XXXIX 'Scommesse'

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Capitolo corretto il 04/04/2017

Ho caldo, sto sudando e fisso paranoica i miei compagni. Venerdì, ultima ora, ultimo compito in classe della mia vita. Cass scrive velocemente, è china sul foglio dall'inizio dell'ora mentre io.. Io ho fatto il minimo necessario per passare l'anno. Oggi, come se non bastasse, arrivano le ultime lettere dei college. Cass è più nevrotica del solito, se fallisce credo che non si riprenderà più. Mi sento tipo la cattiva ragazza dei film, quella che non è stata accettata da nessuna parte ma ne ride lo stesso.
No non lo trovo divertente perché tra una settimana sarò a casa a sentirmi le lamentele di mia madre. E quelle di mio padre. Il che sarebbe divertente se sotto sotto, non me ne importasse. Il problema si pone perchè mi importa del mio futuro, perché non voglio essere l'ennesima persona che vive il suo tempo senza fare qualcosa degno di nota. Non dico di voler essere la prossima first Lady o la Regina D'Inghilterra, ma vorrei essere ricordata. Vorrei poter arrivare alla fine dei miei giorni e dire che bello, non ho nessun rimpianto. 

Il professore ritira i compiti, ormai ho imparato a memoria il suo sguardo deluso nel vedere le mie risposte. Alzo le spalle come se volessi dirgli che ormai i giochi sono conclusi e che non serve più dare di matto. 

Mi stiracchio uscendo dall'aula e respiro questa tanta e agognata libertà. Ora che la sto assaporando, mi rendo conto che non è proprio il massimo. Che questa è l'ultima volta che impreco per un compito in classe, che questa è l'ultima volta in cui chiedo suggerimenti a Cassandra.

-Si pregano tutti i studenti che aspettano gli ultimi responsi delle università di andare nella Hall principale e chiedere la propria lettera!- la voce della direttrice che proviene dagli auto-parlanti fa sbiancare Cassandra.

-Andiamo, vedrai che sei stata presa.- le do una leggera gomitata. -Se non sei stata presa tu, non vedo chi altro possa aver preso il tuo posto.-

-Non sei d'aiuto.- brontola. Scuoto la testa e la trascino verso la hall.

-Vedi questi giovani adolescenti come sono ansiosi di sapere il responso! Li vedi? Non senti la loro ansia stringerti le ossa?- ghigno.

-Sei una pessima amica.- brontola ancora mentre cammina lentamente.

-Scherzo Cassandra, devi assaporare il rischio del dubbio.- sorrido.

-E tu? Cosa farai dopo?- chiede cambiando discorso.

La fisso inespressiva, è la fatidica domanda a cui non voglio rispondere.

-Lo sai che Bradford è vicina a York? Hai fatto domanda a York vero?- chiedo fissandomi le unghie.

-Si, ma tu devi rispondermi.- sorride appena.

-Mi darò alla clandestinità, magari a qualche azione illecita. Traffico di organi o di armi. Credo più la seconda, non mi piacciono le viscere umane.- sentenzio sicura di me.

-Sei pessima.- mi da una leggera spinta e prende la sua lettera. La fissa insicura sul da farsi e rivivo in quella sua espressione preoccupata, il mio fallimento. 

-La apriamo insieme vero?- sussurra. Annuisco e le prendo la lettera dalle mani.

-Sai dove la apriamo? Dove è iniziato tutto.- sorrido camminando dal lato opposto della hall. Il giardino sul retro è stato lo sfondo di tante piccole cose che mi hanno resa un po' più normale. Un po' più simile alle mie coetanee. 

Ci sediamo sulla panchina arrugginita e quando vedo le iniziali tutto sembra passare in secondo piano. E' lui il mio L.H., è lui la persona che mi ha fatto sognare e rimanere sveglia. E' lui e invece che esserne felice, provo un senso di nausea. Nausea per i suoi inganni. Nausea perchè nessuno ha avuto il coraggio di dirmi la verità prima.

ALICE l.hWhere stories live. Discover now