Il sorriso le si gelò sulle labbra quando si rese conto che, due banchi dietro al suo, c'era la persona che quel giorno sperava proprio di non vedere: Malfoy era chino sul banco, i serici capelli biondi gli coprivano in parte il viso, le mani forti — che più di una volta l'avevano stretta con veemenza — erano appoggiate sul banco; le dita tamburellavano dolcemente sul legno.

Sentì una dolorosa fitta di desiderio attorcigliarle lo stomaco e il basso ventre.

In quell'istante Malfoy alzò lo sguardo, incontrando quello della ragazza.

La sorpresa nei suoi occhi si tramutò ben presto in intensa passione; mentre stringeva le mani a pugno e dischiudeva le labbra.

Hermione sostenne il suo sguardo con fierezza, serrando le labbra in una linea sottile.

«Mezzosangue», disse lui, il tono più aspro e crudele che poté trovare nel suo repertorio, mentre cercava di mostrarsi il più impassibile possibile — cosa non facile dopo averle sbandierato il suo desiderio fino a pochi secondi prima.

«Furetto», ribatté lei, sollevando il naso in aria con superiorità, prima di tornare a riempire la sua borsa, come se nulla fosse successo.
Malfoy la scrutò ancora per qualche secondo, prima di seguire il suo esempio e sgomberare il tavolo dai suoi libri.

«Dovrebbero esserci delle regole che impediscano ai Sanguesporco di girare liberamente per il castello», borbottò Malfoy a voce abbastanza alta da farsi sentire dalla ragazza: «Non fate altro che insudiciare l'aria con la vostra presenza aberrante».

«Ti aborro».

La Grifondoro strinse forte le mani a pugno e, animata dalla risoluzione, abbandonò la sua borsa sul banco, dirigendosi verso Malfoy.
Il ragazzo si rese conto troppo tardi del repentino avvicinamento della riccia e non riuscì a scostarsi in tempo, ritrovandosi bloccato dalla presa ferrea della ragazza, che gli aveva afferrato i capelli in una morsa.

Hermione avrebbe voluto colpirlo — proprio come il terzo anno — ma non ci riuscì.

Lasciò andare i capelli, per afferrargli il mento.

Fece scontrare le sue labbra con quelle del biondo, determinata a fargli rimangiare le orribili parole che aveva appena pronunciato.

Malfoy ricambiò il bacio, sporgendosi il più possibile, malgrado il banco non gli permettesse di avvicinarsi quanto avrebbe voluto alla riccia.

Hermione gli morse forte il labbro, sentendolo gemere dal dolore.

Soddisfatta, sciolse la stretta e si allontanò di un paio di passi.

Malfoy sorrise: «Non riesci a controllare il desiderio, Granger? Mi vuoi troppo per riuscire a starmi lontana almeno dieci metri?»

«Dovrebbero esserci delle leggi che impediscano alle persone come te di esistere», ribatté la riccia con tono aspro. Era delusa del suo stesso comportamento. Perché l'aveva baciato, di nuovo? Cosa le era preso?
«Non te la prendere con noi persone belle, Mezzosangue. Sei tu ad avere un problema di autocontrollo», rispose lui, alzandosi in piedi e portandosi la borsa a tracolla.

Hermione avrebbe voluto urlargli contro, ma si trattenne: «L'unico mio problema sei tu», disse, sollevando lo sguardo per poterlo guardare in viso.
«Vedo che almeno su una cosa siamo d'accordo», sorrise maliziosamente il ragazzo, facendo il giro del banco per posizionarsi di fronte alla Grifondoro.

Avrebbe voluto avere la forza di resistere, ma non ci riuscì e finì coll'allungare la mano, immergendola nei ricci della ragazza.

«Devo andare», disse lei, districandosi dalla sua stretta e muovendo alcuni passi verso l'uscita.

La porta si chiuse di colpo, facendola sussultare dalla sorpresa.

«Non così in fretta».

Hermione si voltò giusto in tempo per vedere Malfoy riporre la bacchetta nella tasca interna del mantello: «Cosa significa?», chiese, battendo i piedi a terra con impazienza.
Malfoy raggiunse la riccia in poche falcate: «Significa che mi sono stancato», disse, prima di afferrare le spalle della ragazza e baciarla con impazienza.
Si erano dati il tormento per giorni; lui ideando dispetti insignificanti, lei ignorando la sua presenza. Ancora prima si erano desiderati senza capirne il motivo, cercandosi con senso di colpa e tormento.

Avevano finto di non provare attrazione, di essere immuni alle leggi della fisica che li sospingevano, impietose, l'uno verso l'altra.

Non rimaneva altro che la resa; abbassare le armi, dichiararsi sconfitti.

Hermione non oppose resistenza, Malfoy non rovinò il momento con le sue frecciatine maliziose. Avevano entrambi messo da parte l'orgoglio e l'arroganza, rimanendo spogli e vulnerabili.

Il Serpeverde non perse tempo, spingendo la ragazza verso il banco più vicino e facendocela salire con impazienza. Le allargò le gambe con altrettanta foga, sollevandole la gonna troppo lunga ed esponendo alla vista le cosce lattee della ragazza.

Hermione Granger strinse le ginocchia, avvolgendo i fianchi di Malfoy, imprigionandolo, mentre con gesti febbrili tentava di sfilargli il mantello, che cadde a terra con un suono attutito.

La Grifondoro gemette dal piacere che la frizione tra i loro due corpi le provocava.

La maniglia della porta si abbassò con forza, facendo sussultare dalla sorpresa entrambi.

Si allontanarono, mettendo quanta più distanza possibile, sistemandosi i vestiti e cercando di regolarizzare il respiro e il battito cardiaco impazziti.

Udirono un borbottio dall'altra parte della porta, poi il rumore inconfondibile di una chiave che veniva girata nella toppa e due secondi dopo Gazza era entrato nell'aula studio, seguito dall'immancabile Mrs. Purr.

Il custode rimase a fissarli con un ghigno a dir poco maligno: «Bene, bene, cos'abbiamo qua?», chiese, mettendo ulteriormente in mostra i denti gialli e storti: «Cosa ne dici Mrs. Purr? Abbiamo interrotto un incontro amoroso?»
«La sola idea mi fa venire il voltastomaco», s'indignò Malfoy con un'espressione schifata in volto: «Siamo rimasti chiusi dentro a cause di Pix, a quanto pare intendeva uccidermi, segregandomi nella stessa stanza con una Sanguesporco».
Hermione non potè fare a meno di sorridere, brevemente, prima di mostrarsi altrettanto oltraggiata dalle insinuazioni del signor Gazza: «Quanto mi piacerebbe poterti uccidere con la mia sola presenza, Furetto, peccato che non sia possibile».
Malfoy recuperò la sua borsa da terra e lanciò un'occhiata di disprezzo alla Grifondoro: «Verrà il giorno in cui fecce come te la smetteranno di mettere piede ad Hogwarts».

Hermione copiò i movimenti del biondo, munendosi a sua volta di borsa e libri: «Buffo, stavo pensando la stessa identica cosa», ribatté, prima di precedere il ragazzo fuori dall'aula studio.
Malfoy uscì a sua volta pochi istanti dopo, subito dopo aver raccolto da terra il suo mantello.

Il custode intanto era rimasto interdetto a guardarli scomparire lungo il corridoio che portava alla Sala Grande, con un misto di insoddisfazione e dispiacere stampato in faccia.

Gioco di sguardi #1 (Dramione)Where stories live. Discover now