Capitolo trentaquattro ⚽️

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Leandro venne a prenderci con largo anticipo per andare alla cena di squadra.
Non so perché, ma quando comunicai a Stephan che sarei venuta con il ragazzo di Emma, lui iniziò ad arrabbiarsi e addirittura si offrì di venire egli stesso a prenderci.
Con questo capii che sia lui che il numero cinque della Roma avevano litigato ed ero curiosa di scoprire il motivo anche se Stephan non me lo avrebbe mai detto. Adesso che ci penso, lui non mi ha mai parlato dei suoi compagni di squadra e nemmeno del suo lavoro in generale. Forse perché io non gliel'ho mai chiesto o forse perché neanche lui ha tanta voglia di parlarne.

Ad ogni modo, Leandro si presentò puntuale davanti casa mia. Io ed Emma uscimmo salutando al volo i miei genitori e Federico che neanche ricambiò il saluto perché desiderava tanto venire con noi. Io lo avrei portato volentieri, ma dopo sarei andata a casa di Stephan, ed Emma a casa di Leandro e tutti e quattro desideravamo la nostra intimità.

La macchina di Leandro era una vera e propria fuori classe, del resto tutte le macchine dei suoi colleghi lo erano. Penso che nella vita di un calciatore dopo il pallone e la famiglia ci siano le macchine. A Trigoria ormai era diventato un'abitudine vedere queste auto lussuose.

Oltre ad essere molto bella esternamente, la sua macchina, internamente era anche ordinata e profumava di nuovo... quasi come se l'avesse lavata oggi stesso.

Emma e Leandro si salutarono con un bacio a stampo mentre io da dietro mi limitai a un "ciao Leo". E si, neanche a me non stava poi così tanto simpatico.
Il moro indossava uno smoking nero mentre Emma una fascia nera che le copriva il seno, una gonna lunga fin sopra le ginocchia, il tutto era ricoperto in pizzo con una scollatura sul collo smerlata. I capelli invece li aveva ondulati. Diciamo che aveva preso questa cena un po' troppo sul serio.
Io, invece, mi presentai con una semplice tutina bianca con lo scollo a V, a maniche corte e a pantaloni lunghi i. I capelli li avevo raccolti lasciando due ciocche sul viso proprio come li avevo al compleanno di Miralem.

Arrivammo in un posto bellissimo.
Era una villa con un giardino: c'era un sentiero tutto illuminato da candele alternate alle lanterne che portava sicuramente al ristorante.
Leandro lasciò le chiavi al parcheggiatore e tutti e tre ci incamminammo verso l'entrata.
Una terrazza immensa, con vista sul cupolone, anticipava l'entrata del ristorante. Vedere Roma di notte mi faceva venire la pelle d'oca.

Mi fermai a godermi quel panorama per qualche minuto quando ad un tratto alle mie spalle sentii dei passi e subito dopo, delle mani cingermi i fianchi. Sussultai.
«Sono io.» , una voce calda si era accostata al mio orecchio.
«Amore.» , dissi portando la testa all'indietro proprio all'incavo del suo collo. Ancora non mi ero girata a guardarlo, ma ero sicura che fosse bellissimo.
«Ti piace questo posto?» , mi chiese lasciandomi dei baci sul collo.
«È bellissimo. Si vede tutta Roma.»
«Ti sei innamorata di questa città, non è così?»
«Esattamente.» , risposi.
Restammo per cinque minuti abbracciati sulla terrazza ad ammirare le luci di Roma con un leggere venticello che ci faceva compagnia.

«Questa non è una cena per due!» , ci rimproverò uno dei suoi compagni di squadra e dalla voce riconobbi Miralem.
«Entrate dentro piccioncini.» , continuò Radja.
Sbuffammo entrambi guardandoci negli occhi e subito dopo, mano nella mano, ci incamminammo verso l'entrata. Durante il breve tragitto, potei notare tutta la bellezza del mio ragazzo: pantaloni neri, scarpe e giacca dello stesso colore e una camicia bianca.
Per non parlare del suo profumo che ogni volta che lo abbracciavo restava impresso sulla mia pelle. Era bello andare al letto col suo odore addosso, era come se fosse con me.

In sala aspettammo gli ultimi arrivati e quando furono tutti presenti, finalmente iniziammo a prendere posto.
Mi sedetti tra Stephan ed Emma, mentre difronte avevo Ilenia.
I ragazzi, in attesa dell'arrivo delle pietanze, iniziarono a parlare di calcio e macchine. Del resto questi erano gli stessi argomenti di cui sentivo parlare a Trigoria durante le pause dagli allenamenti.

NOBODY LIKE YOU || Stephan El ShaarawyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora