-sicura che nessun'orso ci mangerà?- mi sussurrò mentre parlavo con il nostro istruttore che ci spiegava come ci saremmo dovuti sistemare dentro quella deliziosissima casa sull'albero dove avremmo vissuto per tre giorni, immersi totalmente nella natura.
Sapevo che vivere in questo modo non era esattamente il concetto di vacanza che gli erava venuto in mente ma, volevo potergli insegnare cose che magari nella sua vita mai avrebbe pensato di fare.
Ero certa che un giorno, magari nella prossima avventura che avremmo condiviso, lui mi avrebbe portata in uno posto caldo dove sapeva muoversi con molta maestria e mi avrebbe raccontato ed insegnato a godere di quelle cose che forse neanche lontanamente immaginavo esistessero, per questo io invece avevo colto la palla al balzo e l'avevo catapultato in questa altra dimensione.
Perché se lui era l'estate io sarei stata l'inverno.
Se lui era il bianco io sarei stata il nero.
Come due pezzi di uno stesso puzzle, fatti per incastrarsi, fatti per completarsi.
Gli arbusti alti costruivano una fitta vegetazione verde che lasciava alla pioggia la possibilità di filtrarla in maniera leggiadra e per niente fastidiosa.
Faceva freddo ma non cosi tanto da non potervi resistere, a Torino ero sicura di aver avvertito ancora più freddo.
Paulo si guardava intorno, cercando di capire in che posto l'avessi trascinato e sebbene ancora non avesse espresso palesemente la sua opinione, dalla ruga in pezzo alle sue sopracciglia ne potevo chiaramente avvertire il fatto che non pensasse sarebbe stata la migliore delle vacanze che avrebbe fatto.
Vivere in mezzo la natura era estremo, certo non saremmo stati i nuovi Bear Grylls e Fiammetta Cicogna ma, avevo fatto scout ed ero cresciuta apprezzando la natura.
-ma non moriremo dal freddo?- dall'enorme zaino da campeggio tirai fuori i due sacchi a pelo che avevo comprato, scegliendo i migliori proprio perché non volevo che la vacanze fosse rovinata.
Ci tenevo a dimostrargli che anche io, avrei potuto regalargli qualcosa che un giorno avrebbe ricordato con il sorriso.
-no, solo non potrai dormire in mutande come invece fai a casa tua- gli sorrisi e lui alzò le spalle.
-non ci avrei dormito comunque, metti caso nel sonno qualche animale me lo azzannerebbe- lo guardai sconsolata.
-sei proprio stupido, lo sai?- mi scimmiottò e poi continuò a guardarsi intorno.
La casa era piccola ma bella, fatta solo da pareti di legno di faggio che emanavano un buonissimo odore di resina e muschio; avevo ancora da montare il cannocchiale sul trepiedi che Paulo stava sistemando .
-avvitalo bene- gli dissi e lui annuì.
Quel cannocchiale era stato un regalo di quando avevo quattordici anni e lo avevo voluto così tanto che dovetti rinunciare al regalo di compleanno per gli anni successivi.
Non era un regalo comune ne tanto meno economico ma, fin da bambina avevo avuto questa ossessione per gli astri al punto che se per alcuni l'oroscopo era una stronzata, per me contava davvero.
Avevamo del cibo confezionato, l'acqua calda conservata in un enorme termos e le bustine del tea, nascoste nelle tasce dello zaino.
Una vera e propria follia alla Gwen ma con l'aggravante che stavolta mi ero portata una persona dietro, e non una persona qualsiasi ma Paulo Dybala.
Se solo gli fosse successa qualcosa mi avrebbero portato alla gogna.
-perché ridi?- mi chiese incuriosito
-perché pensavo al fatto che se ci dovesse succedere qualcosa, verrebbero persino nell'oltre tomba per uccidermi ancora una volta- mi guardò con uno sguardo misto tra il divertito ed il terrorizzato.
-Gwen mi hai assicurato che non ci sarebbe successo nulla, sono ancora troppo giovane io- guardò la botola di legno che ci divideva dalle scale esterne per scendere nuovamente dall'albero.
-ti ho promesso che sarà una bella esperienza e poi, sai quante altre persone come noi stanno in queste casette sugli alberi?- non è che eravamo gli unici e soli.
Era un parco costruito proprio con l'intenzione di consentire alle persone la possibilità di osservare la natura.
Flora e Fauna.
-si, ma scommetto che tra tutti quelli, gli imbranati siamo noi. Non ho mai dormito sugli alberi e non mi sembra nemmeno una grande idea. Domani mattina avrò la schiena bloccata e il mister mi ammazzerà a legnate- lo guardai qualche altro secondo e poi tirai fuori le mie cose dallo zaino.
-che fai?- mi chiese
-va a dormire in un albergo di lusso del cazzo. Se non ti stava bene e lo odiavi cosi tanto, avresti potuto dirlo a Torino- mi guardò e si trattenne dal rispondere
-insultami. Tanto lo so che lo stai facendo mentalmente- non serviva che si trattenesse se poi i suoi occhi erano freddi e glaciali come se folessero uccidermi.
-sai cosa? Mi hai rotto il cazzo! Ti ho detto che volevo andare un posto per rilassarmi invece qui mi stressero e tu non sei nemmeno la compagnia che speravo fossi- non seppi nemmeno che cosa rispondergli.
Non avevamo litigato così, senza un vero e proprio motivo e seppure immaginassi a priori che tra di noi le liti sarebbero state accese, non avevo però messo in conto che le parole avrebbero fatto cosi male.
Mi estraniai per un po, forse per cercare di far passare il bruciore che avvertivo nel petto e forse perché ritornare un po da soli, solamente io e la mia essenza, era l'unica cosa che ancora sapevo fare.
Non si poteva fumare eppure ne avvertivo una necessità quasi viscerale, per calmare tutto quello che mi stava attraversando e che pensavo non avrei mai potuto avvertire.
Paura, rabbia, delusione ...verso me stessa e tutte quelle cose che continuavano a rimanere dei miei limiti.
Mi strinsi le ginocchia al petto avvicinandomi alla finestra e nascondendo le mie mani con i polsini della felpa che indossavo.
Mi sentivo piccola piccola e il silenzio stava diventando opprimente, vuoto e stonato.
Fuori iniziava a far buio e i custodi con con le loro jeep si assicuravano che fossimo tutti dentro al sicuro per poi tornarsene al loro gabbiotto di controllo.
Mi girai lentamente per osservare cosa faceva Paulo, aveva il volto contratto in una smorfia arrabbiata e stava con il cellulare in mano, totalmente disinteressato dal posto in cui eravamo.
Perché certe volte mi sembrava di non arrivargli? Come se tutto quello che provavo a trasmettergli, l'entusiamo e la voglia che avevo nel condividere le cose insieme a lui, anche le più piccole ed inutili, non riuscissero ad arrivare dinanzi a lui.
Come se fossi sempre due o tre passi indietro.
Avverti una lacrima sfuggire via dai miei occhi e la asciugai immediatamente con il tessuto della felpa, mi inclinai leggermente indietro per afferrare il grosso giubbotto termico che ci avevano consegnato.
Sentivo freddo e volevo indossarlo.
Mi inginocchiai e ne aprii la cerniera per poterlo poggiare sulle mi spalle; erano sempre di taglie cosi enormi che ci si poteva nuotare dentro.
I miei occhi incontrarono velocemente i suoi, attratti dai miei movimenti ma cosi come li incontrarono velocemente ne persero il contatto.
Era una persona orgogliosa ed io non ero da meno, questo mi faceva tanta paura perché forse io con il tempo avevo imparato a chiedere scusa, lo facevo con riluttanza ma lo facevo.
Lui, forse non lo conoscevo ancora.
Mi crollarono addosso tante paure, mentre stava vicino a me con un solo metro di distanza che sembrava un anno luce.
Mi batterono leggermente i denti perché ero troppo vicina alla finestra dalla quale entravano un po di spifferi ma volevo rimanere lì, ad osservare la foresta che sembrava stesse dormendo ma sapevo non fosse cosi.
Avvertii il rumore leggero del suo russare e quando mi voltai a guardarlo era stretto al suo sacco a pelo; sorrisi nel vederlo perché nonostante tutto lo amavo per davvero.
Mi spostai leggermente verso si lui, incrociando le gambe e portando la mia mano tra i suoi capelli ad accarezzargli la testa.
Piansi silenziosamente, osservando ogni singolo tratto del suo volto cosi bello e rilassato nel sonno della notte.
Lo guardai per ore ed ore, imprimendo nei miei occhi l'immagine di un sorriso genuino che ero stata capace di modificare.
Forse non me lo meritavo.
Prima che l'alba sorgesse del tutto, anche io mi ero infilata nel mio sacco a pelo e mi ero nascosta dentro cercando di sfuggire a tutti quei cattivi pensieri.

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