Capitolo trentadue⚽️

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8 maggio 2016

Domenica mattina mi ero recata insieme a mamma, Federico ed Emma al centro commerciale dell'Eur. Mio fratello, però, si limitava a sbuffare e a lamentarsi ogni qualvolta che noi donne entravamo in un negozio, perciò mio madre lo faceva stare zitto comprandogli un videogioco.

Avevamo appena finito il nostro giro di negozi, quando fui rapita da un vestito lungo, nero e in pizzo, esposto in una vetrina.
«Quel vestito deve essere mio!» , esclamai fermandomi davanti al vetro.
«Ma se ne hai altri venti uguali.» , mi attaccò Federico e dal tono che aveva usato, era parecchio scocciato.
«I vestiti non sono mai troppi per una donna, caro Federico.» , mi difese Emma.
Presi per mano la mia migliore amica e la trascinai dentro il negozio, promettendo sia a mia madre che a mio fratello, che saremmo uscite nel giro di pochi minuti.
Avevamo tutti fretta perché alle tre si sarebbe giocata l'ultima partita in casa della Roma e già eravamo in ritardo.
«Cosa ti metti oggi per la partita?» , mi domandò la bionda esaminando ogni vestito che le capitasse tra le mani.
«Non saprei... vorrei mettere la maglia che mi ha regalato Stephan, ma lui non vuole.»
«Stai scherzando? Ogni giocatore vorrebbe che la sua ragazza indossasse la sua maglia.»
«E lui vorrebbe anche, solo che quella maglia creerebbe dei problemi a mio padre e alla società.»
«Vi fate troppi complessi! Secondo te una maglia creerebbe tutto sto casino? Stephan ha tutto il diritto di far vedere la sua ragazza ai suoi tifosi e non sarà una stupida maglietta a  impedirglielo.» , mi disse fiera mentre provava un vestito allo specchio.
«Da quando sei diventata così saggia?» , le domandai incrociando le braccia.
«Stare con un calciatore non cambia solo te, amore.» , mi disse con uno sguardo d'intesa.
Restai senza parole. Ammetto che da quando stavano insieme, Emma era cambiata diventando più matura.
Leandro l'aveva fatta soffrire tanto, ma riusciva comunque a farla sorridere e io dovevo essere felice per loro, anche se lui proprio non mi andava a genio.
Guardai l'orologio e notai che erano già le dodici, così presi Emma per un braccio e la trascinai fuori.
Federico, in seguito, ci rinfacciò il fatto di aver perso tempo dentro quel negozio senza comprare niente, ma io ero troppo impegnata a pensare ad altro per rispondergli.

Appena arrivai a casa, mi infilai subito sotto la doccia. Una volta uscita, mi asciugai e infilai la maglia di Stephan, dei jeans con la cintura Gucci e infine i miei amati stivaletti.
Successivamente mi precipitai nella camera dei miei genitori per vedere se mia madre poteva prestarmi qualche bracciale.
«Posso?» , domandai bussando.
La porta era già aperta e mia madre era davanti allo specchio impegnata a passarsi il suo rossetto rosso.
«Certo, entra.»
Quando entrai, sentii il suo sguardo addosso. Sapevo che ciò era causato dal mio abbigliamento, ma feci finta di niente sperando che non mi facesse delle domande riguardo la maglia che stavo indossando.
«Tuo padre non sarà di certo contento di vederti così, oggi.»
«Perché?Cosa c'è di strano?» , feci la finta tonta frugando tra i suoi gioielli.
«Puoi fermarti un attimo e guardarmi negli occhi quando ti parlo?»
Smisi di fare quello che stavo facendo e la raggiunsi sul letto dove si era seduta da poco.
«Anche tu vuoi parlare di questa?» , le domandai indicando la maglia.
«No. Voglio parlarti di quello che sta succedendo qui dentro.» , disse indicando il mio cuore. «Con Stephan come va?»
«Bene... molto bene.»
«Eri con lui la sera del tuo compleanno?»
Annuii.
«Immaginavo. Emma non è brava quanto te a mentire.»
Ridemmo all'unisono.
«È stata bella la festa? Ti sei divertita?»
«Molto. Stephan ed Emma si sono impegnati così tanto ad organizzarla e Ste mi ha regalato questa oltre la maglia.» , dissi indicando la collana a stella.
«Beh, si è sprecato!»
Risi alla sua affermazione e lei con me.
«Questa collana è solo un simbolo. Stephan mi ha regalato una stella. Una vera stella e le ha dato anche il mio nome.»
Mia madre spalancò gli occhi non appena finii di parlare.
«Davvero?»
«Si.»
«Allora deve essere molto innamorato il ragazzo.» , disse sorridendomi e io annuii. Subito dopo face un respiro profondo e iniziò a parlare di nuovo.
«Ascolta, Amanda, io non voglio farti la solita ramanzina anche perché ormai hai vent'anni e hai tutto il diritto di prendere le tue decisioni e commettere anche degli sbagli, perciò voglio soltanto dirti che comunque andrà a finire questa storia, io ti starò vicina.»
Aveva una luce diversa negli occhi, non mi aveva mai guardata così prima d'ora. Forse finalmente stava iniziando a fidarsi di me, forse aveva capito che la mia scelta di stare con Stephan era una scelta da persona matura che accettava sia i pregi che i difetti della vita che mi stava aspettando con lui al mio fianco. E
chi meglio di lei sapeva come doveva essere stare con un calciatore.

NOBODY LIKE YOU || Stephan El ShaarawyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora