CAPITOLO 33

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SOPHIA

Finalmente siamo giunti a venerdì, la settimana è volata ma ieri la giornata era passata abbastanza lentamente.
Non vedo l'ora di rientrare a casa e buttarmi sul mio letto, sono più che stanca morta e non credo di farcela per un'altra ora.
Ma bisogna stringere i denti.

Sto camminando nei corridoi alla ricerca dell'aula di Matematica, e so di essere in ritardo, ma alla fine non è colpa mia se loro mettono l'aula in culo al mondo.
Stamattina ho trovato lo stesso ragazzo dell'altra volta che mi fissava ancora nella ricreazione, quello che era sulle scale mentre l'altro giorno cercavo Jas per andare a pranzare.
Non so perché in questi giorni mi guarda molto, ma cerco di fregarmene.
Busso alla porta e una voce femminile da donna anziana mi da il permesso di entrare.
"Buongiorno, scusi il ritardo."
La donna aveva un paio di occhiali sopra la punta del naso, i suoi capelli neri con sfumature bianche erano legati in una crocchia un po' disordinata e i suoi occhi non tralasciavano nessuna pietà, soprattutto con il suo cipiglio che non spariva nemmeno un secondo.

"La prego di andarsi a cercare immediatamente una giustifica di ritardo ora dalla segretaria."

La guardai scioccata. Non era nemmeno da più di cinque minuti che ero in ritardo e voleva una giustifica per il mio ritardo? Ma è stupida?

"Porcamiseria."

Imprecai sotto voce e feci un lungo respiro.

"Ma prof, non è nemmeno da più di cinque minuti che sono in ritardo, non riuscivo a trovare l'aula, mi scusi."
Si alzò facendo strusciare la sedia contro il suolo che fece fuoriuscire un rumore acuto e assordante.
"Non permetto ai miei alunni di arrivare in ritardo alla mia lezione! Esca subito da qui!"
Feci come mi ha detto senza dire più una parola, che prof di merda.
Già io e la matematica non andiamo a braccetto, ci mancava solo una prof così.
In più è solo la prima volta che faccio ritardo. Stronza.
Chiudo la porta alle mie spalle e mi dirigo verso la segretaria, ma poi mi ricordai del rimprovero della prof e non capii se dovetti portarle la giustifica o se ero stata espulsa dal corso.
Quindi intanto che la mia mente elaborasse ciò che sarebbe stato meglio fare, mi presi una cioccolata calda dalla macchinetta. Oggi sta facendo abbastanza freddo, ha anche piovuto molto.
Odio quando piove perché mi cambia subito l'umore, mi alzo con la luna storta.

Guardai fuori dalla finestra mentre sorseggiavo calmamente la mia cioccolata calda e la pioggia sbatteva contro il vetro talmente forte che sembrava volesse romperlo.
Quando finii la mia cioccolata, andai verso la segretaria. Preferirei di gran lunga starmene nei corridoi senza fare nulla ma non vorrei che succedesse qualcosa e poi chiamino Asiya, di certo crearle problemi è l'ultima cosa che mi passa per la mente.

Stavo alzando la mia mano per bussare quando la porta venne aperta di scatto, e mi fece prendere paura, infatti saltai sul posto.
"Scusa, non volevo farti spaventare."
Dice il ragazzo di fronte a me.
Lo stesso ragazzo che in questa settimana non ha fatto altro che fissarmi.
"Non fa niente, tranquillo."
Mi sorrise prima di correre verso l'aula di Letteratura, credo fosse in ritardo per come si è messo di fretta.

"Buongiorno Signora Lee."
"Ehi, buongiorno Sophia, hai bisogno di qualcosa ?"
Questa donna è davvero molto gentile, anche se le ho parlato solo due volte, si capisce che è una brava donna.
"Scusami, solo che la prof di matematica non mi ha accettato in corso perché ero in ritardo e mi aveva chiesto di venire a farmi fare una giustifica nonostante non fosse nemmeno da cinque minuti che ero in ritardo -presi respiro e continuai- ma le ho detto che secondo me non c'è ne era bisogno e mi ha detto che dovevo subito uscire dall'aula visto che non accetta alunni in ritardo al suo corso..e-"
"E non sai se ti ha espulsa oppure no, giusto?"
finì lei per me e le sorrisi annuendo.
"Come fa a saperlo?"
"Diciamo che non sei la prima. E ti dico che puoi stare fuori perché anche se le porterai ora una giustifica - mi mostrò l'ora di un grande orologio appeso sul muro- non ti accetterà comunque perché è già passato abbastanza tempo."
"ok, grazie signora Lee, arrivederla."
mi sorrise e mi lasciò andare.

                *   *   *

Era ora che questa giornata passasse in fretta, sono stanchissima e non vedo l'ora che Jasmin esca dal suo ultimo corso per poter tornare a casa.
Sono in biblioteca e sto facendo delle fotocopie degli appunti di matematica di una ragazza che è in classe con me visto che non ho potuto partecipare per colpa di quella stupida prof.
Menomale che non sono molti, perché da quel che so ha chiesto di studiarli per Lunedì e io di certo non ho voglia di fare solo questo nel weekend.
Presi i fogli caldi appena usciti dalla stampante e uscii.

Ricordandomi di aver lasciato il the alla pesca nell'armadietto andai subito verso gli armadietti
e aprii il mio per riprendere il mio the, ne bevvi quasi la metà,vista la mia sete e poi lo rimisi nel mio zaino.
Mi girai di scatto dopo aver sentito la suoneria così da poter raggiungere jasmin senza che faccia il tragitto da sola e andai a scontrarmi contro qualcuno.
Questo imprecò tutte le maledizioni e io sperai che nessuno si sia fatto male, anche se non credo visto che la mia testa andò a sbattergli al petto.
Lo fissai e lui fissò me per qualche manciata di secondi e quando aprii bocca per chiedergli scusa, lui fece la stessa cosa e ci ritrovammo a parlare all'unisono finché non scoppiammo a ridere.
"Parla prima tu."
dissi.
"Io volevo solo chiederti scusa, e che sto andando di fretta e non ho fatto caso a dove stessi andando a sbattere. E vedo che non facciamo altro che incontrarci per i corridoi."

Sorrisi e mi morsi un attimo il labbro inferiore.
In effetti a ragione : prima dalla segretaria e ora qui agli armadietti.

"Già, l'ho notato ma sono io che mi devo scusare, mi sono girata di scatto, e tu stavi camminando mentre io non ho fatto attenzione prima di girarmi subito e-"
mi fermai perché si mise a ridere, lo guardai stranita.
"No, scusami e che-"
continuò a ridere, finché finalmente si fermò.
"La colpa è mia, stavo correndo come un coglione per andare a casa perché ho qualcuno che mi sta aspettando e non vedo da molto, scusami."
Si gratto la nuca, segno che era molto nervoso e imbarazzato.
Sorrisi per un'ultima volta, vedendo Jas uscire dall'aula infondo al corridoio.
"Non fa niente, adesso devo andare, ciao."
Risposi prima di lasciarlo lì.
Mi girai un'ultima volta e notai che era rimasto la fermo per un po' prima che ricominciò a camminare velocemente verso l'uscita.

Notai Jas e affrettai il passo mentre le sorrisi quando notai che mi aveva vista, ma lei non ricambiò. E non capii se lo aveva fatto perché non mi aveva veramente vista oppure perché non stava bene. La sua faccia era un po' imbronciata, le sue sopracciglia aggrottate e la sua mascella contratta. Non capivo perché stesse così, e chiunque sia stato non gli avrei permesso di farla stare così ancora.
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Quando fui finalmente a due passi da lei, si girò e andò a passo svelto verso l'uscita con la sua borsa a tracolla che le sbatteva continuamente contro la gamba destra.
Non capii il motivo di questo gesto e la inseguii.
"Jasmin! Aspetta!"
Non si girò nemmeno e uscì dal cancello cercando di fermare un taxi.
"Jasmin! Che cosa ti prende?!"
Gridai mentre mi avventavo su di lei a passo veloce.
Si girò per un istante e mi guardò male.
E mentre era girata dall'altra parte ancora in vena di provare a fermare uno di questi taxi, mi parlò di spalle. Non la capii e mi avvicinai a lei cercando di guardarle negli occhi.
"Cosa c'è?"
chiesi guardandola.

Non aveva le lacrime agli occhi ma sembrava che stessero per cedere vista la sua espressione.
"Come ci sei riuscita?"
Finalmente riuscì ad avere il suo sguardo e io aggrottai la fronte.
"A fare cosa scusa?"
ingoiò la saliva come se fosse un macigno.
"C-come sei riuscita a parlargli?"
la domanda uscì più basso di un sussurro.
"Parlare a chi? -ripensai con chi ho parlato nelle ultime ore, quando parlai con la ragazza del mio corso Jasmin mi aveva vista ed era ancora sorridente, dopo di lei...una lampadina si accese e sgranai gli occhi- Tu dici del ragazzo nei corridoi!?"
gridai l'ultima frase un po' stranita.
Jasmin riuscì a far fermare un taxi e ci salì sopra. Io neanche provai a salire accanto a lei tanto sapevo che mi avrebbe chiesto di andarmene, e salì talmente in fretta sbattendo la porta e il taxi da stronzo come è il conducente è partito all'istante senza nemmeno chiedermi se dovetti salire.

Perché ? Io mi chiedo il perché della reazione che ha avuto?
Non le ho fatto niente! Non dovrebbe prendersela con me qualunque cosa le abbia fatto quel ragazzo che nemmeno conosco.
Mi misi a pensare sui miei passi cosa potrebbe esserci di male che non va mentre mi dirigevo a casa sotto la pioggia che fortunatamente era diminuita, coperta solo dal cappuccio della mia felpa.

Suicide IIWhere stories live. Discover now