità enorme di cose che mi aspettavano, già volevo andare nuovamente in vacanza.
Svegliai dolcemente Paulo, evitando che una luna storta potesse compromettergli il suo primo incontro con Ronaldo, osservai inoltre i suoi nuovi capelli più scuri di quelli naturali che gli stavano benissimo perche erano in contrasto con i suoi splendidi occhi verdi.
-vado a lavarmi i denti, tra dieci minuti ti voglio fuori dal letto- lo avvisai mentre a piedi scalzi mi recai al bagno.
Avevo ancora il dentifricio in bocca quando si alzò e andò al bagno a fare la pipì con gli occhi chiusi.
Se non avesse centrato il buco del water penso che mi sarei trasformata in Satana nel giro di pochi secondi.
-buongiorno amore- mi baciò la fronte mentre si lavò accuratamente le mani.
A pulizia ed igene, per essere un uomo, era nettamente su livelli altissimi anzi, per tutte quelle volte che si lavava durante il giorno,  mi chiedevo come facesse ad avere ancora la pelle.
Indossai l'intimo e il mio tailleur bianco, nuovo di zecca, comprato proprio con l'intenzione di mettere in risalto la mia abbronzatura di cui ne andavo estremamente fiera.
Per quanto olio abbronzante avevo spruzzato sulla mia pelle, a quest'ora avrei dovuto somigliare alla sorella di Blaise ma, mi accontentavo.
-hai preso le tue chiavi di casa- mi disse prima di premere sul tasto avvio dell'allarme.
Controllai dentro la borsa e si, le chiavi del mio appartamento c'erano cosi come c'erano le copie delle chiavi del suo.
-tutto preso- lo rassicurai con un sorriso e chiamai l'ascensore.
Nel garage attesi che le luci di una delle quattro macchine che possedeva, si accendessero cosi da non fare la figura dell'idiota.
-tieni, guida tu- mi passò le chiavi della sua jeep nera e le presi sbloccando le portiere; sistemò il suo borsone da allenamento che, costava quando un discreto stipendio di un operaio ,e la mia ventiquattro di pelle nei sedili posteriori.
-lo sai che è veramente brutto,vero?- gli dissi non appena usci fuori da garage, immettendomi in via Roma e indossando il paio di occhiali da sole che gli avevano fatto trovare a casa ma che, essendomi piaciuti era chiaro che fossero diventati miei.
-certo, come tutte quelle cose che sono mie e che puntualmente finisco nel tuo armadio- risi e gli mandai un bacio volante
-perché profumano di te e mi piace avere il tuo profumo addosso- gli dissi sincera
-ma allora mi conviene comprarti il profumo, mi viene a costare di meno- finse di non sapere a cosa realmente facessi riferimento e lo fece perché sapeva che quando gli dicevo con sincerità il mio sconfinato sentimento per lui, poi nom dovevamo troppo rimanere li perché iniziavo a nom sentirmi più a mio agio.
-nah, te le ruberei comunque- si sporse a baciarmi e poi a sintonizzare la radio su una stazione di musica che trasmettesse ovviamente un genere che più gli piacesse.
Alla Continassa, Matilde e tutta la squadra di fotografi ufficiali della Juventus, li avrebbero dovuti attendere per riprendere il loro momento d'arrivo nella nuova struttura e infatti cosi fu.
Quando parcheggiai la macchina, Ronaldo stava appena entrando dentro e Paulo che lo intravide sorrise come un bambino davanti al suo gioco preferito.
-vuoi fangirlare ?- gli proposi ridendo mentre mi fece un dito medio sporgendosi poi a baciarmi.
Quando scendemmo dalla macchina, i ragazzi scattarono le foto anche a lui mentre io molto discretamente recuperai la mia borsa.
Il leopardo o ghepardo che fosse, stampato sulla maglia nera di cotone, presumevo del brand Dolce e Gabbana, stamattina con molta meno luce, non sembrava cosi poco sobria ma ora che la guardavo meglio mi rendevo conto che certi acquisti nell'armadio Paulo, li aveva per forza dovuti fare sotto effetto di allucinogeni.
-di qua?- scherzò con uno dei ragazzi che gli indicò la porta di ingresso.
Tenni la porta aperta aspettando che mi raggiungesse,dopo di che lasciammo che i ragazzi rimanessero fuori ad attendere l'arrivo degli altri.
Andrea era in piedi davanti la porta dell'enorme stanza in cui avrebbero fatto i test di sforzo prima di iniziare definitivamente il loro primo allenamento di stagione.
-Dybala, togli un po il cappello- gli disse e Paulo sorrise verso di me come a dirmi: "che ti avevo detto?".
-non mi deludi mai- lo abbracciò e lasciò che andasse a cambiarsi mentre i miei occhi finirono su Cristiano che stava già facendo la prova di sforzo.
-Marotta non è ancora arrivato?- gli chiesi e lui negò con la testa.
I miei pensieri si materializzarono quando Gonzalo fece il suo ingresso, nonostante la trattativa con il Milan fosse quasi alla fine, avevo insistito molto affinche avesse le visite mediche di stagione e il suo primo e tristemente,anche ultimo allenamento con i ragazzi qui alla Juventus.
-hola- salutò genericamente mentre mi baciò una guancia.
Lo abbracciai piu forte che potessi e poi fui obbligata a lasciarlo andare negli spogliatoi.
-mi dispiace- mi sussurrò il Presidente
-beh, allora dovrebbe impedire una vendita definitiva, proponga un prestito - la mia mente, per niente felice di questo affare di mercato, le aveva pensate tutte.
Mi allontanai ben consapevole di avergli appena messo un tarlo in testa.
-hola Ginebra- mi salutò contento Ronaldo non appena raggiunsi lui e Paulo che stavano parlando tra di loro.
-hola- ancora mi faceva parecchio strano.
Avevo le sue figurine da anni ed anni e fino a mesi prima, non mi stava per niente simpatico.
-come estas? Tenía razón en decirte que en la Juventus te haria encontrado bien!- annui guardando Paulo e stringendolo in un abbraccio di quelli che si davano tra di loro gli uomini.
-sono venuto per i tifosi e per questo piccolo gioiello- se a me mancò un battito , Paulo invece  forse era addirittura morto, ecco perché rimase due minuti buoni a guardarlo senza muovere nessun muscolo .
Mi venne da ridere e non ce la feci a trattenermi,e  menomale che non era emozionato per Cristiano Ronaldo.
Talmente ,invece, lo era che mi aspettavo a momenti si facesse la pipì addosso.
-Georgina e i bambini si sono sistemati bene?- annui contento
-si, Cristiano voleva venire qui stamattina - beh, mi aveva appena messo in testa un'idea strepitosa.
-organizzo qualcosa e prometto che verrà a giocare qui- mi sorrise e mi abbracciò stupendomi.
Okay, io lo immaginavo meno sorridente,meno affettuoso e meno simpatico.
Forse c'erano di mezzo una partita di finale Champions persa a Cardiff e il goal di rigore al novantunesimo al Bernabeu.
Paulo sembrò capire il flusso dei miei pensieri e mi abbracciò la vita baciandomi una tempia.
-noi andiamo ad allenarci, non metterti a fare la magica già da subito e prenditi il tempo che ti spetta okay?- annui guardandolo e dimenticandomi completamente di Ronaldo.
-te amo- mi sussurrò
-yo tambien- gli risposi.
Dovevo iniziare a rifrequentare il vocabolario italiano perché non parlavo italiano da tre settimane e Paulo sembrava adorare la cosa perché gli facilitavo la vita.
Quando aprii il mio ufficio, l'aria di nuovo mi investi come un camion in autostrada.
Okay, avrei dovuto necessariamente comprare qualche deodorante per ambienti se non volevo finire a fine giornata con i sintomi di una drogata.
-Gwen!!!- sobbalzai dallo spavento per la voce squillante di Valentina.
-ma che ti urli?- la abbracciai facendo attenzione alla pancia che le stava crescendo
-non ti vedo da due mesi- mi strinse a se
-e in due mesi hai messo su famiglia- in realtà in cinque se consideravamo che era rimasta incinta in viaggio di nozze o cosi mi aveva detto a telefono, quando ero all'ingresso per la partita Marocco-Iran.
-e tu ti sposi con Dybala, siamo pari- la notizia inevitabilmente aveva fatto il giro del mondo, molto più velocemente di quanto ci avesse impiegato Marco Polo
-siamo pari- gliela diedi vinta.
-hai visto quanto è bello il tuo ufficio? Ti invidio, si vede proprio che sei la preferita del Presidente- risi
-preferita? Forse stamattina gli ho messo una pulce in testa che non so se effettivamente domani avrò ancora un posto di lavoro- mi rendevo effettivamente conto di essermi spinta un po più in la del dovuto.
Marotta era da sempre stato il suo braccio destro e con lui anche Paratici , nonostante la parte più razionale e matematica di me sapeva bene che a livello economico questo voleva dire incassare parecchi soldi ma, per me la Juventus non era mai stata solo un'azienda.
Era una famiglia.
In quello spogliatoio, non si incontravano ventiquattro giocatori il cui scopo era allenarsi e giocare novanta minuti di partita.
In quei spogliatoi alla fine tutti diventavano fratelli, chi più chi meno ma comunque le loro vite finivamo sempre per intrecciarsi.
