Chapter 9.

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È passata una settimana da quando Genn mi ha lasciata sola in quel parco.

Ed è da una settimana che non lo vedo a scuola o alla fermata.

Ma almeno so che sta bene.

Il giorno dopo il nostro primo particolare, disgustoso direi, incontro, Alex mi ha inviato una richiesta di amicizia su Facebook.

E poche sere fa non ho potuto fare a meno di provare a chiedergli qualcosa su che fine avesse fatto Genn.

Secondo Alex ha avuto solo una brutta influenza e voglio crederci.

E ora che me lo ritrovo davanti non so proprio cosa fare o dire.

Ha due occhiaie da spavento.

Mi verrebbe quasi da aspettare che sia a lui a fare la prima mossa, ma so che non può succedere.

Così mi avvicino a lui e gli porgo una cuffietta, sperando che la canzone che sto ascoltando gli piaccia.

All'inizio rimane a fissarla, come fosse chissà che cosa, poi la prende e la mette nell'orecchio.

"Where are you
And I'm so sorry
I cannot sleep,
I cannot dream tonight
I need somebody and always"

Quando vede il pullman arrivare, toglie la cuffietta, come se non gli fregasse nulla e sale.

Per il resto della giornata scolastica ci ignoriamo a vicenda, fino a quando non lo vedo di nuovo alla fermata del pullman.

Cerco di attirare la sua attenzione ma è troppo impegnato a usare il cellulare per cagarmi minimamente.

"Prima o poi dovrai riniziare a parlarmi Genn." sbotto abbasandogli le cuffie.

Lui non mi guarda.

Rimane fermo in quella posizione.

"Genn guardami in faccia quando ti parlo." insisto.

Lui continua a ignorarmi.

"Ma vaffanculo va!"

Me ne frego del pullman e me ne vado.

Non mi farà male andare a piedi per una volta, mi aiuterà a calmarmi.

Sento una lacrima rigarmi la guancia e mi maledisco mentalmente.

Per la seconda volta sento la mano di Genn stringermi il polso.

Cerca di farmi girare verso di lui ma ritiro il braccio e continuo a camminare, con gli occhi che bruciano.

"Storm, lo so, sono uno stronzo."

Mi fermo, senza voltarmi, per ascoltare quello che ha da dire.

"Ma so che tu puoi accettarmi per come sono."

Mi giro e lui cerca di avvicinarsi vedendo come sono ridotta ma gli faccio segno di stare lontano.

"O migliorarmi."

Rimaniamo fermi così per un pò.

I miei piedi iniziano a camminare verso di lui involontariamente.

Ogni tanto mi blocco ma Genn continua a restare fermo, impassibile, con le braccia lungo i fianchi e il berretto rosso nella mano destra, come se volesse avere conferma del fatto che sto davvero andando verso di lui.

Fino a quando, finalmente, apre le braccia per abbracciarmi.

Come è possibile che nonostante lo conosca da così poco è come se fosse parte della mia vita da anni?

Mi stringe forte e i miei pensieri sembrano iniziare a sbiadirsi.

"Penso poco.
E sto meglio."

È la prima cosa che mi viene in mente quando allenta la stretta.

"Dobbiamo parlare lo sai, vero?"

Riesco a dire con un filo di voce.

Lui annuisce prima di abbracciarmi di nuovo.

Riconosco l'odore di ammorbidente misto a tabacco.

E mi sento a casa.

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Ciao a tutte,
Scusate per il ritardo ma come penso capiate, anche io ho una vita.
Il capitolo è cortissimo, ma non ho avuto tempo e idee per farlo come si deve.
Spero di farmi perdonare con il prossimo capitolo.
Vi prego di non commentare dicendomi di continuare la storia in modo logorroico, perchè se non ho tempo non aggiorno neanche se mi pregate.
(Scusate l'acidità, ma non è giornata)
Con questo vi chiedo 500 visualizzazioni e 60 voti per il prossimo capitolo.
Tanto ci arrivate sempre :))))
Nel prossimo capitolo: rivelazioni.
Grazie mille per l'attenzione.♡

Urban Strangers.||Genn Butch (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora