La questione dei mondiali, si era leggermente sbrogliata anche se, ero cosciente del fatto che se anche solo per un instante mi fossi adagiata sugli allori, questa si sarebbe ingarbugliata più di prima.
Sembrava una sorta di matassa.
Il ritiro definitivo di Pirlo, dal mondo del calcio, era un'altra storia a cui avrei dovuto far fronte in quanto, in prima persona, mi ero occupata di gestire i contatti e gli interessi tra la sua parte e quella della sua ormai ex squadra newyorkese.
I contatti con la grande mela non si erano ne affievoliti ne interrotti, avevo mantenuto quelle amicizie che ero stata in grado di costruire e continuavo a tenermi in contatto con la sede principale del GQ, per l'intervista che avrebbero dovuto fare a Paulo.
Organizzarla era risultata più complicata del previsto perché, Dybala era sommerso di impegni e adesso a questi si aggiungevano quelli della Selection Argentina che lo aveva convocato per il suo primo mondiale, accanto a compagni come Lionel Messi e Gonzalo Higuain.
La notizia comunicata prima in maniera ufficiosa e adesso in maniera ufficiale, aveva ridotto notevolmente il tempo libero che aveva a sua disposizione e purtroppo per le riviste giornalistiche, ero stata costretta a chiedere a Gustavo di far slittare gli appuntamenti di Paulo, altrimenti avrebbe rischiato di rimanere indietro con gli allenamenti.
Le parole di Andrea continuavano perpetuamente a ripetersi nella mia mente: "siamo una squadra di calcio e non un agenzia per modelli" dunque, ero consapevole che avrei fatto meglio a incastrare le cose come se fosse una partita a tetris, altriementi sarebbe successo un putiferio.

La mia agenda trabboccava di post-it, incollati da tutte le parti, proprio perché a volte una sola pagina bianca non era sufficiente a scrivere tutti gli impegni che avrei dovuto rispettare.
Non pensavo di soffrire di Alzaheimer ma, negli ultimi tempi era fondamentale che mi scrivessi le cose per riuscire a non lasciare nulla indietro.
Venni distratta dall'arrivo di un messaggio da parte di Lara e sorrisi perché non la sentivo da un paio di giorni e sapevo che fosse impegnata in Argentina per lavoro.
" posso chiamarti? Dobbiamo parlare."
Il tipo di messaggio mi aveva fatta preoccupare ma, purtroppo, non avevo dell'imminente tempo libero anche perché, aspettavo la chiamata di uno degli uffici del Bayner Monaco, prima che Agnelli prendesse il primo aereo e si fiondasse direttamente nella loro sede.
Non capivo quale fosse il motivo del loro ritardo ed ero piuttosto sicura che le mie email, provenienti sia dal contatto personale che da quello aziendale, erano arrivate a destinazione.

Le lancette dell'orologio scorrevano tranquillamente e per essere le undici del mattino, avevo già chiamato la dirigenza tedesca almeno una decina di volte, senza ottenere nessuna risposta a parte la segreteria fastidiosa che mi invitava a lasciare un messaggio.
Provai altre due volte, fino all'ora di mezzogiorno, dopo di che mi trovai costretta a comunicare alla Nazionale Brasiliana che, da parte nostra il consenso c'era e che, dopo aver ripetutamente cercato di avere notizie da parte dell'associazione tedesca, non ci rimaneva altro che dare a loro il compito di contattarli, magari avrebbero avuto più successo.