Quando mi chiusi dentro, sedendomi in una nuova poltrona di pelle, i miei occhi caddero immediatamente su una busta firmata a nome di Gianni Infantino.
La aprii immediatamente conoscendo il valore del nome del mittende, quasi mi tremarono le mani nel reggere l'elegante pezzo di carta scritto con inchiostro nero e firmato personalmente.
" Alla cortese attenzione della Sign.ra Ginevra Artemide Meneghini.
Un ringraziamento speciale per aver reso strepitosa,insieme ai suoi colleghi , questa ventunesima edizione del campionato mondiale di calcio.
Onorati di averla avuta a nostro servizio e grati della professionalità e l'attenzione riservata alle squadre e ai tifosi a casa.
Con l'augurio di poterla incontrare nuovamente in altre manifestazioni sportive, Le mando i più Cordiali saluti.
Il Presidente della Federazione Internazione dell'Associazione Calcio (FIFA)
Giovanni Vincenzo Infantino. "
La lessi due volte, giusto per essere sicura che non stessi sognando, dopodiché presa da un'enorme contentezza mi alzai bussando velocemente alla porta di Andrea Agnelli.
Quando entrai dentro, mi sorrise perché riconobbe il pezzo di carta che tenevo in mano e mi indicò la poltrona nella quale mi sedetti.
-è su quella scrivania da due settimane ma, tranquilla ho risposto personalmente dicendogli che al rientro delle tue ferie lo avresti contattato di persona- gli sorrisi grata
-io, non mi aspettavo una cosa del genere- si sistemo la cravatta.
-io si, ecco perche ho mandato i miei due migliori collaboratori e, ho raccolto complimenti anche da molti allenatori. Sono fiero di voi e del fatto che possa fidarmi di persone estremamente competenti per questo: Gwen...- afferrò un plico di fogli dalla sua destra.
-sarei estremamente contento se tu accettassi il posto di lavoro come direttore generale del settore Marketing e comunicazione dell'azienda- guardai la penna e il foglio circa una ventina di volte.
Mi sembrava tutto troppo assurdo per essere vero e senza nascondermi mi pizzicai il dorso della mano provando dolore.
Lo guardai e poi ritornai nuovamente sul contratto.
-io..- erano talmente tante le emozioni che credetti di svenire sul momento.
-il tuo stupendio sarà di trentacinquemila euro al mese- strabuzzai gli occhi.
Era una cifra esorbitante e che diamine avrei dovuto fare con tutti quei soldi?
-come?- gli chiesi innocentemente
-se firmi ti fai carico di tante responsabilità e siccome, in questo anno e mezzo indirettamente hai lavorato come se lo fossi già, mi sono sentito in dovere di darti ciò che ti spetta- mi sentii onorata.
-Presidente io, io sono così onorata di poterla aiutare, ancora di più nel sapere che lei prova questa grande stima verso di me; non vorrei deluderla- mi toccò la mano in un segno di una confidenza che sapevo avevamo.
-mi fido di te, mi hai dimostrato tante volte quanto vali- gli sorrisi e poi apportai la mia firma su quei fogli.
Quando riusci a reggermi nuovamente in piedi,mi abbracciò ed io con la mia copia personale del contratto me ne tornai al mio ufficio ancora troppo su di giri.
Nascosi i fogli dentro una carpetta che infilai nella mia ventiquattro ore, mi ci voleva una bottiglia del miglior champagne per una roba simile ma, volevo al mio fianco le persone che più contavano nella mia vita.
Costrinsi me stessa a trattenere l'entusiasmo fino all'ora di pranzo; Paulo andò con i ragazzi  al nuovo ristorante proprio costruito per loro mentre io, mi misi in macchina con Federico Higuain diretta per Milano.
Paratici e Marotta erano già lì, avendo già sistemato le carte della cessione ma, il messaggio di Andrea ricevuto proprio sull'istante mi fece sorridere.
La famiglia Agnelli non mi avrebbe delusa mai e infatti me lo stava dimostrando.
-niente cessione definitiva, facciamo un prestito di venti milioni con possibilità di riscatto da trentasei milioni a salire- dissi a Federico che mi guardò stranito
-la Juve non venderà tuo fratello, non finchè il buon senso in quelle quattro mura continuerà ad esistere- Federico mi sorrise sapendo bene quanto affezionata fossi a suo fratello.
-Gwen, davvero vuoi proporre una cosa simile?- annui decisa
-sono diventata il direttore generale del settore Marketing della Juventus, Marotta dovrà ascoltare ciò che ho da dire- era una questione di principio morale.
Se Leonardo poteva tornare alla Juve, Gonzalo si meritava almeno il doppio dato che era stato in grado di rendere la squadra un ambiente unico.
