CAPITOLO 26

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                       SOPHIA

A dire il vero questa giornata è passata più in fretta del dovuto,il tempo corre più veloce di un treno e non sembra avere freni.
Sono le 7:12 di sera,e sono qui in camera mia. Si,ho mangiato abbastanza in fretta,sono molto ansiosa per il fatto che oggi ce ne andremo da qui.
Jasmin anche lei sta aspettando,oppure starà chiamando sua madre per ripetere i piani.
Volevo anche io aiutare in qualche modo ma Jas mi ha detto che il mio incarico è quello di stare tranquilla in camera mia ad aspettare e che quando annunceranno che io potrò uscire per andare in questa "nuova" famiglia,dovrò fingere di essere esterrefatta e sorpresa per la notizia.

Passa circa mezz'ora prima che tocchino alla porta,e di certo il mio viso estremamente sorridente cade,cade in mille pezzi,tutta l'ansia positiva che stavo provando per uscire da qui,si trasforma in qualcosa di brutto,leggero dolore che si provoca nel petto appena dalla porta varca una persona che era l'ultimo dei miei pensieri in questo momento.
Sai,come se a un bambino li cade il suo gelato che aveva appena comprato,e a cui non gli è stato dato il permesso di prenderne un altro.
La guardo,con occhi spalancati,lei guarda me,ha le lacrime agli occhi e io non capisco perché sia qui.

"Scusa il disturbo.."
sussurra a bassa voce.
"P-posso?"
indica la poltrona guardando il letto dove sono seduta,come se guardarmi negli occhi fosse vietato.

Credo di non averla mai vista così,e questa cosa mi insospettisce e stranamente mi fa pena.
Visto che la ragazza fino a poche ore fa aveva una faccia da dura,sorpassando sempre tutti,e non mi guardava mai in faccia,proprio come in questo istante.
"Non mandarmi via,per favore.."
dice dopo un momento eterno che la fissavo insistente sperando che se ne andasse.
"Lo so..lo so.Tutto questo è strano.."
indica con una mano intorno a se,tenendo lo sguardo fisso sul pavimento.

La guardo ancora con occhi freddi.

"Che cosa vuoi da me eh?"
chiedo alzandomi dal letto con una velocità che non sapevo fosse possibile.

"Mi hai rovinato la vita per tutta la mia infanzia/adolescenza! Se quello che ho vissuto poi si potrebbe chiamare "infanzia" cazzo! Perché come se non bastasse che la mia vita fosse una merda doveva venire una stronza come te a farmi vivere il peggio,siccome io pensavo che il peggio era passato,sei esistita per ricordarmi che potrebbe arrivare il brutto in ogni momento -Mi tiro i capelli dalla furia guardandola con le lacrime agli occhi per la tanta rabbia accumulata- eh beh sai che ti dico?! Grazie! Grazie di avermelo ricordato.
E ora solo per una cosa che non è nemmeno un quarto di quello che tu sei arrivata a fare a me,ti presenti in lacrime nella mia stanza?! Ma ti vedi Joi?"

Per un istante ho pensato che stessi sognando un momento simile,mi sento più libera,sono riuscita a sfogarmi dalla rabbia che tanto era rimasta dentro intrappolata nel mio petto e nella mia testa. Sono riuscita dire alla persona che in questo istante odio di più al mondo,ciò che volevo dire da tempo,finalmente.

Mi guarda sgranando gli occhi,è normale,di certo la vecchia me non avrebbe mai fatto ciò che è appena successo,non avrebbe mai tirato fuori i coglioni così.
"Lo so,ma-"
"No! Ma un corno! Esci dalla mia stanza..ora."
dico a denti stretti tenendomi le tempie. Ho un mal di testa atroce.
"ti prego,lasciami spiegare e poi me ne andrò,non ti darò più fastidio,ma lasciami dire delle ultime cose..perfavore."

decido di starmene in silenzio,perché poi chi tace acconsente.

"Io..non so da dove cominciare,ma cercherò di essere il più chiara possibile e di non farmi odiare ancora di più da te."
aggrotto la fronte,ma non perdo la mia concentrazione nel tenere lo sguardo fisso sul pavimento.
"Sono cresciuta senza un padre
-alzo lo sguardo sul suo viso e sto per ribattere nel perché mi stia raccontando la sua vita quando non c'entra nulla,ma mi precede -lasciami finire prima di dire qualcosa,perfavore.."
annuisco e continua dopo aver preso un lungo respiro.
"Come ho detto,sono cresciuta senza un padre,è da qualche parte nel mondo,ma non l'ho mai conosciuto..non so nemmeno come cavolo si chiami.Quando eravamo più piccole,quando tu sei entrata qui,ti dico la verità,sono stata subito gelosa di te-" la interrompo bruscamente :
"Tu che cosa ?!Come potresti essere gelosa di me? Io che non ho né una madre né un padre? Tu almeno hai tua madre!" mi fermo subito coprendomi la bocca..ops.
Il suo viso diventa una cosa incomprensibile,ma non sembra per nulla arrabbiata,anzi,sembra spaventata.
"T-tu..come fai a saperlo?"
dice alzandosi lentamente con le lacrime agli occhi.
"Ecco..io,giuro non volevo fare nulla di male ma è capitato all'improvviso e stavo vicino alla porta quindi-"

vengo interrotta da un bussare alla porta,e senza che io dessi il permesso di entrare,la signora Foster entra..cazzo,bel casino.
Joi la guarda in una maniera disorientata,vuota,credo.
mentre lei ci guarda con sguardo curioso e preoccupato come non ho mai visto su di lei in questi anni.
"Signorina Jones,la signora Watson la sta aspettando.."
nella sua voce c'è un miscuglio di paura e serietà.
la guardo con i miei occhi ancora aperti per il piccolo incidente successo un minuto prima e annuisco leggermente.
"Bene..tu signorina Moore che sta facendo qui?"
Solo ora riesco a notare il cambiamento di intonazione nella sua voce,ed è strano che non me ne sia accorta prima.
Lo dice in modo più dolce e calmo? non so spiegarlo.

Dopo un lunghissimo silenzio da parte di tutti i presenti,Joi parla.
"Sono venuta per chiedere aiuto in un compito a Sophia,abbiamo appena finito,infatti stavo per andarmene."
mi guarda per un nano secondo prima di girare gli occhi al pavimento e uscire dalla mia stanza,con anche la signora Foster dopo aver comunicato che la voleva accompagnare per sapere delle informazioni riguardanti il suo comportamento perché lei vuole solo il bene per "noi" e quindi se qualcuno non si sente bene deve dare sfogo alle sue parole intrappolate in gola.

non poteva inventarsi di meglio per sapere che è successo tra me e sua figlia..

Suicide IIWhere stories live. Discover now