-possiamo fare tutto quello che vuoi- lo ringrazio sperando vivamente che la cosa non ci metta in imbarazzo.
Quando arrivo a casa e parcheggio davanti al garage, mi accorgo che ne la macchina di mia madre ne quella di mio padre sono parcheggiate sulla ghiaia, quindi ne deduco che sono entrambi a lavoro e questo mi fa sentire un po' in agitazione perché chiaramente non posso lasciarlo in macchina.
-andiamo, vuoi rimanere lì? - gli dico afferrando la ventiquattrore dai sedili posteriori e chiudendo il cancello automatico di casa.
-questa è casa tua?- dice guardandosi intorno
-no, stiamo andando a derubare a casa di uno sconosciuto fa silenzio- metto il dito davanti le labbra intimandogli di fare silenzio e come una deficente curvo la schiena e cammino a passo felpato davanti la porta di casa; lui semplicemente mi guarda ridendo e portandosi le mani in facci forse rassegnato al fatto che io abbia un senso dell'umorismo veramente pessimo.
Quando infilo la chiave nella toppa e disattivo l'allarme, lo guardo entrare in casa e continuare a guardarsi attorno.
-tuo padre che lavoro fa?- mi chiede
-il chirurgo e mia madre l'avvocato- immaginando il perché di questa domanda
-aha ecco- dice confermando la mia tesi.
-preferisci rimanere qui o vuoi seguirmi sopra?- mi afferra la mano e sale le scla e trascinandomi sopra.
-vediamo se indovino, la tua stanza è questa...qui- apre effettivamente la mia camera e ringrazio Kareema per aver messo a posto il casino che regnava qui almeno fino a stamattina.
-ho indovinato, praticamente sono perfetto in tutto- dice sedendosi sul letto, io scendo velocemente dai tacchi e li rimetto nella scarpiera , aprendo la mia camera armadio.
-posso curiosare un po' in giro per la stanza?- mi dice e io rispondo di si, anche se la cosa mi mette un po' di ansia.
Quando afferro la gonna nera lunga con la vita stretta, la canottiera e le calze basse ricamate, corro in bagno a cambiarmi velocemente, mi guardo allo specchio per sistemarmi i capelli ormai praticamente disordinati, cosi decido di sciogliere la cosa e lasciarli ricadere morbidi sulle spalle.
-eccomi- dico entrando dentro e notando che guarda una mia foto con Mat di quattro o forse cinque estati fa, lasciandolo assorto lì, recupero velocemente il cappello nero della scorsa sera e un giacchino di pelle che indosso immediatamente.
-sembra una vita fa- dice riferendosi alla foto
-è davvero una vita fa, li facevo il quarto o addirittura il terzo liceo- gli dico afferrando le mie dottor martens preferite, quelle nere con i lacci gialli.
-praticamente tu e Matt vi conoscete da tutta una vita?- io mi giro a guardarlo sorridendo perché ha proprio colto il punto.
-dall'asilo nido, cioè quel posto dove i genitori lasciano i propri bimbi piccoli perche lavorano- gli spiego, infilando la mia polaroid dentro una tracolla gialla che indosso.
-io sono pronta comunque- lui mi viene incontro
-sei bellissima- mi guarda sorridendo e mi fa mancare il respiro, arrossisco e abbasso lo sguardo non potendolo sostenere.
-grazie- sussurro.
-allora andiamo?- annuisco facendolo uscire dalla stanza e chiudendo la porta.
-possiamo fare una foto ricordo?- mi chiede , tira fuori il suo cellulare dalla tasca e davanti al solito specchio all'ingresso, mi fa girare attorndo alla sua mano, e presumo faccia un boomerang.
Quando ritorniamo sulla strada, mi metto in corsia per Collegno, ho voglia di portarlo al villaggio Leumann, un posto che per certi versi mi somiglia tanto.
-stiamo andando a Collegno?- e io annuisco, inserendomi nell'antrata di questa periferia piemontese.
-non ci sono mai venuto, ma credo sia vicino a Vinovo vero?- mi domanda guardando fuori dal finestrino
-dici bene, è tra Vinovo e Casellette il posto dove abito io e il posto dove ti alleni con la squadra- gli spiego
-a metà strada tra di noi- dice probabilmente riflettendo ad alta voce.
Quando parcheggio un po' lontano dal posto, si guarda intorno chidendomi dove lo abbia portato.
-vedrai- chiudo la macchina e mi metto accanto a lui a camminare.
-posso chiederti una cosa- gli domando e lui mi guarda stupito
-Ginevra Meneghini che vuole sapere qualcosa di me? Me lo segnerò sul calendario- ride fingendo di scrivere qualcosa per aria
- sei felice?- la sua faccia è davvero una faccia di uno che non si aspettava una domanda cosi
-si, perche me lo chiedi?- mi domanda
-perché, sarebbe troppo brutto se tu perdessi tutto quel colore che avevi quando sei venuto qui, noi non siamo come i siciliani al sud, lì  penso la gente sia sempre pronta a darti una mano, a farti sentire parte di qualcosa, qualunque cosa essa sia, qui siamo un po' ognuno per il conto nostro ed è un grande cambiamento- gli dico sincera
-quando sono arrivato, pensavo di essere finito in una città che non faceva per me, sicuramente Palermo e Laguna Larga sono due posti completamente diversi da qui e mi sono sentito un po' solo, poi ho imparato a cercare la mia individualità e a sfruttarla a mio favore, da solo riesco a sentire quello che mi dice la testa, riesco a sentirmi per davvero, anche se a volte essere in mezzo alle persone continua a mancarmi davvero tanto- dice sistemandosi un beanie sulla testa.
-comunque siamo arrivati- gli dico mostrandogli l'ingresso magnifico del villaggio.
Lo guarda con stupore, e torna a guardami e io semplicemente sorrido, era questo quello di cui parlavo, questo senso di poter entrare in qualcosa che c'è stato prima.
Mi afferra il polso e mi trascina dentro aldilà del cancello e mi fa ridere parecchio questa sua esaltazione.
-questo posto esiste davvero?- mi chiede e io annuisco rubandogli una foto istantanea.
-è bellissimo Gwen, è cosi..-
-così surreale?- completo la frase sperando di aver afferrato il suo stato d'animo.
-cosi surrale, si- ridice lui avvicinandosi alle case di legno e toccandole per poi odorarsi le mani.
-perché non si parla molto di questo posto?- mi chiede
-non so, io ci sono venuta con mio nonno quando avevo dieci o undici anni, il nonno di mio nonno lavorava qui fin da quando era ragazzino, e mi ha mostrato quanta storia ci fosse dietro e queste splendide casette-
-sai, la mia casa in Argentina ci somiglia molto- vorrei dirgli che lo so bene, che ho scelto questo posto proprio per ricordargli chi è veramente, senza la storia del calcio europeo.
-allora avrai un casa bellissima- lui sorride forse immaginandola nella sua testa.
-si, beh per me lo è. Ci sono cresciuto e mi sono graffiato le ginocchia cosi tante volte sul pavimento della veranda cercando di parare le pallonate di mio fratello mariano, avevo un cagnolino che si chiamava Maradona- mi dice e mi fa sorridere, adoro vederlo cosi fragile e sincero nel ricordare pezzi che lo hanno reso questo splendido uomo.
-un nome davvero originale- gli dico prendendolo in giro ma appena capisco che per dispetto vuole farmi il sollettico, mi metto a correre come una pazza per cercare di sfuggirgli.
-ti prendo lo sai?- mi dice guardandomi e lasciandomi qualche metro di distanza.
-lo so, ma se tu prometti di risparmiarmi giuro che smetto di correre sennò mi toccherà correre per tutto l'intero villaggio- gli dico fermandomi a guardarlo indietro
-allora significherà che correrai- mi dice scattando velocemente verso la mia direzione, questo mi fa cacciare un urlo di eccitazione e corro trattenendo alla gonna tra i pugni delle mani evitando di impigliarla tra i piedi e finire per terra.
-corri Gwen, perché sto arrivando!- accellero ancora la corsa, e mi viene da ridere della cosa, quando mi è praticamente vicino decido di fermarmi di botto e correre dalla direzione opposta tornando indietro.
-stronzaaa non si fa- mi urla dietro
-prova a prendermi Joya- gli dico correndo ma ad un certo punto mi sento sollevata da terra.
-presa!- mi trattiene per i fianchi e mi va girare su se stesso.
Ho il cuore che batte a tre mila, la corsa mi ha accellerato i battiti cardiaci e guardandolo negli occhi gli sorrido e gli bacio la fronte per la seconda volta in una giornata.
-finalmente vedo uno scorcio del vero Paulo- gli dico e lui mi fa poggiare i piedi per terra.
-te l'ho detto, ci incastriamo bene- mi accarezza il volto e ricambia il bacio in fronte.
-lo sai, qui prima c'era una cotoneria e si racconta che ogni anno, l'ultima domenica di settembre, tutte le donne che abitavano in questo villaggio ritornano a vivere e a far funzionare l'industria per fare morbidi maglioncini per i bambini, nell'attesa dell'inverno. Io ho avuto tre maglioncini da queste anziane signore, me li ha portati la mia nonna e sai? Li indosso ancora- gli dico ricordando sorridente quei maglioncini di lana dai colori vivaci, quelli cosi vintage che se per alcuni vanno di moda a me ricordano soltanto quel periodo in cui mia nonna se ne stava dietro la finestra a lavorare la lana con i ferri.
-me ne farai vedere uno?- mi dice
-farò di più , ne ho uno rosso che potrebbe starti, te lo darò come ricordo di questa giornata- mi sorride e per me quello vale più di tutto l'oro del mondo.
-la mia nonna invece mi ha cucito tutti pantaloni che strappavo di continuo giocando a calcio, era un segreto da me e lei, appena ne rovinavo qualcuno, correvo a casa sua e lei immediatamente me li sistemava- dice afferrandomi la mano.
-come si chiama tua nonna?- gli domando curiosa
-Maria- mi dice sorridendo, - e la tua?- domanda a sua volta.
-elena, e sai cosa? ogni pomeriggio ,quando ancora stavo a casa, mi faceva bere una tazza di latte con del pane fritto con lo zucchero, era buonissimo te lo giuro- posso sentirne il sapore sulla lingua al semplice ricordo.
-la mia invece mi faceva per il compleanno gli Alfajores- capisco immediatamente a cosa faccia riferimento.
-son muy buenos, ci mettevi il cioccolato?- gli domando
-no, assolutamente con il dulce de leche!- il tono è fintamente ferito come se avessi bestemmiato sulla sua gente
-non l'ho mai mangiato, mia madre dice sempre che è buonissimo -
-tua madre dice benissimo, quando viene mia mamma te lo faccio fare, ti giuro è cosi buono- lo vedo cercare qualcosa nel suo cellulare e poi mi mostra una foto di quando ero piccolo, con davanti tanti alfajores con una candelina davanti.
-ma quanto eri carino?- lo vedo arrossire
-Paulo ma eri stupendo, che bel bambino...fossi stata una tua compagnetta ti avrei sicuramente fatto la corte- gli dico sincera
-semmai  io avrei sicuramente fatto la corte a te- mi dice correggendomi e tornando a guardami mentre cerco di cogliere quanti più dettagli possibili di quella foto.
-ma se non sai nemmeno come ero da piccola, che ne sai se ero un mostro di bambina?- gli dico facendolo scoppiare a ridere, cerco velocemente una foto di quando avevo tre anni e gliela faccio vedere.
-un mostro di bambina, ma se sei meravigliosa...ovvio che ti avrei chiesto di diventare la mia companera- mi sorride prendendosi il mio cellulare in mano e allargando la foto.
-tuviste maravillosas mejillas, mi padre te hubiera querido, me tiraba siempre mis mejillas cuando estaba sentado de suo rodillas- l'immagine di lui cosi piccolo seduto sulle ginocchia del padre mi si materializza in testa.
-è meraviglioso!- gli dico semplicemente.
-lui mi avrebbe detto sicuramente : "Paulito, esa niña pequeña, tu puedes llevar ella a nuestra casa, pero primero tenemos que hablar con su padre, ella ese siempre es su bebé "- scoppio a ridere, sentendo anche come la sua faccia si trasforma in quella che dovrebbe ricordarmi i tratti del padre, chissà come sarebbe stato adesso, chissà se avessi potuto mai osservare con i miei occhi quell'uomo che ha reso suo figlio questo splendido uomo.
-monella come ero, sarei venuta a casa tua senza dirgli nulla- lui si porta la mano davanti la bocca fingendo stupore.
-nena pericolosa- mi abbraccia e poggio la testa sul suo petto.
-comunque io te lo avrei chiesto prima- ribatto sentendo la mia voce venire ovattata dal tessuto della sua felpa.
-assolutamente no, te lo avrei chiesto prima io, è cosi che si fa, è il maschio che corteggia la donna- lo guardo sollevando le sopracciglia
-ma questo venti anni fa Pau, se dovessi innamorarmi mi butterei nella cosa anche se sapessi di farmi male e poi testarda come sono non mi fermerebbe nessuno- gli dico sinceramente perché è quello che farei, la vita è una e voglio godermela al massimo.
-se mi innamorassi davvero, darei tutto me stesso per questa persona- lo guardo negli occhi e posso leggerci dentro tante cose, forse anche troppe.
-se mi innamorassi - diciamo contemporaneamente scoppiando poi a ridere.

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Quanti di voi sono delle mie parti ❤️, e quante invece sono venute in Piemonte  ma non hanno mai sentito parlare del Villaggio 🛤🏘🏭 Leumann?
Se sconoscete completamente il posto, qui sotto ⬇️ vi lascio una foto per capire in che piccolo angolo di storia italiana, ho ambientato la storia.
Voi al posto di Gwen che cosa avreste fatto?
Siete delle ragazze intraprendenti 🏋🏻‍♀️💪🏻, oppure credete ancora che sia il ragazzo a dover fare il primo passo👣?

Voi al posto di Gwen che cosa avreste fatto? Siete delle ragazze intraprendenti 🏋🏻‍♀️💪🏻, oppure credete ancora che sia il ragazzo a dover fare il primo passo👣?

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Villaggio Leumann - Collegno.


Villaggio Leumann - Collegno

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È semplicemente stupendo ❤️

Fino Alla FineWhere stories live. Discover now