CAPITOLO XLII

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Mi sveglio e non realizzo che giorno è oggi.
Mi sono svegliata come una qualsiasi adolescente senza nessun problema, come se non mi fossi mai prostituita, come se non fossi mai stata una tossicodipendente, come se stamattina non dovessi andare dalla polizia.
Al mio risveglio la mia mente mi ha illusa di essere una qualsiasi ragazza che si sveglia nella casa della ragazza che ama, pronta ad affrontare una giornata qualunque.
Oggi nessuna di noi cinque invece andrà a scuola, perché tutte hanno intenzione di accompagnarmi dalla polizia.
Guardo il telefono e trovo l'ennesimo messaggio di quell'uomo, ma oggi sono talmente positiva che in esso non vedo più una minaccia, ma soltanto un ulteriore prova.
Mi alzo e vado a lavarmi, vestirmi e rendermi il più presentabile possibile.
Guardandomi allo specchio penso che un agente di polizia avrebbe difficoltà a vedere ciò che è successo negli ultimi mesi attraverso il mio aspetto esteriore, e non posso che esserne felice.
Quando trovo Camila in cucina noto che è già pronta, probabilmente si era svegliata prima di me.
- Vuoi far colazione prima di uscire?
- No, ora ho lo stomaco chiuso, semmai quando torniamo.
Annuisce, con un sorriso rassicurante. Non vedo l'ora che tutto questo finisca e che io possa finalmente lasciarmi tutto alle spalle.
- Come ti senti?
- Abbastanza bene, stranamente non ho voglia di pillole.
- Ormai ne sei quasi uscita.

Ci dirigiamo fuori dopo aver sentito il clacson della macchina di Dinah.
Saliamo e le ragazze sono già tutte lì.
Hanno in espressione ottimista, a parte Ally, che è quella più preoccupata.
Le accarezzo il braccio e le sorrido, per tranquillizzarla, e lei in risposta mi guarda accennando un sorriso per poi abbassare la testa, poggiare la sua mano sulla mia e stringerla forte.
Quella stretta mi ha fatto pensare che non stava cercando di trasmettere forza a me, ma a sé stessa.
Ally tra le ragazze è quella che sicuramente che ha più accusato i miei problemi, quella che tra tutte si è incolpata di più, visto che era quella con cui mi sono confidata in quel periodo.
Si dà la colpa per non avermi fermata prima, per non aver capito cosa stavo passando nonostante io in qualche stano modo gliene avevo parlato.
Parcheggiamo davanti alla stazione di polizia è una volta spenta la macchina tutte rimaniamo in silenzio per qualche decina di secondi.
- Andrà tutto bene, ma adesso muoviamoci perdenti.- dice Dinah per tirarci su il morale, interrompendo il silenzio carico di tensione che si era creato.
Mentre ci dirigiamo verso l'entrata le pillole nella mia tasca pesano quanto un macigno.
Subito all'ingresso, un poliziotto molto gentile ci chiede di cosa abbiamo bisogno.
- Devo fare una denuncia.
Mi accompagna verso l'ufficio di quello che presumo essere il capo della polizia e veniamo fatte accomodare.
- Come posso aiutarvi?
Le ragazze iniziano a parlare l'una sopra l'altra, rendendo incomprensibile ogni spiegazione.
- Chi è che vuole sporgere una denuncia?
- Io. - rispondo.
- Allora ragazze devo chiedervi di aspettare fuori, almeno mi potrà spiegare meglio la signorina.
Le ragazze mentre si alzano ed escono mi lanciano un veloce sguardo di incoraggiamento.
- Signorina, contro chi vuole sporgere denuncia?
- Un uomo, non so il suo nome, ma ho molti messaggi in cui mi minaccia.
- Per quale motivo la sta minacciando?
Gli racconto della mia dipendenza, di quelle poche volte che mi sono prostituita per soldi, dello scontro nel bagno e di quello nel vicolo con quell'uomo.
- Ma adesso ho smesso con queste cose, mi sono quasi del tutto disintossicata grazie alle mie amiche, l'unica cosa che mi impedisce di chiudere quel capitolo della mia vita è quell'uomo. Non voglio più averci niente a che fare.
- Lei mi può assicurare che ha totalmente smesso con la droga?
Non potevo assicurarglielo, ma davvero, avevo quasi smesso ormai.
- Queste sono le pillole che mi ha dato ormai diversi giorni fa - dico, tirando fuori dalla tasca la bustina piena.- non ne ho toccata neanche una, e adesso le sto consegnando a lei, spero che per lei basti come garanzia.
Annuisce, guarda un po' la bustina e mi regala un sorriso.
L'aspetto autoritario e il timore che mi incuteva si è del tutto annullato grazie a quel sorriso.
- Vada nell'ufficio del mio collega, compili i fogli per la denuncia e poi lasci a lui il numero da cui quest'uomo le manda quei messaggi. Lo rintracceremo e andremo da lui con un mandato di arresto. Penso che da oggi non le darà più fastidio.
Mi alzo, gli stringo la mano e lo ringrazio.
- Grazie per la comprensione.
- Cerca di non farti più vedere qua dentro, almeno saprò di aver fatto bene a fidarmi delle tue parole.
Sapere che qualcuno sentendo la mia storia riesce comunque a riporre della fiducia in me mi fa star bene.
Faccio quel che mi dice, vado a compilare i fogli e lascio il numero a loro.
Raggiungo le ragazze, e mentre usciamo saluto e ringrazio di nuovo il capo della polizia.
- Come è andata?- mi chiede Camila appena salite in macchina.
Racconto a tutte come era andata la conversazione, e sembrano essere quasi più sollevate di me.
- Stavolta è finito davvero questo incubo.

Arrivate a casa, pranziamo con i genitori di Camila, nonostante avessimo fatto da poco colazione con le ragazze prima di tornare.
Dopo, i suoi genitori decidono di uscire, e rimaniamo sole a casa.
- Questa giornata te la ricorderai come una delle più importanti in questo percorso, Lolo.- dice sdraiandosi accanto a me sul divano.
- Mi sento come se oggi niente possa andare male.
- C'è solo una cosa che non sta andando come non vorrei.
- Di che parli Camz?
Tira su la testa, si siede sul mio bacino, si piega su di me e mi bacia.
Il bacio si fa sempre più intenso finché non sento le sue mani sul lembo della mia felpa.
Me la sfila velocemente per poi tornare di nuovo a far scontrare le sue labbra con le mie.
Faccio la stessa cosa con lei, per poi levarle subito anche il reggiseno.
- Voglio darti un altro motivo per ricordare questa giornata.

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Scusate l'assenza 😔
M 💕

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