XXV 'Ciao Jenna'

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Okay, forse ho esagerato o forse non so stare al mondo. Non credo di essere io il problema, cioè insomma, come posso essere io il problema? Che ne posso sapere io se qui a Londra, dormire in aula è un reato? A York me ne stavo tanto beata seduta scomposta con la testa sul banco a sonnecchiare. Oggi non volevo farlo, volevo sembrare una persona normale ma la lezione è stata così tanto noiosa che, far scivolare la testa sul banco e chiudere gli occhi, mi è sembrata la soluzione più consona. E invece no, sono stata richiamata dal docente il quale ha deliberatamente affermato che gli ho risposto in maniera inadeguata facendo una scenata in aula. 

Gli ho semplicemente detto che se la lezione è noiosa non è di certo colpa degli studenti. Lui è il professore, lui ha il dovere di rendere interessante ciò che dice.

Non è così? 

No, a quanto pare no. Per questo motivo ora sono il fila per parlare con il Rettore. 

Bella merda. 

Nathan mi ha accompagnato fino al suo ufficio ed è sparito, affermando di avere altro da fare. In realtà, ha il terrore del Rettore, per questo motivo si è dileguato alla velocità della luce.  

Questa me la paga. 

-Signorina Lancaster?- mi richiama la vecchia signora da dietro la sua scrivania. Si abbassa gli occhiali troppo spessi sul ponte del naso e mi fissa. -Il Rettore è pronto a riceverla.- sorride compiaciuta, come se fosse un avvertimento: "Sei deliberatamente nella merda, benvenuta all'inferno". 

Alzo gli occhi al cielo e trascino il mio corpo esausto dentro l'imponente ufficio, è più grande del soggiorno di casa mia. Il signore che risiede dietro la scrivania troppo grande, mi guarda torvo. Quei pochi capelli che gli sono rimasti sono maledettamente bianchi, come le mura del suo ufficio. Nell'aria si sente un odore nauseante di antiquato e naftalina. Perchè tutti i presidi con cui devo avere a che fare devono essere dei vecchi bicentenari con il gusto dello stile pari a zero?! 

-Si sieda.- ha una voce nasale, fastidiosa e dannatamente acuta. Fissa attentamente qualcosa sulla sua scrivania. 

Trascino la sedia sul pavimento di marmo lucido, creando un rumore abbastanza secco, simile alle unghie sulla lavagna. Il Rettore non sembra essere turbato dal mio modo di fare.

-E' il suo primo giorno qui, vedo.- annuncia alzando lo sguardo da quello che presumo essere il mio fascicolo. E' abbastanza spesso.

-Già.- rispondo annoiata, la voglia imminente di mettere i piedi sulla sedia non mi fa stare seduta composta. Mi muovo a disagio, nella ricerca di una posizione normale.

-Osservando il suo fascicolo, si intravede il fatto che sia una studentessa modello.- fa una pausa massaggiandosi le tempie. -Se non fosse per il fatto che la sua condotta..- mi fissa duramente.

-I geni sono estrosi, Rettore..- lascio la frase in sospeso. Sorrido, cercando di smorzare la tensione. E poi non siamo al liceo, non vedo come la mia condotta dovrebbe influenzare la mia didattica universitaria, ma questo non glielo dico. Almeno non ancora.

-In questa università non sono accette le persone estrose, giusto per citare il suo termine. Qui si studia, se è necessario si rinuncia anche alla propria vita sociale. Qui costruiamo il vostro futuro e da tale si richiede un livello piuttosto alto di studio. Capisce cosa intendo?- alza un sopracciglio.

-In realtà, il nostro futuro lo state costruendo con le nostre tasse universitarie, il che vi da modo di poter creare opportunità per tutti. Ora, mi domando perchè lei mi stia dicendo questo. Se ha letto il mio fascicolo, si renderà conto che non ho problemi con lo studio.- rimarco con tono arrogante.

If you don't know l.h.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora