VI 'Il nostro posto speciale'

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C'è qualcosa che mi sta disturbando. Qualcosa che, in maniera molto oppressiva, disturba la mia quiete. Mi giro nel letto sentendo ancora questa cosa fastidiosa far rumore. Apro un occhio, dannatamente stanca, e con la mano cerco la fonte di questo frastuono. 

Nemmeno controllo chi sia, trascino il dito sullo schermo pronta a insultare qualsiasi essere si celi dietro questo stupido telefono.

-Chi diavolo è?!- quasi grido.

-Alice?!- la voce insistentemente acida di mia madre è il miglior buongiorno che potessi mai desiderare.

Grugnisco pesantemente.

-Non pago i tuoi studi e il tuo affitto per venire a sapere che dormi tutto il giorno.- sibila scattante.

-E' finito il semestre, se non ci sono lezioni me le invento?!- metto lentamente a fuoco la mia stanza. Un fascio di luce illumina il mio corpo, piccole particelle aleggiano nell'aria calme, quasi pigre. 

-Non mi piace questo tono! Sai che giorno è oggi?!- continua a strillare.

-No.- mi stiracchio e sbuffo.

-Domenica.- 

-E quindi?- rispondo annoiata. 

-Pranzo di famiglia.- posso giurare che sta sistemando maniacalmente qualsiasi cosa le passi sotto mano. Ovviamente stando attenta a non rovinare le sue unghie laccate di rosso.

-Salto.- sbadiglio osservando il mio letto. 

-Non puoi saltare, ma poi cos'è questo gergo?- 

-Altrimenti? Linguaggio adolescenziale, tipico di chi frequenta l'università pubblica.- sbotto esasperata.

-Fai come vuoi.- replica il mio tono. -Tanto l'hai sempre fatto.- attacca e sospiro.

La famiglia non si sceglie Alice. 

Buongiorno anche a te coscienza! E' sempre un piacere.

Ieri sera alla fine mi sono addormentata senza nemmeno togliermi le scarpe. Tipico, ogni mia funzione mentale e vitale è stata risucchiata dall'assurdità di quella lettera. La numero due. Che poi non è nemmeno la numero due.

Alt. La busta. Ho strappato la busta.

Controllo velocemente tutti i fogli presenti sul mio letto, l'ansia di non trovare quello che cerco sembra aver dato vita ai miei movimenti così veloci. Trovo la busta e vorrei piangere.

Piangere per il nervoso. 

Anzi, piangere per quanto sia scontata la situazione.

Indovinate un po' chi è il genio che ha strappato la busta proprio nel punto esatto dove c'era il numero?!

Volete un suggerimento?!

-Dannazione!- grido frustrata. 

Non ho parole, è meglio che non parlo altrimenti faccio un casino. 

Esco dalla mia stanza sbattendo la porta e mi dirigo in cucina. Come ogni domenica che si rispetti i piatti sporchi sembrano stiano per esplodere dal lavello. Lattine vuote, bottiglie semi piene. Questa casa assomiglia sempre di più ad una discarica.

Alzo le spalle e mi fisso le unghie laccate di nero, pulirà Cassandra. 

-Calum e Cassandra sono usciti a prendere la colazione.- 

Casualmente, non è assolutamente vero, mi cade la tazza dalle mani.

-Dannazione Michael, ti è tanto difficile annunciare la tua presenza in una maniera fottutamente normale?!- grido guardandolo.

If you don't know l.h.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora