Mi lascia sotto l'appartamento in cui abitiamo temporaneamente. Fisso la sua auto che sfreccia e scompare dietro l'angolo poi salgo al piano di sopra traballante e ubriaca.
Apro la porta e mi impiglio con il tappeto cadendo verso il mobiletto. Mi faccio abbastanza male da cacciare un urlo. Prendo in tempo il vaso prima che si schianti a terra e trattengo una risata. Non sono mai stata così agile in vita mia. Vado verso la cucina e apro il frigo per prendere una bottiglia d'acqua e annegare tutto quanto. Appena lo richiudo sobbalzo.
Parker mi fissa arrabbiato. Ha gli occhi infuocati e incrocia le braccia. «Dove cazzo sei stata?», alza il tono della voce incutendomi timore.
«Non credo sia affar tuo!», do retta all'alcol che circola dentro la mia testa e al mio corpo e rispondo a tono. Non può trattarmi in questo modo. Barcollo ancora rischiando di cadere ma arrivo illesa in camera e salto sul letto mandando giù mezza bottiglietta d'acqua.
«Cosa significa che non è affar mio? Sei scappata in lacrime e ti ho persa di vista. Sei rimasta fuori per ore e ora rientri in casa, ubriaca e in questo stato! È affar mio eccome perché si dà il caso che tu sia la mia ragazza», sbraita.
«Lo sono davvero? Non pensi che sia per ripiego? Oggi mi hai ferita Parker! Non ti ho mai mentito, nemmeno sui miei sentimenti e tu continui a pensare che io stia con te solo perché non ho di meglio... ho fatto l'amore con te perchè ti amo, non perchè volevo divertirmi! Potrei dire di te la stessa cosa sai? Perché cazzo stai con me? Perché non ti sto dietro come un cagnolino? Stai con me perché ti faccio pena?», urlo così forte da fare paura anche a me stessa.
Parker contrae la mascella e le sue narici si dilatano leggermente. Non si aspettava una reazione simile. Ho trattenuto troppo la rabbia ed ecco cosa succede. Si avvicina a grandi passi al letto inchiodandomi e  sistemando i miei polsi sulla mia testa. «Ti calmi?», urla.
Mi dimeno come un ossessa. «Dimmi perché cazzo stai con me se non credi che ti amo! Dimmi perché cazzo continui ad incassare ogni cosa con finta calma quando invece ti logori dentro nascondendo il tuo vero pensiero, i tuoi reali sentimenti... Dimmelo!», continuo ad urlare e riuscendo a svincolarmi dalla sua morsa lo spintono con forza.
«Cazzo, ti calmi?», prova ad afferrare i miei polsi ma sfuggo al suo tocco.
«Se aprissi i tuoi cazzo di occhi meravigliosi, capiresti quanto io tenga a te e ti ami! Capiresti il perché dei miei silenzi di fronte a determinate situazioni, capiresti come mi sento ogni volta che ci ripensi come se fosse necessario, capiresti come mi sento quando non mi guardi come hai guardato lui! Non sto con te perché mi fai pena Emma». Ritorna calmo e diretto, lo sguardo freddo e deciso.
«Allora perché stai con me? Non vado bene, non sono perfetta e non posso non ripensare al mio passato perché mi ha fatto essere quella che sono adesso!»
«Sto con te perché sei brava nel tuo lavoro e a letto...», urla.
Gli mollo uno schiaffo sonoro. Gli occhi mi si riempiono di lacrime e mi incammino verso la porta furiosa. Vengo afferrata e strillo dimenandomi. Mi sbatte sul materasso inchiodandomi con il suo corpo. «Se mi facessi finire, non reagiresti in questo modo!», ringhia toccandosi la guancia leggermente arrossata. Inizio a sentirmi in colpa e il palmo pulsa rosso ma ho fatto quello che ritenevo giusto: difendermi.
«Sto con te perché sei impegnativa, intelligente, provocatoria, dolce e timida. Sto con te perché mi hai salvato dall'oscurità in cui mi stavo richiudendo. Sono frasi fatte ma io sto con te perché ne vale la pena. Ecco perché tengo dentro quello che sento spesso e volentieri, non voglio turbarti quando stai già male ed io non posso aiutarti. Mi fa rabbia, mi fa rabbia che tu non capisca e per la prima volta mi fa paura, mi fa paura che io stia impegnando così tanto il mio cuore...», scuote la testa allentando la presa quando capisce che sono immobile.
Lo fisso stordita, incapace di mettere assieme una risposta. Mi ha lasciata senza fiato, ancora una volta è riuscito ad ammutolirmi.
Si alza. «Dormo in soggiorno», afferra un cuscino e sbatte la porta della camera con furia.
Guardo attorno stordita e ancora una volta, scoppio in lacrime. Non riesco proprio a frenarle. È inevitabile quando ami qualcuno e qualcosa ti fa soffrire. Sono una rammollita, insicura e incapace. Non merito un ragazzo come Parker e forse non è giusto trattenerlo. Mi raggomitolo sotto le coperte tra i singhiozzi, confusa, arrabbiata e tremendamente triste.

N/A:
~ Avete presente quel momento in cui scoppiate a piangere senza motivo?
Una persona spesso non piange perché ha un motivo per farlo. Piange per un insieme di cose che l'hanno ferita.
Avete presente quando avete tanta voglia di piangere ma non ci riuscite?
Il problema non è il non riuscire a piangere ma il problema è riuscire a sfogare la rabbia che si porta dentro per troppo tempo. Non si riesce a piangere quando si arriva al limite e non si prova più niente...
Emma sta attraversando un brutto momento. Si ritrova ad amare due persone. (Per alcuni è tecnicamente impossibile per altri invece è probabile). C'è chi tifa Parker chi non ha mai smesso di credere in Ethan nonostante gli errori. In tutto questo però, nel mezzo c'è proprio lei! Emma sta soffrendo, sta crollando e basterà un niente per farla cedere e ricadere nel baratro buio della sofferenza.
Secondo voi cosa succederà? Risolverà con Parker? Tornerà da Ethan? Ethan cosa starà facendo nel frattempo?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
La canzone di oggi e di Pretty Reckless.
Come sempre scusate per gli errori. Grazie di ❤️ per tutto!!! Buona serata :* ~

Unstoppable 2Where stories live. Discover now