L'appuntamento con Gustavo e con Federico era durato molto meno degli altri perché, con loro il lavoro lo avevamo svolto privatamente fuori dalle mura dell'ufficio dunque, quello che rimaneva da fare era firmare i documenti.
Agnelli fece il suo ingresso nel suo ufficio, poco prima dell'ora di pranzo e prima che mi decidessi a scendere al ristorante, ero passata da lui per vedere se avessa ancora tutti i capelli attaccati alla testa.
-sto impazzendo, per poco non ricordavo di dover accompagnare le bambine all'aeroporto per il loro volo per Londra- mi intenerì il fatto che si fosse appena separato dalla sue figlie che avrebbero festeggiato il nuovo anno insieme alla madre, in Inghilterra.
-è solo una brutta giornata, non una brutta vita- glielo dissi perché era un po il motto della mia vita, me lo ero persino tatuata sull'arcata costale di sinistra e rispecchiava molto il mio modo di vivere le cose.
Ci sono periodi meno felici della nostra vita, in cui crediamo di non potercela fare perche, magari anche se siamo circondati da persone, ci sentiamo cosi soli da non vederle nemmeno ma, come era giusto che dal cielo scendesse giù la pioggia, dopo era chiaro che dovesse spuntare il sole.
-notizie dalla Germania?- negai con la testa
-ho comunque inviato l'email alla federazione del Brasile spiegandogli che non riusciamo a contattarli- da sopra la scrivania, in mezzo a tutta quella carta che vi giaceva sopra, aveva tirato fuori un articolo di giornale da tutto sport.
-leggilo, è tutto merito tuo- afferrai il pezzo di carta che era stato fotocopiato e iniziai a leggere qualche riga.
"La Juventus dei più piccoli"
Si intitolava così l'articolo dove, la bellissima foto di Paulo accerchiato dai bambini che avevo riconosciuto all'istante, sorridendo verso l'obiettivo, occupava tutta la parte centrale.
- la joya colpisce ancora e stavolta nel mirino del dischetto non vi è solamente la rete da violare ma un futuro pieno di nuovi progetti.
Il bianconero argentino, ormai italianizzato, incontra i piccoli dello stivale per dedicare loro delle attenzioni che sanno di meritare.
Alla domanda: "ti fa piacere sapere di essere l'idolo di molti bambini?" , il giovane numero dieci risponde che: si, ne è onorato e spera di poter essere di buon esempio per loro.
Insomma, una Juventus da dieci in pagella...anche se, il super Paulo, sarà stato cosi bravo anche tra i banchi?- lo lessi ad alta voce, ridendo sull'ultima parte.
Non sapevo bene se fosse bravo o meno, di certo non era il primo della classe e non si faceva alcun problema a dirlo.
Nella vita ognuno di noi ha le sue priorità e la sua era chiaramente il pallone.
-riusciamo ad organizzarne una anche con Federico Bernardeschi?- mi chiese sorridente
-certamente- anche se, quella più che una trovata commerciale era stato un gesto carino nei confronti di Paulo ma, per quanto fossi in confidenza con Agnelli non mi sembrava il caso di dirglielo.
-e il premio per la miglior collaboratrice dell'anno va... rullo di tamburi: Ginevra Meneghini- mi fece ridere il suo modo di essere cosi sbarazzino , anche se indossava perennemente un completo giacca e cravatta nero e bianco.
-ho fatto solo il mio lavoro- il che era vero ma, allo stesso tempo ero contenta che si fosse accorto di quanto impegno e quanta dedizione ci avessi messo.
Prima di chiamare Lara, mi ricordai di sentire Mat e ovviamente rise per la situazione in cui mi ero cacciata la scorsa serata.
-quella ragazzina vuole la tua testa su un piatto d'argento- ovviamente l'esagerazione era il marchio di fabrica di Mat.
-non posso piacerle per forza, ha ragione a rendermi la strada in salita e sai come sono no? Mi intestardirò cosi tanto che alla fine riuscirò a piacerle, altrimenti mi odierà a morte- l'ultima parte non la contemplavo nemmeno, in un modo o nell'altro sarei riuscita a trovare un punto di incontro con Dolores.
-non può comportarsi da stronza, sai bene che  non è giusto- nella vita molte cose non erano giuste e questa sarebbe stata l'ennesima.
- disse il messeur Liberté égalité fraternité- rise dall'altro lato del telefono e lo lasciai croggiolarsi nella sua disperazione pre laurea.
La pasta al pomodoro, che mi guardava dal piatto, era invitante e il sapore era paradisiaco nonostante io fossi decisamente un'amante dei secondi piatti piuttosto che dei primi.
-amor- salutai Lara non appena mi rispose ala telefono.
-iniziavo a pensare che avessi sbagliato numero- mi disse
-ho avuto una mattina incasinata e ho trovato de tempo libero adesso che, sono a pranzo- dovevo mangiare evitando di sporcarmi come una bambina di due anni e allo stesso tempo dovevo mantenere il cellulare vicino l'orecchio.
-sei da sola?- dissi di si e iniziavo a preoccuparmi.
-sono incinta- la pennetta rigata mi andó di traverso e ringraziai il buon Dio per aver dell'acqua a disposizione nel bicchiere di vetro.
-sei viva?- tossicchiai un po per riprendermi
-si, puoi ripetere?- rise
-sono incinta, di sette settimane- un baby Gonzalo si materializzò nella mia mente
-sono contentissima- benché i bambini non fossero decisamente la  prossima meta a cui avrei auspicato, anche solo per il semplice fatto che dovevo ancora  prendere le misure di sicurezza con me stessa.
-io più di te- aveva la voce tranquilla e serena
-lo hai già detto a Gonzalo?-
-no, voglio dirglielo la notte di Capodanno- non proprio la più originale della sorpresa ma, ero sicura che il momento non sarebbe importanto; la notizia era così importante che avrebbe sortito lo stesso effetto pure se glielo avesse detto al telefono.
I bambini mi erano da sempre piaciuti perche, erano la voce del popolo e perché facevano tutto quello che gli pareva...tanto erano solo bambini e poi perché, mi ricordavano di me che ero una vera e propria peste.
- cosa ti piacerebbe che sia?- io speravo sempre nei maschietti perché le femminucce erano più complicate da gestire.
-femminuccia- ovvio, l'unica sempre fuori dagli schemi dovevo essere io.
-allora vada per il team della femminuccia- era così che ci si coalizzava tra donne.
Non sopportavo le risposte "l'importante è che stia in salute", che razza di risposta era?
Tutti i genitori, anche i più scellerati, avrebbero voluto che i propri figli stessero bene di salute , e questo prescindeva dal sesso del bambino.
-ho già comprato una tutina rosa, era troppo bella e non potevo lasciarla in negozio- mi lasciai trasportare dal suo entusiasmo e benché fosse molto presto, per iniziare a fare dello shopping per neonati, adoravo sentirla parlare di come si sentisse.
La mia pausa pranzo stava terminando e purtroppo avrei dovuto salutarla e mi dispiaceva parecchio.
Non la vedevo dalla trasferta a Napoli e lei poi, aveva preso il volo per Buenos Aires dove la attendeva una marea di lavoro.
-devo salutarti ma, se riesco provo a chiamarti prima dell'ora di cena- il pensiero della cena a casa Dybala, continuava a tenermi in agitazione.
-sarai spettacolare, mandami le foto del vestito- la salutai e mi alzai dal mio posto per dirigermi nel mio ufficio.

Fino Alla FineWhere stories live. Discover now