-ti fidi di me?- gli chiesi
-si- mi disse stupendomi per la velocità con cui lo disse.
-perfetto, chiedi una buon'uscita di quattro milioni e mezzo perché Gonzalo sta andando a giocare in una squadra che è già fuori dalla Champions, al resto ci penso io- mi abbracciò
-non permetterò che l'onore di una squadra intera, di una storia intera, venga infangato per un po di opportunismo- su questo purtroppo io e Marotta non avremmo mai trovato un punto in comune.
Quando Federico fece la richiesta, Paratici rimase un po confuso forse perché mai nessuno aveva voluto una buon'uscita quella che io chiamavo più che altro una mora da pagare.
Cosi, la riunione da due passo a quattro e poi a sette ore consecutive senza che poi alla fine si potesse effettivamente concludere qualcosa.
Alle nove di sera ero ancora per strada da Milano per tornare a Torino e mi ero sentita a telefono con Agnelli tre volte, consapevole che forse avrei messo piede a casa in nottata.
C'erano ancora troppe carte da sbrogliare perché il contratto era saltato dato che non si parlava più di vendita.
Quando arrivai alla Continassa, Gonzalo scherzava con Agnelli in campo, probabilmente salutandosi amichevolmente come mi ero immaginata.
-eccoli- ci introdusse il Presidente vedendoci arrivare.
-avete concluso?- gli sorrisi
-mister Paratici avrà delle carte da stampare in nottata e domani mattina alle sette dobbiamo ritornare a Milano- Gonzalo guardò me e suo fratello un po confuso.
-que pasa?- chiese piu a suo fratello che a me.
Federico lo chiamò fuori mentre io affiancai Andrea sentendomi fiera di quello che avevo fatto.
Non avevo potuto evitare il passaggio al Milan e forse era meglio così perche a Gonzalo non serviva un anno in panchina ma, nemmeno avrei permesso che ci soffiassero un campione del genere.
-è cosi che andrai avanti nel mondo del lavoro Gwen. Bisogna fare la voce grossa quando non ci piacciono le cose e provare a cambiare le cose- in quel momento mi resi conto di che lezione di vita mi avesse appena dato.
Non importava l'età e le esperienze che potevano essere collezionate, se volevo farmi valere dovevo sentirmi alla pari delle persone con cui lavoravo.
Ecco perché amavo la Juve, perche aveva sempre qualcosa di nuovo da insegnarmi.

Quando aprii la porta di casa di Paulo, sfilandomi immediatamente i tacchi per non fare rumore sul pavimento, trovai tutte le luci spente, segno che Paulo era già andato a dormire.
Di fatti, quando arrivai nella camera da letto, il suo corpo dormiva disteso sul letto mentre la sua faccia era sprofondata sul mio cuscino.
Automaticamente i miei piedi si mossero verso il letto e gli lasciai un bacio sulla fronte.
Immaginavo quanto stanco dovesse essere, era pur sempre il suo primo giorno di allenamento dopo settimane che era andato in meritata vacanza.
Mi spogliai dentro al bagno per non disturbare il suo sonno e con i capelli legati sulla testa e i dischetti imbevuti di struccante mi ripulii la faccia e poi i denti, spazzolandoli con cura.
Spensi la luce dei faretti e a passo felpato raggiunsi la mia parte del letto, mettendo dapprima il cellulare sotto carica e poi infilandomi sotto le lenzuola.
Non capivo il perché Paulo amasse tenere il condizionatore a sedici gradi, creando una vera e propria situazione invernale e poi si copriva con le lenzuola.
Non appena appoggiai la testa in quel piccolo spazio di cuscino che mi era rimasto, Paulo si mosse automaticamente verso di me, stringendomi al suo corpo e posando la sua testa sotto il mio mento.
-buonanotte- gli sussurrai accarezzandogli la testa e lui mugugnò in apprezzamento.
Chiusi gli occhi cadendo definitivamente tra le braccia di Morfeo.

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Ma, realmente quanto vi sta piacendo che sto praticamente aggiornando ogni giorno?
Ve l'ho detto che vi adoro troppo.
😍😍😍😍
Questo capitolo mi piace un sacco, davvero.
La prima parte perché mi sa di quotidianità e io amo la versione cosi semplice della vita di Paulo e Gwen mentre la seconda parte perche si parla di Gonzalo e sapete bene quanto io sia affezionata a lui.
Nulla, sono super felice...non lo so, ma questo capitolo mi mette di buon umore 😍😍.
Spero il capitolo vi piaccia, se si commentate qui sotto che vi aspetto come si aspetta babbo natale 🎅🏻 ♥️♥️♥️.
Sempre vostra.
Girasole 🌻

Fino Alla FineWhere stories live. Discover now