CAPITOLO XLVII

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Tornare a casa dopo le quattro settimane fuori è stranamente confortante.
Ho sempre pensato che vivere dalle proprie amiche fosse il sogno di ogni ragazza, ma viste le circostanze, ero riuscita a godermi davvero solo l'ultima settimana e mezza.
Rientrare a casa e abbracciare di nuovo la mia famiglia, nonostante le visite che le avevo fatto durante la mia diciamo "terapia" è stato come realizzare di avercela fatta, di aver concluso il mio percorso, breve ma intenso, durante il quale tutto era tornato al suo posto.
Non sentirmi più un peso, ma una presenza gradita, mi sollevava il morale.
Non dover più essere trattata come un pezzo di cristallo pronto a rompersi mi rendeva fiera di me.
I miei voti a scuola andavano migliorando ogni giorno di più, e le mattine con Camila mi avevano fatto entrare in un nuovo tipo di quotidianità che sentivo fatta su misura per me.

- Ciao amore - mi disse Camz appena salita nella mia macchina. - Dove andiamo?
- Ti porto a cena fuori, va bene?
- Certo.
Una volta partite, Camz mise la musica e quando sentì la voce di Lana Del Rey mi stupì, essendo abituata a sentire Ed, a tutte le ore del giorno.
- Questa novità?
- Non so, mi andava.
Parcheggiai non molto lontano dal locale dove avevo prenotato qualche ora prima, ed dopo due minuti di camminata entrammo.
Ci fecero accomodare, vicino al balcone, e posai la mia giacca invernale, infatti avevo abbandonato la mia giacca di pelle una settimana fa, arrendendomi troppo tardi al fatto che fosse inverno.
Ordinammo entrambe e mentre stavamo parlando, con la coda dell'occhio notai Brad e Bea entrare nel locale, per mano.
Mi scappó un sorriso involontario, accompagnato da una risatina che incuriosì Camz.
- Che succede? - mi chiese.
- C'è Brad, con Bea, sono entrati per mano.
Mentre dicevo questo sentivo lo sguardo di qualcuno addosso, e sapendo già a chi apparteneva, non mi stupì quando mi arrivò un messaggio da Bea.
- Amore Bea mi ha chiesto di uscire un attimo per parlare, è un problema?
- No, vai, tanto c'è da aspettare il dolce.
Le lasciai un bacio sulle labbra, e mi diressi verso la porta.
Durante il percorso, Bea mi affiancò, lasciando spesso sguardi dietro di sè, probabilmente per guardare Brad.
- Dimmi.- dissi, chiudendo la porta alle mie spalle.
- Non è come sembra, te lo assicuro.
- Bea ma come fai a dire che non è come sembra? Guarda, se vuoi stare con Brad fai pure, ma non inventare stronzate.
- È stato l'unico a capirmi in questo periodo, ho dei problemi a casa e è stato l'unico a starmi vicino, a differenza tua.
- Non ti sono stata vicina perché non me ne hai parlato! Come non mi hai parlato della tua relazioni con Brad! Ma davvero, fai, anzi, fate cosa volete, non mi riguarda, abbi però la decenza di non dire stronzate.
Abbandonai quella conversazione così, lasciandola lì fuori da sola, per tornare al tavolo dalla mia ragazza.
-Che ti ha detto?
- Le solite stronzate che racconta sempre.- tagliai corto.
- Da quanto escono insieme?
- Non lo so, ma se devo dirti la verità non mi interessa, sono stanca dei loro drammi, si troveranno sicuramente bene insieme.
- Pensavo che Bea ti piacesse.- disse.- Come amica intendo.- aggiunse quando vide il mio sguardo perplesso.
- Certo che mi piace, ma quando in un amicizia si è in due, come tra due persone che stanno  insieme, alla base di tutto c'è la fiducia, e visto che mi nasconde le cose io non mi fido di lei.

Bea mi piaceva davvero, ho sempre pensato belle cose di lei, ma non avevo intenzione di tener su da sola un'amicizia che già faceva acqua da tutte le parti.
Se la sarebbe cavata benissimo anche senza di me, stando con Brad, come alla fine aveva sempre fatto, perchè come io non la lasciavo entrare dentro la mia testa, lei facevo altrettanto.

L'unica cosa su cui mi volevo concentrare, come d'altronde avevo fatto negli ultimi tempi, era la ragazza di fronte a me, che stranamente stasera era più silenziosa del solito.
- Domani dobbiamo andare dalla polizia, te lo ricordi vero?
- Si certo.- mi rispose.
- Che ti prende stasera Camz?
- Niente, sono solo stanca.
- Vuoi raccontarmi delle stronzate anche te stasera?- dissi in tono polemico.
La vedo alzare gli occhi dal suo piatto, e fissarmi incazzata.
- Sai che non lo farei mai.
- E allora dimmi che hai, so riconoscere quando qualcosa non va.
Era nervosa, era chiaro, si vedeva da come si guardava le mani e da come maltrattava le sue unghie.
- Lauren non so come dirtelo, non voglio farti preoccupare.
Il panico si fece largo in me, lasciandomi un'espressione terrorizzata in viso.
- Lauren, quell'uomo oggi era fuori casa mia, in macchina, e mi stava aspettando.


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Sono una persona davvero orribile e non so se riuscirete a perdonarmi per il mio ritardo.

Scusatemi, scusatemi, scusatemi.

Appena è iniziata la scuola ho smesso di scrivere, avendo iniziato il quinto anno di liceo la scuola prende tutto il mio tempo. Solo oggi, che sono iniziate le vacanze di natale, ho trovato il tempo per scrivere.

Sono imperdonabile, e so che questo capitolo non è il massimo, ma mi serviva per riprendere il ritmo. Cercherò di pubblicare qualche altro capitolo durante queste vacanze.
Vi voglio bene.

The truth is hiding in your eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora