XXIV 'Da oggi, sarà diverso"

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L'unica parola che mi viene in mente in questo preciso istante è "Cristo". E' per lo più un'imprecazione, usata per descrivere la mia situazione psicologica molto critica. Che forse non è male l'idea di andare da un'analista, magari per parlare del più o del meno. Potrei esordire gridando "Cristo, hai visto che tempo?", ma questo comporterebbe una strana discussione sul surriscaldamento globale e sul fatto che qui in Inghilterra, il sole si vedere raramente. Altrimenti, cosa più coerente e magari più sensata, potrei dirgli "Salve, ho una dipendenza da una certa persona, potevamo essere come William e Kate, invece ci siamo ritrovati ad essere due semplici psicopatici con problemi di comunicazione". Direi che forse, la seconda opzione suona meglio. Che poi suona meglio per chi? Per che cosa? Ultimamente non faccio altro che domandarmi come ci siamo arrivati a questo punto, come siamo arrivati ad andare troppo oltre. Forse non saremo mai come William e Kate, non governeremo un paese e non sarò riconosciuta come Regina suprema con la mia tenuta di bassotti e cavalli, ma potevamo essere qualcosa di normale. Normale poi per la nostra condizione. Potevamo essere normali. 

E' questo "potevamo essere" che non mi fa dormire la notte, che mi spinge a comportarmi come una bambina capricciosa. Perchè è al passato, una cosa che ora non c'è più, un ricordo. 

C'è una bella frase che mi ostino a ripetermi in testa ogni giorno, il passato è già oggi. Il passato è già ora, mentre rimugino sul fatto di ciò che potevamo essere ma che non siamo mai stati. C'è questa strana situazione nella mia testa che mi spinge a tornare prepotentemente ai miei stessi pensieri, non c'è una pausa. La mia testa è in un loop continuo di stupidi pensieri. 

Dovresti essere contenta no? Sei stata tu a mettere un punto.

Coscienza, fottiti. Devo dissociarmi da tutta questa situazione.

Che poi però la mia coscienza ha ragione, l'ho voluto io. Tutta questa situazione poteva risolversi in maniera diversa. L'unica soluzione che forse mi consola è che abbiamo avuto problemi di comunicazione. Sospiro profondamente, i miei monologhi interiori non sono affatto piacevoli, non sono affatto divertenti. 

Appoggio il mento sulla mia mano, osservando confusa il mio computer. Domani inizia ufficialmente l'università, la mia nuova vita inizia di nuovo. Ho cambiato così tante cose della mia strana esistenza, che faccio fatica a metabolizzarle. Dovrei elencare una lista di tutte le cose che sono successe, giusto per rendermi conto di quanto il tempo vada veloce, di quanto il tempo non perdoni. Uno strano brivido di ansia mi fa accapponare la pelle, tutte le mie fobie anziché passare o almeno ridimensionarsi, sono tornate prepotenti a farmi tremare. E' ufficialmente un anno che abbiamo perso ogni contatto, certo la settimana scorsa ci siamo visti per discutere del nostro ipotetico futuro, ma è un anno che va avanti questa storia. Pensavo che mettendo un punto avrei risolto tutto, magari sarei uscita da questo strano limbo in cui mi trovo, invece sono sempre nella stessa posizione. 

Prima almeno ero in uno strano limbo senza consapevolezza. 

Sbuffo e scalcio qualcosa di immaginario sul pavimento, ho evitato qualsiasi contatto umano, qualsiasi chiacchiera inutile. La mia casella dei messaggi è piena di minacce e domande futili, ho scoperto il lato aggressivo di Cassandra. Mi tortura con messaggi che ripetono sempre la stessa frase: "Dobbiamo parlare". Vorrei risponderle parlare di cosa, ma mi trattengo. 

Il telefono vibra per l'ennesima volta, mi viene naturale prenderlo, fissare il mittente della chiamata e lanciarlo contro il muro. Resto ferma e incredula a fissarlo mentre si spegne lentamente. 

Cosa. Cazzo. Ho. Appena. Fatto.

Mi alzo quasi correndo e mi accascio sul pavimento, ho lanciato il mio super e costoso telefono contro il muro solo perchè non sono capace a chiedere aiuto?! Solo perchè non sono capace ad affrontare le situazioni? 

If you don't know l.h.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora