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Quando ero piccolo non mi piacevano molto le bugie, anzi mi arrabbiavo sempre quando mio fratello me ne diceva una. Io ero quel tipo di bambino che credeva a tutto ciò che gli veniva detto e, se alla fine, non succedeva niente ci rimaneva davvero male. Io ci credevo troppo e detestavo starci male. Alla gente poteva non importargliene, ma io stavo male perché io ci credevo sul serio.

Crescendo, inevitabilmente, le mie scelte mi hanno portato a diventare simile a quelle persone che involontariamente mi deridevano da piccolo: ho incominciato a dire bugie ai miei genitori per non farli stare alzati fino a tardi.
Ricordo che una delle prime volte che avevo provato a bere e di conseguenza mi ero ubriacato, sentivo io stesso la puzza del mio sudore e dell'alcol sui miei stessi vestiti. Mi vergognavo così tanto di aver ceduto a quel piccolo divertimento che non rientrai a casa anche se i miei amici mi avevano accompagnato al cancello di casa mia.
Non entrai in casa, ma mi rifugiai nella casetta in giardino dove si trovavano tutti gli articoli per tenere bene il prato. Ricordo perfettamente la sensazione nel dormire su dei sacchi pieni di semi con indosso i miei vestiti per tenermi al caldo.
Probabilmente non m'importava solo la paura di essere beccato dai miei genitori, no, avevo più paura di come mi avrebbero guardato dopo questo fatto. Non ero pronto a essere giudicato o essere guardato con altri occhi.

Con l'arrivo dell'adolescenza non mi sono più nascosto, i miei genitori scoprirono che brutto figlio avevano eppure non fecero mai niente per fermarmi, mi lasciarono stare e io mi sentii abbandonato. Ero solo e così mi feci una famiglia tutta mia, dove ero essenziale e preso in considerazione. Le bugie non c'erano più, non mi nascosi più, non mi volevo più nascondere, volevo vedere fino a che punto i miei genitori mi potevano ignorare. Smisi di nascondermi e gli feci vedere ciò che ero, eppure non fecero mai niente per fermarmi.

Oggi, ai miei genitori non posso dire ciò che sta succedendo nella mia vita per tenerli al sicuro, anche se molto probabilmente mio padre interverrebbe in mio soccorso, ma non posso correre il rischio.
Se posso, io salverò sempre le persone a cui voglio bene.

Mi guardo in giro e supero la strada con al mio fianco una ragazza dai capelli biondi e dall'altro una mora entrambe partite con il piede di guerra.
Stamattina ho detto a Rachele che sarei andato ad allenarmi per la partita di calcio che ci sarà tra qualche giorno, e mi ha creduto. I miei amici sono al campo ad allenarsi e anche io sono lì, o almeno la mia precisa copia: mio fratello con indosso un capello per nascondere i suoi capelli biondi. Felix vuole aiutarmi, vuole rientrare nella mia vita e io glielo voglio permettere.

Allison mi supera e va al citofono cercando il cognome della persona che stiamo cercando.
Oggi dovevamo solo essere io e Allison qui, ma alla fine si è unita anche Chiara. Siamo alla presunta casa della sorella minore di Rachele. Da quanto mi ha detto Allison, quest'ultima, si chiama Ginevra e ha quindici anni.
-Chi è?-domanda la voce al citofono.
A questo punto intervengo io dicendo che sono Peter, il ragazzo di sua sorella, e ho bisogno del suo aiuto per farle una sorpresa. Mi faccio vedere bene alla videocamera e spero che si ricordi di me.
Molto tempo fa la conoscevo e la ho sempre reputata una ragazzina davvero molto intelligente per la sua età.

-Secondo piano-ci informa malvolentieri.
Nel più completo silenzio arriviamo al piano e troviamo la sorella di Rachele ad aspettarci sulla porta di casa sua ed è impossibile non notare che sono molto simili.
-E loro chi sono?-mi chiede indicando con la testa le due ragazze dietro di me.

-Oh, noi siamo amiche di Rachele, non ti ha parlato di noi?-interviene Allison, avvicinandosi alla ragazza che li guarda a dir poco male

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-Oh, noi siamo amiche di Rachele, non ti ha parlato di noi?-interviene Allison, avvicinandosi alla ragazza che li guarda a dir poco male.
-Mia sorella non ha amiche-risponde brusca guardando la ragazza bionda, per poi puntate la sua attenzione su di me-E da quando si è rimessa con te?
-È una lunga storia...
-Okay, dammi una buona motivazione per non chiamare la polizia-sostenzia alzando un sopracciglio.
-Perché ci serve il tuo aiuto-parla, per me, Chiara, mentre mi si affianca.
Ginevra punta i suoi occhi sulla mia ragazza per poi puntare i suoi occhi nei miei:-Cosa ti ha fatto mia sorella?
-Ne vuoi parlare nella scala del tuo palazzo?

Sbuffa, si allontana dalla porta e ci fa spazio per entrare. Appena entriamo ci ritroviamo nel suo salotto che sarebbe anche una cucina. È piccola come casa, ci abita da sola?
Io e le due ragazze ci sediamo sul divano mentre la sorella di Rachele si mette sulla poltrona davanti a noi. Devo ammettere che è cresciuta in questi anni ed è diventata proprio una bella ragazza. Faccio fatica a crederci che ha solo quindici anni. È bella come la sorella.
Allison le incomincia a raccontare per fino e per segno tutto quello che è successo, tutto quello che ho dovuto subire, mentre la ragazza ascolta e alcune volte punta la sua attenzione su di me come per cercare delle conferme.
Quando Allison finisce chiude gli occhi e appoggia la schiena contro i cuscini del piumone. Non capisco la sua espressione: ci crede o no?

-So di cos'è capace mia sorella quando vuole una cosa-dice-Ma addirittura rapire una persona? Introdursi nella mafia?

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-So di cos'è capace mia sorella quando vuole una cosa-dice-Ma addirittura rapire una persona? Introdursi nella mafia?

Probabilmente le sembrerà impossibile e, in effetti, non le dò tutti i torti. Mi dispiace che deve venire a sapere queste cose da noi.
Punta la sua attenzione su di me:-Come faccio a credervi?
Non può.
Come è giusto che sia, se qualcuno venisse a dirmi delle cose così gravi su mio fratello io non ci crederei mai e poi mai, anzi lo difenderei come meglio posso.
-Avete delle prove?-ci chiede.
-Perché avremmo dovuto venire da te se non fosse stato così?-sbotta Allison-Pensi che ci piaccia questa situazione? No, ma è l'unica possibilità che abbiamo. Quindi ci aiuti?
La ragazza dai capelli rossi si alza dal suo posto e incrocia le braccia al petto.
-Andatevene, se volete solo diffamare mia sorella, questo non è il posto giusto. Io non ci credo-sbotta guardandoci uno per uno.

Chiara si alza e cerca di prendere la ragazza dal braccio, ma con una mossa fulminea Ginevra riesce a intercettarla e girarle il braccio provocando alla mia fidanzata un gemito di dolore. Mi affretto a intervenire mettendo una mano su quella della ragazza che punta i suoi occhi verdi nei miei.
-Ti ricordi che una volta ti ho salvato da tua sorella?-le chiedo, ma non la lascio rispondere-Adesso, tu devi salvare me.

-Ti ricordi che una volta ti ho salvato da tua sorella?-le chiedo, ma non la lascio rispondere-Adesso, tu devi salvare me

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Lascia il polso di Chiara e invece, prende il mio, stringendolo forte. Ci guardiamo negli occhi e io non rivedo più quella bambina dagli occhi dolci, ma una ragazza distrutta. A pezzi.
-Tu non mi hai salvato.

Una vita per distruggerti //cole sprouseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora