CAPITOLO XLVI

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Stesa nel letto di Ally, mi trovavo a pensare a cosa eravamo io e Camila.
Il nostro rapporto non è cambiato molto da quando eravamo solo amiche.
Alla fine andavamo già in giro abbracciate, già scherzavamo, già tenevamo l'una all'altra da impazzire, già ci proteggiavamo a vicenda, già ci vedevamo spesso.
Il passo in più era stato baciarsi e fare l'amore.
La cosa più bella di fidanzarsi con la propria migliore amica è che nelle altre relazioni all'inizio c'è sempre un po' di imbarazzo, invece con lei quel muro era già stato abbattuto.
Un'altra cosa positiva è il fatto che lei già mi conosce meglio di ogni altra persona, e comunque vuole stare con me, nonostante i miei difetti.
Di conseguenza non può dire di non sapere cosa la aspettava una volta iniziata la nostra relazione.
In più, oltre a essere la mia ragazza, rimane comunque la mia migliore amica, che forse è la cosa che preferisco.
Il solo pensiero di poterla vedere un giorno con un'altra persona mi fa impazzire, ma so che comunque se avesse bisogno di me, anche in quel momento, sarei capace di starle vicina.
Questo perché la sua felicità per me conta più della mia, non saprei spiegarlo diversamente, non saprei aggiungere altro.
- Laur, andiamo? Le ragazze ci stanno aspettando.
- Arrivo.
Io e Ally siamo in macchina e ci stiamo dirigendo verso il centro, dove ci stanno aspettando le altre per un caffè.
Arriviamo al bar e solo Normani e Dinah sono sedute al tavolo.
- Camila?- chiedo notando l'assenza della mia ragazza.
- È dentro a prendere i caffè. - mi risponde Mani.
Mi dirigo verso l'interno del bar, e l'ambiente è accogliente e caldo, con gli interni completamente fatti di legno, compresi muri, soffitto e pavimento, e piccole luci soffuse ovunque.
Vedo al bancone del bar la mia ragazza parlare con uno sconosciuto, e mi si forma un nodo in gola immediatamente.
Era lui, lo avrei riconosciuto tra mille.
Mi appoggio al bancone di fianco a lui, dalla parte opposta rispetto a Camila.
- Pensavo che ormai tu avessi lasciato la città, ti facevo più cagasotto di così.
Lui riconosce la mia voce, infatti non si volta, a differenza di Camila che mi rivolge uno sguardo interrogativo.
- Non potevo certo partire senza conoscere questa splendida ragazza, non credi? - risponde, continuando a guardare Camila.
Camila non aveva mai visto quell'uomo, a differenza di Normani e Ally, era comprensibile che, non riconoscendolo, ci avesse scambiato due chiacchiere, considerando la sua gentilezza.
- Vattene, sto per chiamare la polizia. Allontanati da lei, subito.
- Come vuoi Lauren, ma lo sai pure te che ci rincontreremo.
- Non vedo l'ora.- dico sarcastica. - Adesso vattene.
Se ne va, ma non senza aver baciato la mano di Camila, che per tutto il tempo aveva tenuto la bocca semiaperta non capendo la situazione.
- Camz, andiamo fuori, faccio una chiamata alla polizia.
- Lo, ma chi era?
- Era lui, ma adesso se ne è andato.
Arrivate fuori Camila si siede al tavolo, ancora incredula, mentre io rimango davanti all'ingresso per chiamare la polizia.
- Pronto, polizia.
- Buonasera, sono Lauren Jauregui.
- Si signorina, passo la sua chiamata al capo.
- Grazie.
Dopo pochi secondi all'altra estremità del telefono sento rispondere una voce profonda.
- Lauren, mi dica.
- È in città, non se ne è andato, l'ho appena incontrato.
- Dove?
- In centro, ma non so dove sia andato.
- Mando una pattuglia a fare un giro per vedere se riusciamo a trovarlo.
- Devi chiederle un favore.
- Mi dica.
- Ci ha provato con la mia ragazza, Camila, dovete aumentare i controlli intorno casa sua.
- Va bene, arrivederci Lauren.
Chiudo la chiamata e vado a sedermi.
- Mani ma non lo avevi riconosciuto? Non lo hai visto entrare nel bar?
- No, davvero no, non lo avevo notato, doveva essere già dentro.
- È strano, è troppo strano, secondo me ci ha seguite. - dice Dinah.
Era probabile, e il fatto che lo fosse, mi spaventava.
Non avrebbe potuto farmi del male, ma avrebbe potuto farne a loro, e a quel punto che avrei fatto?
Ho sempre cercato di lasciarle fuori da ciò che mi ero creata in passato, e non potevo di certo permettere che fosse coinvolte adesso, nella maniera peggiore.
- Devo andare dalla polizia, dobbiamo escogitare un modo per attirarlo da qualche parte e farlo arrestare, prima che faccia del male ad una di voi. - dico.
Camila si avvicina a me e posa la testa sulla mia spalla, mettendo la sua bocca nell'incavo del mio collo, lasciando dei baci.
- Scusami.- sussurra.
- Non potevi saperlo Camz, tranquilla.- rispondo, accarezzandole la testa.
Camila poteva essere sfiorata solo dalle mie mani, perché era così fragile che poteva rompersi con un tocco.
- Ti amo.
- Anche io.

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Scusate l'assenza ma avevo gli esami ✋🏻

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