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Non tutte le notti muoiono all'alba. Quelle immagini danzavano ancora dietro alle mie palpebre serrate per l'eccessiva stanchezza. Non volevo aprirle.

Se fossi rimasta lì,nel letto,non sarebbe successo nulla. Il mio respiro controllato mi avrebbe fatto riaddormentare presto, non appena il mio cuore avesse rallentato i battiti. La giornata sarebbe iniziata senza di me. Potevo ancora farlo. Cullarmi nella finzione che niente fosse successo e scomparire lentamente, simulando un'amnesia.

Ma gli occhi si aprirono. E la luce del mattino fu violenza.

I pensieri iniziarono subito, veloci, come un computer che si riavvia: che giorno è,impegni importanti,che ore sono,cosa dovrei mangiare.

Lunedì, ore 9.36. Mi sarei dovuta svegliare almeno un'ora prima, alle 10 avevo appuntamento via skype con Guido, non mangiavo da domenica e mi ero addormentata vestita. Mentalmente ringraziai per il mio lavoro da casa, se avessi dovuto prepararmi per l'ufficio sarebbe stata dura.

Velocemente relegai tutto il non necessario in un angolo della mente e scattai in bagno. Quasi mi buttai sotto la doccia vestita,per la fretta: quei dannati collant erano stati una scelta balorda.

Finché non sentii l'acqua bollente addosso,non realizzai. Ma poi vidi i lividi sulle mie gambe, un ginocchio sbucciato, un graffio sulla mano destra. Forse la teoria del 'far finta che non sia successo nulla' non poteva funzionare.

In 20 minuti ero pronta: lavata,capelli asciutti e profumati e addirittura un filo di fondotinta per nascondere la stanchezza. Mentre mi preparavo il tè mi infilavo un pullover e un paio di jeans, lasciando i piedi scalzi che tanto via skype non si notavano.

Accesi il pc mentre facevo mente locale dei miei doveri lavorativi; un sospiro profondo ed ero pronta.

Le linee paralleleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora