Con i piedi scalzi e i termosifoni accessi senza sosta, da ormai più di una settimana, i miei occhi vanno dritti al calendario appeso in cucina.
Il tempo vola e mancano dodici giorni al giorno del ringraziamento, e solo nove giorni dall'arrivo di Mat.
Ricordo, quando eravamo più adolescenti di adesso, di come volevamo festeggiare tutte le ricorrenze americane, ignorando invece quelle che avremmo potuto festeggiare benissimo, senza che i genitori dei nostri compagni ci considerassero dei visionari satanici.

Halloween era la festa che ci aveva ,anno dopo anno, fatto arrovellare il cervello. Passavamo interi pomeriggi a cercare di avere un vestito originale,una zucca da intagliare e gli inseparabili cioccolatini che erano ,almeno per me, la vera ragione del perché volessi festeggiarlo.
Non importava se noi avessimo il carnevale da festeggiare, perché Halloween era Halloween e prescindeva dalla religione che, tra parentesi non avevamo.
I miei genitori non sono mai stati particolarmente attaccati alla fede , nonostante mio nonno materno fosse siciliano e particolarmente credente. Probabilmente, il lavoro di mio padre lo ha messo difronte a tante esperienze che alla fine ha preferito legarsi ad altre cose.

Queste, sono supposizioni perché , in realtà non ho mai voluto saperlo ; semplicemente sono nata e cresciuta in questo modo, senza mai avere un credo a cui affidarmi durante i miei momenti di difficoltà .

Con la ventiquattro ore in mano, un cappellino di lana in testa e con passi decisi, raggiungo il mio ufficio per iniziare questa ennesima giornata lavorativa. Per strada le vetrine dei negozi iniziano ad essere decorati con motivi natalizi, nonostante manchi ancora più di un mese al Natale.

L'idea di dover iniziare a pensare a cosa poter regalare ai miei amici e alla mia famiglia, inizia a mettermi ansia. Uscire per i negozi e perdere tempo a scovare il regalo perfetto, non è mai stato il mio hobbie preferito, tutt'altro!

I negozi diventano super affollati, la gente spintona ovunque e le commesse che ti girano attorno come api intorno all'alveare è già parecchio stressante solo al pensiero, figuriamoci dopo. Un'altra cosa che non sopporto è il fatto che io debba spendere del tempo tra un negozio e l'altro, alla ricerca di qualcosa che oltre ad essere esteticamente bello, abbia un'utilità e poi, poi puntualmente ricevo regali di merda, come quel porta candele di pessimo gusto e soprattutto fatto di legno che ricevetti due natali fa dalla sorella di mio padre. Per giorni mi sono chiesta quanti neuroni in due potessero avere chi ha ideato il regalo e chi l'ha comprato. Esattamente, perché un porta candele di legno, quando il legno è il materiale che per eccellenza prende fuoco? Certe cose rimarranno misteri per sempre.

-Gwen- fermo il passo e volto lo sguardo verso Micol che sta uscendo dal suo ufficio venendomi incontro.

-non urlare- gli sussurro mentre il resto dei dipendenti che si trovano fuori dai loro uffici, si sono voltati tutti verso di noi. Venire dall'Italia e ricoprire il ruolo di direttore mi mette già parecchio al centro dell'attenzione, cercarne altra sarebbe troppo. Mi porge un plico di fogli e portandosi il mio braccio sul suo, si dirige verso il mio ufficio. Non mi da nemmeno il tempo di sfilarmi il cappello dalla testa che inizia a blaterare su biglietti aerei e partenze.

-statti zitto un attimo!- lo ammonisco due secondi, e mentre mi sfilo il cappotto do una rapida occhiata all'inchiostro che macchia ordinatamente i fogli. Sulla scrivania del mio ufficio giace un post-it con su scritto " GONZALO" ricordandomi di dovergli chiamare per avere aggiornamenti su ciò che ha deciso di fare.

-ho bisogno di mezz'ora per leggere tutti questi fogli- gli faccio notare mentre lui, totalmente rilassato, se ne sta seduto sulla sedia girevole e con una matita tra l'indice e il medio, punta i piedi per terra e gira da una parte all'altra.

-è un contratto della FCA, vogliono che io vada in Italia per tre settimane di prova e poi mi assumeranno- onestamente no ne vedo il nesso logico. La FCA ha i suoi uffici generali qui a New York, a Torino c'è la succursale e la sede principale del direttore che ha solo metà della quota aziendale.

Fino Alla FineDonde viven las historias. Descúbrelo ahora