Chapter 29.

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"Ho telefonato al proprietario del locale."-dice Alex, durante la cena, senza lasciar trapelare alcuna emozione.

"E...?" chiede Genn.

È parecchio nervoso e teso.

"Siamo arrivati ad un'accordo e dato che stai male, anzichè esibirci domani ci esibiremo dopodomani."-sfoggia un sorriso e Genn sembra rilassarsi-"Ci è andata bene."

Suona come un rimprovero.

Si guardano in modo strano e riesco a percepire la tensione nell'aria.

Mi nascondono qualcosa, c'è qualcosa che non so.

Finito di cenare, io e Genn ci rimisuriamo la febbre.

È scesa ma non si può dire che stiamo bene, soprattutto lui che ha ancora 38 e mezzo.

Prendiamo un'altra aspirina e ci accoccoliamo sul divano, fino a quando Alex non ci interrompe, chiedendo a Genn di seguirlo in camera sua, per parlare.

Lui mi guarda, come per chiedermi il permesso.

Io annuisco, ridendo.

Vorrei tanto sapere di cosa devono parlare e perchè non posso ascoltare.

Ma forse dovrei semplicemente non immischiarmi.

Resto un pò a guardare la televisione, ma non vedendo Genn tornare, decido di salire a vedere che sta succedendo.

È passata quasi un'ora e ancora non hanno finito di parlare.

Salgo le scale e sto per bussare alla porta della stanza di Alex, ma lo sento urlare.

"NON PUOI ROVINARE LA TUA, LA NOSTRA CARRIERA, SOLO PER UNA RAGAZZA! CE NE SONO A MILIONI!" resto ferita da quelle parole.

Non avrei mai pensato che Alex potesse pensare una cosa del genere.

Ma potrebbe avere ragione...

Non voglio neanche sentire la risposta di Genn, devo andarmene.

Entro nella sua stanza e prendo le mie cose, senza fare troppo rumore.

Mi fa malissimo la testa e non posso permettermi di piangere, peggiorerei le cose.

Sto per scendere le scale quando sento un tonfo e poi Genn che impreca.

"MA SEI COGLIONE?! SAI QUANTO L'HO PAGATA?!"

La chitarra di Genn.

Mi viene voglia di entrare nella stanza e prendere a pugni Alex, ma ne approfitto per scendere le scale e avviarmi verso l'ingresso.

'Lo fai per lui, per il suo futuro. Ricordalo.' continuo a ripetermi, mentre stringo il pomello della porta.

Ho le mani sudate.

Mi decido ad aprirla e sento un'ondata di vento sul viso.

Mi vengono i brividi.

Metto un piede fuori e poi l'altro.

Chiudo la porta e inizio a camminare.

Mia madre sarà contenta di rivedermi.

Sono quasi davanti casa mia, quando vedo Alex affiancarmi.

"Cosa stai facendo?" chiede come se nulla fosse.

"Quello che volevi no?"rispondo in modo acido.

"Ero incazzato."-cerca di giustificarsi-"Genn ha bisogno di te, ormai ci sei dentro, non puoi scappare."

"L'ho appena fatto. Non voglio rovinare la sua carriera." dico guardando un punto indefinito del cielo, senza guardare Alex neglio occhi, non riuscirei a mentire.

Urban Strangers.||Genn Butch (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora